Sono passati sei anni da quella terribile notte in cui una città smise di volare. Anni dedicati a processare e ad assolvere invece di ricostruire. Oggi Matteo Renzi annuncia che i fondi ci sono e che si può ricominciare a sperare di restituire alla vita degli aquilani quella normalità che comunque non sarà mai più la stessa.
Annuncia anche, a poco meno di un mese , che tutto sarà pronto per l’Expo. 6 anni senza muovere una pietra e pochi giorni per fi nire una esposizione universale. Cose da italiani. Se fosse solo una questione di relatività potremmo farcene una ragione, ma non credo basti scomodare Einstein per spiegare queste contraddizioni così stridenti.
Questione di volontà? Verrebbe da dire sì. Ma in questo caso si tratterebbe più di mancanza di volontà. La volontà di perseguire un progetto a benefi cio di molti, di restituire dignità ad una città e ad una regione.
E l’incapacità di uscire dal proprio “cerchio magico” o magari di estenderlo per contenere i molti di più che rimangono sempre fuori, quando c’è da conquistare un po’ di potere, che poi alla fi ne si riduce solo a produrre qualche privilegio, “un quarto d’ora di celebrità” e qualche euro in più in tasca, fi nchè dura un mandato politico.
Tanto la colpa è sempre di chi c’era prima, perché adesso, anche volendo, “non ci sono soldi”.