Formazione da giurista per il candidato più papabile all’elezione. Avvocato, ha insegnato diritto parlamentare all’Università di Palermo.
Riservato, democristiano,quinta essenza del compromesso storico intimamente legato allo statista MORO, con la schiena dritta: così viene descritto dalla storia politica italiana. Secondo i pronostici e le letture delle ultime ore, potrebbe diventare il nuovo presidente della Repubblica domani sabato 31 gennaio 2015, alla quarta votazione, con maggioranza assoluta.
Politico siciliano nato a Palermo nel 1941, figlio del già Ministro Bernardo e fratello di Piersanti, quest’ultimo, ucciso dalla mafia nel gennaio 1980 mentre ricopriva la carica di Presidente della regione Sicilia.
Eeletto alla Camera la prima volta nel 1983 e nel 2006 l’ultima, oggi Giudice della Corte Costituzionale, Mattarella è stato Ministro dei rapporti con il Parlamento, Ministro della Pubblica istruzione nel sesto governo Andreotti, da cui si dimise nel 1990 a causa dell’approvazione della legge Mammì sulla disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato in Italia, Ministro della Difesa. Si deve a Mattarella l’abolizione della leva obbligatoria.
Anche gli anni successivi a Tangentopoli e alla disgregazione della Dc vedono Mattarella protagonista come
promotore del Partito Popolare Italiano, vicepresidente del Consiglio nel primo governo D’Alema, Presidente del Comitato per la legislazione.
Il suo nome è legato anche e soprattutto alla legge elettorale, altrimenti definita Mattarellum, adottata dal 1994 al 2001 e rimpianta nella stagione del Porcellum: prevedeva infatti collegi uninominali e un sistema maggioritario per il 75 per cento degli eletti. Una quota proporzionale assegnava il restante quarto dei seggi mentre famoso resta il meccanismo dello scorporo, per tutelare i piccoli partiti.
Per alcuni Mattarella è il candidato ideale, per altri è un profilo grigio ma inattaccabile, per altri un futuro
Presidente di poche parole: avrebbe rilasciato in tutto ventinove dichiarazioni in dieci anni. Quando parla, le parole restano: “incubo irrazionale” fu coniata pensando a un potenziale ingresso di Forza Italia nel partito popolare europeo e “porre la fiducia per violare una direttiva comunitaria è, in linea di principio, inammissibile”, al secco rifiuto sulla Mammì.