Giorni fa, con un po’ di ritardo, ho fatto una scoperta: la parola dell’anno 2013 secondo l’autorevole Oxford dictionary risulta essere il termine “selfie”. La definizione che il dizionario ci offre risulta essere: “una fotografia che si scatta a sé stessi, in genere con uno smartphone o una webcam e che viene caricata su un social media”. Non sono un linguista, ma da psicoanalista ritengo che, tornare alle origini di qualcosa può portare ad interessanti significati, per questo ho deciso di cimentarmi in una ricerca etimologica di questo termine.
Ho così eletto internet come fonte più attendibile trovando che “selfie” sembra essere composto dal prefisso inglese self (se stesso) e un poco precisato suffisso “ie”. Non soddisfatto ho consultato il Wiktionary (il dizionario dell’enciclopedia libera Wikipedia) giungendo a sapere che “ie” può essere usato come diminutivo affettuoso di “y”, suffisso che gli inglesi utilizzano per specificare “la qualità di”. Per fare un esempio: aggiungendo a “mess” (pasticcio, disordine) tale suffisso otteniamo “messy” che significa pasticcione, disordinato.
Approdo così ad una mia prima importante riflessione: “ie” rappresenterebbe un ulteriore rafforzativo di “se stesso” e della propria immagine, tradotto letteralmente “ciò che ha la qualità di se stesso”.
Provo adesso ad abbozzare una mia definizione di “selfie”:immagine (rappresentazione) che abbia le qualità di se stessi al fine di condividerla con utenti della rete e provocare in loro commenti ed emozioni.Non dimentichiamoci che, all’autoscatto, fa seguito la immediata pubblicazione della foto sui vari social network.
Queste riflessioni mi portano a pensare che “selfie” si inserisca in una azione narcisistica finalizzata alla “pubblicizzazione” allargata di sé. Massimo Recalcati (2013) in un interessante, quanto critico, articolo (Repubblica 28-12-2013 “L’ansia di riempire il vuoto interiore”) ha sottolineato quanto “dietro questo fenomeno si nasconda un rischio: il sentimento di non avere una personalità vera” cercando “nell’apparire la forma della nostra esistenza”. L’autore sostiene che nel “selfie” possa nascondersi una personalità narcisistica tanto in cerca di una propria identità, quanto bisognosa di continue gratificazioni ed affermazioni. Non si fotografa più il mondo, ma questo diventa lo sfondo di se stessi.
Credo che ogni situazione vada esaminata singolarmente; certamente il “selfie” non è da solo un “sintomo narcisistico”, tuttavia ritengo che il dilagare di questo comportamento potrebbe dare il segnale di una società in “cerca di se stessa” e per questo bisognosa di autoaffermazioni e riconoscimenti. Lascio al lettore successive ed ulteriori riflessioni su questo diffuso e giovane termine.
PrimaPagina edizione AGOSTO 2014 – di Daniele La Licata (psicologo-psicoterapeuta)