CARMELO ABBATE E IL SUO VIAGGIO SEGRETO TRA CHIESA E PEDOFILIA
Oggi sono qui con la mia memoria e le mia sofferenza.
Nessuno potrà ridarmi ciò che mi è stato tolto. La mia giovinezza, la mia ingenuità. Ma sento che è arrivato il tempo. Il tempo della giustizia.” Queste le parole di Fabio, uno dei tanti ragazzi che hanno confessato al giornalista e scrittore Carmelo Abbate, nel suo “Golgota, Viaggio tra Chiesa e pedofi lia”, il dramma degli abusi sessuali che da secoli si consuma tra le mura di parrocchie, istituti religiosi, scuole cattoliche. La tragedia di migliaia di bambini, ai quali è stata rubata la felicità a opera di un servo di Dio. Il dramma messo in atto in una Chiesa e da una Chiesa che sapeva, che ha nascosto, insabbiato, difeso, taciuto di fronte a tali orrori. Uno scandalo pedofilia che ha travolto i cinque continenti e che ha visto un intenso lavoro di copertura da parte delle autorità ecclesiastiche. Oggi qualcosa si muove nella direzione giusta e alla luce degli ultimi concreti sviluppi possiamo dire che forse è arrivato “il tempo della giustizia” che tante vittime, come Fabio, attendono. Il dott. Abbate ci illustrato il suo punto di vista a riguardo. Golgota inteso come calvario in cerca della verità su questi tristi e inammissibili accadimenti o come calvario dei ragazzi abusati? Un calvario per tutti e due. Ho scelto tale titolo proprio per questo: calvario delle vittime, ragazzi che in tenera età hanno subito abusi sessuali, ma anche il mio perché questo è un libro che proprio non avrei voluto scrivere. Non è stato facile farlo. La pedofilia a opera degli uomini di Chiesa è un tema che non ti lascia affatto indifferente; bisogna calarsi in una realtà che ti segna ed è necessario raccontare le storie con grande attenzione e umanità. E’ come scavare a piene mani nella sofferenza che brucia dentro il cuore di chi ha subito e nella mente di un sacerdote che dopo aver celebrato l’eucarestia sfoga i suoi istinti sessuali repressi sui bambini. Argomento scomodo, peraltro? Molto scomodo direi. E cosa l’ha spinta ad andare avanti? L’incontro con Fabio, un ragazzo che a dodici anni ha subito ripetute violenze dal sacerdote della propria parrocchia. Cosa ha provato nell’incontrare le vittime? Dolore, grande dolore; partecipazione emotiva, rabbia verso la Chiesa per quello che è accaduto, per il silenzio perpetrato per secoli, per quello che la Chiesa non ha fatto e per il modo di agire spregevole di alcuni dei suoi rappresentanti. Le giovani vittime, solo dopo tanti anni dall’accaduto, riescono a parlare. Il processo di rimozione dell’abuso sessuale è lungo? In realtà è diffi cile e doloroso e penso che non lo supereranno mai. Imparano a conviverci, ad accettarlo come una cosa che ti porti dentro, a raccontarlo, ma non di certo a dimenticare il male ricevuto. E le conseguenze per le vittime possono essere molteplici e gravi. Lei dedica il suo libro a Papa Benedetto XVI. Perché? Perché prima di iniziare a scriverlo ero molto prevenuto sulla sua fi gura. Poi ho scoperto che è stato un Papa rivoluzionario che ha deciso di voltare pagina dinanzi all’omertà e all’indifferenza della Chiesa nei confronti della pedofi lia con gesti concreti e assumendo posizioni nette. Parla di Giovanni Paolo II come colui che “rimase in preghiera” dinanzi a tali scandali; esalta il ruolo attivo di Papa Ratzinger sugli stessi;cosa ne pensa di Papa Francesco? Papa Francesco è un’emanazione di Benedetto XVI e la sua azione non è altro che una continuazione del suo predecessore. Apprezzo gli attuali provvedimenti di questo papato, ma non dobbiamo assolutamente sottovalutare e dimenticare che chi ha agito in modo dirompente è stato Papa Ratzinger che ha posto fine a una prassi ormai consolidata della Chiesa di coprire e zittire gli abusi. La Chiesa sapeva, eppure non ha mosso un dito. In “perfetto stile Vaticano” scriveva nel 2001. Questa nuova presa di coscienza abbatterà i muri dell’omertà? Il problema più grande è la Curia che è “cresciuta” con la cultura del silenzio e del coprire a tutti i costi. Oggi si trova del tutto spiazzata. Ovviamente è molto dura e difficile sradicare un modus operandi di secoli che ha visto sempre l’immobilismo delle gerarchie ecclesiastiche di fronte a questi delitti, ma l’infl uenza dei due papati è forte e costituirà quell’input necessario per iniziare a smascherare la pratica della segretezza. Pensa che da Papa Francesco in poi saremo di fronte a una Chiesa che ammette le sue colpe e si responsabilizza delle sue azioni? Io credo che gli ultimi e storici provvedimenti di destituzione dell’incarico e di indagine di alti gradi ecclesiastici per pedofi lia ( Monsignor Wesolowski ad esempio) non siano parentesi, ma sono il portato di questa nuova linea della Chiesa che guarda in avanti. Il processo è lungo; impossibile cambiare una storia millenaria con due papati, ma essi sono l’esempio reale di un cambiamento radicale e necessario.
PrimaPagina, edizione Ottobre 2014 – di Adele Di Feliciantonio