Bulli, ultras, satanisti, vandali, baby-gangster, un filo rosso lega tristemente questi anti-eroi, protagonisti di vicende di devianza giovanile, accomunati dalla medesima inquietudine e da un senso di vuoto profondo.
Questo male di vivere spesso è incomprensibile a noi appartenenti a generazioni precedenti. Sono lontani i tempi in
cui si giocava a pallone per strada ed esisteva ancora il sano gusto di trasgredire, inteso nel senso di “goliardata”, azione del tutto priva di qualsiasi intenzionalità violenta, volta piuttosto a suscitare negli altri l’ilarità come antidoto
naturale ai mali dell’esistenza umana.
L’intento principale è quello di cercare di capire cosa si intenda per devianza e soprattutto che cosa significa oggi “DEVIARE” durante la delicata fase dell’adolescenza. La prima idea che ci balena nella mente è “la famiglia italiana è in crisi”.
La famiglia spesso non da più certezze ai propri figli, questi non hanno più valori, i genitori sono troppo spesso occupati nelle loro faccende e non si preoccupano dell’educazione dei figli, e quando accade qualcosa sostengono di non essersi accorti di nulla.
Dicono spesso che il figlio è scontroso, nervoso, scostante ma che mai e poi mai avrebbero pensato a qualcosa di tanto grave. Per “devianza” si intende l’allontanamento dalla norma, ove il concetto di norma è defi nito dall’analisi del comportamento umano.
La devianza, come la normalità, è soggetta a slittamenti, a mutamenti dovuti alle variazioni del costume, della società. E’ evidente che ci siano dei territori di confi ne ambigui, ove norme e devianze si confondono e si sovrappongono.
Spesso, purtroppo, gli adolescenti non avendo più valori, rispetto verso gli altri, tendono a trovare nelle devianze il loro sfogo. Lo sport-calcio è per loro menare le mani, rompere le vetrine e tirare sassi alle forze dell’ordine.
di Bruno Proietti – Criminologo