Dopo una riunione del consiglio della BCE, dove si è discusso sulle misure da adottare per aiutare i paesi europei in
questo periodo di grande crisi economica,
il governatore della Banca Centrale Europea (BCE) Mario Draghi ne ha parlato in conferenza stampa a tutti i quotidiani, che ne hanno riportato lo stesso linguaggio tecnico. E’ noto che gli argomenti di economia sono sempre trattati con un linguaggio tecnico e un frasario poco comprensibile anche per gli addetti ai lavori.
L’uomo “della strada” in genere rinuncia a capire detti argomenti anche se, nella maggior parte dei casi, si comprendono avendo dimestichezza con le quattro operazioni fondamentali dell’aritmetica.
Così può capitare di assistere ad un dialogo come quello che segue,tra due amici, Antonio e Stefano, in un bar:
“Antonio inizia a sfogliare il giornale ed è interessato agli articoli che trattano i problemi della crisi economica.
Egli si ritiene un incompetente di problemi economici, ma è testardo e vorrebbe capirci qualcosa, mentre Stefano è laureato in economia e sostiene di essere un esperto. Antonio, leggendo l’articolo della conferenza di Draghi, chiede a Stefano qualche chiarimento.
Antonio: “La BCE non molla.” Perché non molla? Che cosa significa che non molla? Significa forse che se Draghi non molla, l’Italia e i Paesi Europei – penso alla povera Grecia che sta peggio di noi – avranno grandi benefi ci e
forse usciranno dalla crisi economica?
Stefano: Draghi questo non l’ha detto, forse per eccesso di prudenza o forse per qualche altra ragione. Mi ha raccontato un amico, che vanta amicizie nell’alta fi nanza, al quale hanno raccontato a sua volta che un in fi ltrato alla cena, tenutasi in occasione della riunione del consiglio della BCE, ha riferito che uno dei commensali – di quelli che più contano, non del tutto sobrio – ad un certo punto del convivio, ha invitato tutti con il bicchiere in mano
a fare un brindisi al grido di: “boia chi molla!!”. Draghi, molto colpito da questa frase, pare che abbia confessato a uno dei suoi più stretti collaboratori l’opportunità assoluta di raccogliere l’invito di non mollare, per evitare di essere scoperti.
Antonio: “Il consiglio della BCE all’unanimità è concorde nel voler adottare ulteriori misure non convenzionali, qualora l’inflazione dovesse rimanere troppo bassa per troppo tempo”. Quali saranno queste misure non convenzionali? E poi se Draghi ha detto “ulteriori misure” signi fi ca che queste vanno ad aggiungersi alle altre già adottate – quindi già note – e che non avrebbero bisogno di essere spiegate? O forse, se siamo arrivati a questo
punto della crisi,queste misure già sperimentate non hanno prodotto i risultati promessi?
Stefano: Continua a leggere, forse la spiegazione la troverai più avanti.
Antonio: “La BCE ha diversi strumenti a di sposizione escluso il fi nanziamento monetario, perché deve rimanere fedele al proprio mandato”. Quali saranno questi strumenti e qual è il mandato a cui Draghi deve tener fede? Questa frase di essere fedele, se pur a un mandato, non mi piace perché mi fa pensare alla fedeltà di un cane al proprio padrone.
Stefano: La BCE deve rispettare i trattati europei, i quali affermano chiaramente che la BCE stessa opera in assoluta autonomia e nessuno stato membro dell’unione può interferire sul suo operato. Questa è una “grande responsabilità” che la BCE si assume da sola; tutte le conseguenze negative delle decisioni che prende possono ricadere su di sé perché, caro mio, l’autonomia è una cosa bella, ma è costosa! Continua a leggere, capirai meglio più avanti.
Antonio: Hai ragione! Qui c’è scritto che ci sono altri organismi esterni che ogni giorno suggeriscono le misure non convenzionali che Draghi dovrebbe adottare. L’Ocse dice che la BCE deve espandere lo stimolo monetario e impegnarsi per un acquisto consistente di “asset” (quantitative easing). Che significa espandere lo stimolo monetario? Io non so che cos’è un “asset” e tanto meno so che cos’è il “quantitative easing”, ma ho capito che la BCE deve comprare qualcosa di molto grande. Provo a indovinare: la BCE dovrà acquistare buona parte dei beni agricoli e industriali dell’unione, per scambiarli con materie prime (quali petrolio, carbone, metalli ecc.) dei paesi extra-europei. Così facendo, i cittadini europei si ritroveranno in tasca denaro fresco che farà aumentare i consumi
e risollevare l’economia. Ma che dico, non è possibile! La BCE non è mica un commerciante all’ingrosso; ma allora cosa compra?
Stefano: Certo che sei proprio ignorante! “Asset” e “quantitative easing” sono termini tecnici. La BCE deve acquistare titoli dagli Stati, quelli che in Italia si chiamano buoni del tesoro (BOT). In altre parole la BCE prende
possesso dei titoli, dando in cambio la moneta che, messa in circolazione, favorirà la ripresa economica. Antonio: Senza citare questi termini diffi cili, usati da voi economisti, in pratica si tratta di mettere del denaro in circolazione. Ma la BCE dove li prende gli euro per acquistare i titoli? Stefano: Non sai che la BCE è la Banca Centrale di Emissione? E’ colei che fa stampare la moneta dalla tipografi a, oppure la emette digitalmente battendo dei tasti su un computer.
Antonio: Ma allora la banca di emissione può emettere tutta la moneta che vuole. Non gli costa niente. Dei titoli cosa se ne fa?
Stefano: Ma allora non capisci proprio niente! La banca centrale non è un istituto di benefi cenza, anche perché i suoi azionisti sono dei banchieri privati. I titoli di stato hanno una scadenza e, a tale data, la banca centrale si riprende i soldi, oltre agli interessi stabiliti; i titoli, come le cambiali, sono restituiti ai debitori: gli azionisti privati della banca centrale si dividono gli utili derivanti dall’operazione.
Antonio: Adesso è tutto chiaro. Non capisco però perché lo Stato, invece di emettere titoli, non emette direttamente la moneta. Eviterebbe di indebitarsi senza avere il grande fardello del debito pubblico, o no?
Stefano: Ricordati che il debito è il motore dell’economia, anche se può ridurre l’uomo alla schiavitù; con questo sistema gli azionisti delle banche centrali realizzano enormi profi tti senza nemmeno pagare le tasse, a pensarci viene una depressione irreversibile.
Antonio: E allora non voglio leggere più niente. Prendiamoci l’aperitivo.
Stefano: D’accordo! Prendiamoci l’aperitivo e parliamo di donne.
PrimaPagina, edizione novembre 2014 – di Serafino Pulcini