Mancava solo un pò di origano nella legge di stabilità, ma grazie a due senatrici di area PD, Leana Pignedoli, insegnante di educazione musicale a Reggio Emilia e Venera Padua, medico
dell’Azienda sanitaria di Ragusa un’ingiustizia è stata sanata e il sapore della legge è salvo.Sembra incredibile ma nel nostro ordinamento fi scale, nella legge fondamentale per le fi nanze del nostro Paese si annidava una lacuna stanata a suon di emendamenti: equiparare l’IVA dell’origano a quella di salvia, basilico e rosmarino. Come abbiamo potuto convivere, sino ad oggi, con una simile ingiustizia! L’origano, infatti, sconta l’IVA ordinaria al 22% (ricordiamo che c’è il rischio che a breve si arrivi al 25,5%…) mentre le altre erbe scontano l’IVA al 4%. Incidentalmente segnaliamo che, siccome la riduzione dal 22% al 4% sarebbe stata troppo drastica, le due senatrici hanno pensato bene di proporre una nuova aliquota al 6% (inesistente nel nostro ordinamento sino al loro emendamento, e il cui inserimento avrebbe avuto costi enormi per il sistema Paese, ma tant’è l’origano merita questa fatica!).
Segnaliamo anche che l’aliquota al 4% per salvia, basilico e rosmarino vale solo per foglioline o rametti, mentre le piantine se acquistate “allo stato vegetativo” sono assoggettate all’IVA del 10%! Potremmo
disquisire a lungo su quale sia stata l’illuminazione che ha portato un’insegnante di musica e un medico a perorare la causa dell’origano, ci permettiamo di dubitare che sia la loro profonda conoscenza del D.P.R. 633/72 (quello che
disciplina la normativa IVA) e delle sue tabelle allegate, potremmo dilungarci sulle sostanziali differenze organolettiche di salvia e origano o rosmarino ma, tranquilli, non lo faremo.Di base ci chiediamo se, in un momento di così profonda crisi economica, si debbano dedicare sforzi (ancorché minimi) all’aliquota IVA dell’origano.