Pioggia, neve, vento, piante sradicate, frane, danni ai cavi elettrici e rotture di condutture idriche.
Interi paesi e famiglie senz’acqua,riscaldamento e luce.
Disagi di ogni genere, pericoli alla viabilità. Piena emergenza per la nostra provincia che, ancora una volta, ha dovuto fare i conti con il grande e urgente problema del dissesto idrogeologico.
Ma qual è , realmente, la situazione? Che pericoli corriamo e soprattutto perché la nostra terra diventa ogni giorno più fragile?
Ce lo spiega il dott. Leo Adamoli, geologo teramano e responsabile nazionale della “Sezione di Geologia Ambientale” della Società Geologica Italiana, la più antica (fondata a Bologna nel 1881) e rappresentativa associazione scientifica italiana che opera nel campo delle Scienze della Terra.
Dottor Adamoli, in queste ultime settimane abbiamo dovuto fare i conti con i problemi legati al dissesto idrogeologico. Qual è la situazione nella nostra provincia? Quali sono le zone più a rischio?
I fenomeni di “dissesto idrogeologico” (movimenti franosi e processi erosivi), hanno subìto in questi ultimi anni, e in particolare in queste ultime settimane, un deciso incremento consistente non solo nella riattivazione di preesistenti frane quiescenti ma anche nell’innesco di nuovi fenomeni franosi di varia genesi ed estensione. Allo stato attuale, nel territorio della nostra provincia, possono essere approssimativamente censiti circa 5500 dissesti, distribuiti
soprattutto nella fascia pedemontana e nell’area collinare, con circa 1300 frane attualmente in movimento.
Quali sono le cause che generano tale problema? Mutamento degli scenari territoriali, variazioni climatiche o responsabilità umana?
Numero, tipologia ed estensione dei fenomeni franosi, nonché la loro distribuzione sul territorio provinciale, sono strettamente infl uenzati dalle condizioni geologiche, morfologiche, idrogeologiche e geotecniche dei versanti nonché dallo stadio di evoluzione geomorfologica raggiunto nelle diverse zone. A tali fattori vanno poi aggiunti la sismicità dell’area, la mancanza di una dif usa e costante manutenzione idrogeologica del territorio e naturalmente le molteplici attività antropiche, soprattutto in corrispondenza dei centri abitati e delle infrastrutture viarie. In questi ultimi anni, inoltre, un fattore importante nell’innesco dei fenomeni di dissesto idrogeologico è rappresentato dai cambiamenti climatici in atto, quali variazioni del regime delle precipitazioni, lunghi periodi
di siccità alternati ad eventi meteo estremi, ecc.
Il problema del dissesto interessa tutta la nazione, ma l’Abruzzo è la quarta regione con il maggior numero di comuni a rischio idrogeologico, senza dimenticare quello sismico. Una situazione che desta molta preoccupazione.
Come si potrebbe intervenire? E quanto è importante la prevenzione?
Devo purtroppo osservare che, la cultura della prevenzione, a livello di enti locali, non è ancora diventata centrale negli interventi sul territorio.
Nella Regione Abruzzo, caratterizzata da un territorio geologicamente piuttosto complesso e soggetta al rischio legato a eventi naturali di
vario tipo come i fenomeni franosi, le esondazioni, i processi erosivi fluviali e costieri, l’elevata sismicità e via dicendo, le strutture pubbliche non sembrano suf iientemente organizzate e coordinate per af rontare in modo adeguato i
suddetti rischi geologici, come gli accadimenti di queste ultime settimane testimoniano ampiamente. A mio avviso è di fondamentale importanza dotare la comunità abruzzese, così com’è avvenuto nelle regioni più avanzate del
nostro Paese, di un Servizio Geologico Regionale, cioè una struttura tecnica che sia in grado di fornire all’Amministrazione regionale e agli enti locali il supporto e l’assistenza tecnica, scientifi ca e operativa per l’analisi di tutte le pericolosità naturali fi nalizzata alla prevenzione e mitigazione dei relativi rischi. Tale necessità riveste carattere di particolare urgenza alla luce dei recenti eventi franosi, alluvionali ed erosivi che hanno colpito numerosi comuni del territorio regionale, determinando danni ingenti al patrimonio abitativo e al sistema delle infrastrutture, nonché gravi sof erenze alle popolazioni.
