Allora come ti dicevo…cosa stavamo dicendo? Le chiavi erano lì…si, ne sono certa! ma si ..l’amica di quella..mmh, com’è che si chiama? Oddio, non avrò mica l’Alzheimer??”
A tutti capita nella vita di avere dei lapsus, delle dimenticanze, per intenderci. A tutti prima o poi capiterà di sentirci dire dai nostri figli che stiamo cambiando, che non siamo più attenti, vigili , pronti e scattanti come una volta. E’ una triste realtà,ce ne rendiamo conto, ma è la nostra vita. Si nasce, si cresce, ci si emoziona, ci si innamora e mentre lo si fa, si invecchia o si cambia, se preferiamo.
Invecchiare significa tante cose. Significa per prima cosa aver avuto la fortuna di vivere a lungo, significa possedere un tesoro, un bagaglio di conoscenze, significa possedere una storia, essere storia. Eppure invecchiare fa paura. Perché invecchiare è il capello bianco, le rughe, i muscoli che non vanno più. Ma questo possiamo ancora sopportarlo. Spesso ciò che fa più paura è ‘la testa.’
‘’Come va? Eh, piena di acciacchi … ma per fortuna la testa ancora funziona!” E quando ‘’la testa non funziona più?”
Cosa è normale? Cosa non lo è? Cosa possiamo fare? L’anziano sano presenta dei cambiamenti normali delle funzioni
cognitive (memoria, attenzione, ragionamento) che si differenziano da quelle di carattere degenerativo presenti nelle demenze. La lenta perdita neuronale inizia il suo crudele cammino già dall’età di 30 anni, portando via con sé piccole dosi di massa cerebrale, seppur permettendoci di vivere ogni giorno, quasi come nulla fosse.
Certo è che, con il tempo, le conseguenze del processo appariranno inevitabilmente sotto forma di lievi difficoltà nella vita di tutti i giorni. Classici gli esempi della signora anziana che parla sempre troppo e sempre a sproposito (difficoltà inibitoria), del signore anziano impacciato davanti al nuovo cellulare (difficoltà ad apprendere nuove informazioni) e della signora che, a seguito di una domanda, sembra contare fino a 10 prima di rispondere (lentezza
nell’elaborazione delle informazioni). Purtroppo sì, tutto ciò fa parte della nostra natura, sono cellule che muoiono. Ma la buona notizia c’è. E’ stato di recente dimostrato che accanto a fenomeni di perdita cellulare, nel cervello senescente sono conservate capacità riparative.
Parliamo di plasticità neuronale. Le complesse funzioni che il cervello svolge non sono date tanto dal numero di neuroni, quanto dal numero delle loro connessioni. Si pensi all’autostrada TO-MI-VE: se per un incidente da Milano non si può passare, esistono altre strade che connettono queste città; magari il percorso sarà più lungo e lento, ma permetterà comunque di raggiungere la meta. Quando una persona si mantiene attiva dal punto di vista
cognitivo, crea molte connessioni fra i suoi neuroni, cioè dei potenziali percorsi alternativi per l’elaborazione delle informazioni. Quindi, si ai cruciverba, si ai libri appassionanti, si ai nuovi hobby, si alle carte da gioco, si ai servizi di ‘ginnastica mentale’ che oggi molti professionisti offrono.
Allenatevi a passeggiare riflettendo ed osservando, magari potreste scovare cose che, nel solito percorso, non avevate mai notato. Avrete stimolato un neurone.
Vivere con la testa allieta le giornate, crea connessioni nuove e rallenta l’invecchiamento. Allenare la mente per rallentare l’invecchiamento.
PrimaPagina, edizione settembre 2014 – Dott.ssa Valeria Di Ubaldo