Secondo l’Istat “la fase di contrazione dell’economia italiana è attesa arrestarsi nei prossimi mesi, in presenza di segnali positivi per la domanda interna».
Così nella Nota mensile sull’economia italiana nella quale si rileva tuttavia che «le condizioni del mercato del lavoro rimangono dif iili» con un «tasso di disoccupazione in crescita».
In Italia, nel terzo trimestre, «l’attività economica ha continuato a mantenersi debole. Il prodotto lordo è risultato ancora in fl essione (-0,1% su base congiunturale) a seguito dell’accentuarsi della contrazione del valore aggiunto sia nella manifattura sia nelle costruzioni (rispettivamente, -0,6% e -1,1%) ma in presenza di una stazionarietà nel settore dei servizi».
Il Censis da parte sua rileva quanto siamo diventati cinici, passivi, sfi duciati e appiattiti. E non è tutto: nell’ultimo Rapporto presentato lo scorso dicembre, traccia l’identikit di un italiano “senza arte né parte, disilluso, sprovvisto di futuro, poco lungimirante, che ha abbandonato valori tradizionali e non ha fi ducia nelle istituzioni,nella classe dirigente, è privo di slancio etico e sociale e di lungimiranza, appiattito sul presente, immerso nella sregolatezza”. Insomma se fosse una pagella avremmo una media pari allo zero con scenari sociali in cui prevale il bullismo, il nichilismo, il tirare a campare.
Perché tanta apatia? Di motivi ne avremmo a iosa: quasi cinquecentomila imprese “in proprio” sono state spazzate via dal mercato.
Enorme il numero di italiani che non lavorano e non cercano lavoro dai 15 ai 34 anni. Il Censis dipinge senza mezze misure la fragilità collettiva, il cinismo imperante, la passività degli italiani, prede dei media, incapaci di ragionare
in proprio.