A tale proposito, in qualità di responsabile della “Sezione di Geologia Ambientale” della Società Geologica Italiana, ho inviato da alcuni mesi, al Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, una proposta di legge regionale per l’istituzione del Servizio Geologico Regionale. A tutt’oggi non è ancora pervenuta una risposta.
L’occupazione indiscriminata del territorio con costruzioni selvagge ed espansione incontrollata; l’abbandono e non cura dei territori; la mancanza di informazione e soprattutto di fondi destinati al contenimento di questo problema e i condoni edilizi.
La responsabilità dell’uomo, che sia cittadino o politico, che peso ha sul peggioramento del problema?
Le problematiche del dissesto idrogeologico del territorio abruzzese rappresentano soprattutto la conseguenza di attività antropiche realizzate nei vari decenni passati senza una pianifi cazione urbanistica e territoriale coerente
e razionale, per la carenza o assoluta mancanza di adeguate conoscenze geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche di base. L’ambiente fisico, nel suo complesso, è stato generalmente considerato, da parte di chi ha avuto responsabilità di governo del territorio, come un’entità morfologica statica, immutabile nel tempo, e non invece come un insieme di complessi processi naturali in continua evoluzione dinamica. La conseguenza è stata che, soprattutto in questi ultimi sessant’anni, il territorio in generale, gli spazi costieri e gli ambienti fluviali in
particolare, sono stati aggrediti e “irrigiditi” da una urbanizzazione selvaggia, da un intenso e irrazionale sviluppo della rete stradale e autostradale e da molteplici altri interventi che hanno impedito la libera evoluzione naturale del
sistema fluviale-costiero e la rottura di delicati e complessi equilibri propri dei versanti collinari e pedemontani, facendo spesso assumere agli eventi naturali i contorni della catastrofe.
Il lavoro dei geologi è stato a lungo messo da parte; oggi, però, c’è una consapevolezza diversa riguardo al vostro ruolo e riguardo all’urgenza idrogeologica.
Pensa che qualcosa potrà cambiare? Si è vero, oggi si parla sempre più spesso dell’importanza della Geologia e del ruolo dei geologi. Osservo, però, che negli enti pubblici e nella società civile in generale, la Geologia non viene ancora percepita come un importante strumento tecnico e culturale al servizio dello sviluppo sostenibile della società. Continua, in generale, a prevalere un approccio essenzialmente di tipo ingegneristico tradizionale,
basato prevalentemente su interventi di tipo strutturale, in emergenza o scarsamente pianifi cati, e viene ancora troppo spesso trascurato quello che possiamo defi nire “il punto di vista geologico” sui vari sistemi naturali che con le loro complesse interrelazioni costituiscono il substrato fi sico che condiziona l’uomo e le sue attività. Dopo i vari eventi naturali catastrofi ci che colpiscono con sempre maggiore frequenza il nostro territorio, si fanno stime dei danni, dei costi di ricostruzione e via discorrendo, ma continua a mancare una “cultura geologica”, e quindi la percezione “quadridimensionale” dell’ambiente fi sico come entità in continua evoluzione dinamica. E questo deve preoccuparci molto, perchè la conoscenza della storia dell’ambiente fi sico che ci circonda e della sua evoluzione nel tempo, e quindi la comprensione dei processi geologici che in quel territorio si sviluppano con velocità e ritmi molto diversi, costituisce la condizione necessaria perchè l’uomo possa operare correttamente nell’ambiente, senza interferire con le dinamiche naturali ma convivendo con esse, e diventare quindi un ospite saggio e rispettoso della Terra.
Di cosa si occupa la geologia ambientale? L’obiettivo principale della Sezione di Geologia Ambientale è quello di sviluppare, coinvolgendo la partecipazione degli enti territoriali e della società civile in generale, un’attività di divulgazione ed un dibattito permanente intorno alle varie tematiche geologico-ambientali di particolare rilevanza sociale e quindi di potenziare, anche con l’aiuto di mezzi di comunicazione e dei media, un’area culturale che non è ancora decollata nel nostro Paese.
PrimaPagina edizione mar 2015 – di Adele Di Feliciantonio