L’eccidio del 7 gennaio 2015 a Parigi non è solo un feroce atto terroristico contro un giornale, Charlie Hebdo, “reo” di produrre, stampare e dif ondere vignette satiriche. Hanno colpito un simbolo di libertà.
Quella che non può esistere dove non esiste il rispetto per le persone e i loro pensieri.
La paura paralizza. Ed è con la paura che si limita la libertà. Allo stesso modo non può esistere un Dio, Creatore, che promette salvezza e pr mio a chi distrugge le sue creature.
E nel suo Nome per giunta. Quindi dietro il terrorismo che si “veste” di bandiere religiose non può esserci nessun Dio, ma qualcos’altro.
Di questo qualcos’altro l’Europa soprattutto deve cominciare ad occuparsi, unita, sostituendo la fallimentare politica economica unitaria con un’ unitaria politica sociale, estera, di difesa.
Ma soprattutto un’UNITA’ dei principi ispiratori che la Francia racchiude in quelle 3 parole che “illuminarono” il mondo 300 anni fa: Liberté, Égalité, Fraternité.
Ognuna di loro principio e conseguenza delle altre. La marcia Repubblicana dell’ 11 gennaio 2015, che ha visto i leaders europei ( e non solo) sfilare insieme a 2 milioni di persone per le strade di Parigi, appare un segnale che fa ben sperare, così come fanno ben sperare i tanti segnali di condanna venuti da quel mondo islamico che non vuole essere associato al fondamentalismo distruttivo.
Not in my name, non in mio nome, è il messaggio che molti musulmani hanno dichiarato pubblicamente in manifestazioni, sul web e sui social. E a cui si aggiunge la voce del Papa, che condanna l’orrore, ma anche l’of esa, gratuita, fatta a qualsiasi religione.
Una riflessione quest’ultima che si aggiunge alle altre e su cui vale la pena soffermarsi.
Per porre fine all’insidia strisciante di quella che sta diventando, in tutto il mondo, una vera e propria guerra.
PrimaPagina edizione Gennaio 2015 – di Mira Carpineta