Molti dicono che Teramo non sia mai stata bella. Può darsi, ma è anche vero che si è fatto di tutto per non renderla apprezzabile. Senza buttarla sul pietismo e sulla lamentazione, guardiamo le cose come stanno. A scapito di immense potenzialità della nostra città, quel poco che possa farci fare uno scatto deciso in
avanti lo manchiamo sempre. Prendendo il solito palo a porta vuota. Con Alberto Melarangelo, dopo le amarezze del teatro romano, si passa a un altro argomento accennato a proposito di Porta Romana: la pavimentazione delle strade e delle vie del centro storico. “Le strade sono il biglietto da visita di una città,e devono essere particolarmente curate, specialmente quando vanno a definire esse stesse delle aree cardine. Come il centro storico, ad esempio. Nel nostro c’è troppo asfalto e questo ci penalizza moltissimo: palazzi antichi, come la biblioteca Delfico o il Museo Civico, il Comune (anche se in parte) sono circondati dall’asfalto. Il nonsenso è evidente e la bruttura anche.” Alberto, ripavimentare adeguatamente le vie del centro storico permetterebbe inoltre di rendere più esteso il passeggio. Invoglierebbe il cittadino a ritornare in luoghi che, seppur centrali, vengono erroneamente percepiti come periferici. “Esattamente. Il centro di Teramo ha questa potenzialità dal momento che gode di una buona estensione. Ed è soprattutto un bel centro storico! Abbiamo molte stradine caratteristiche che aspettano solo di essere riqualifi catesolo che sembrano strade di periferia. La prima mossa per estendere il centro è proprio la pavimentazione più nobile. Con il lastricato, ma anche il sampietrino va benissimo. Una volta fatto questo (e le spese sono molto più basse di quanto si creda) il meccanismo è avviato, e procedere per ulteriori miglioramenti (corretta illuminazione, restauro delle facciate, balconi.) è quasi automatico. Si potrebbe già cominciare dalla zona di Sant’Anna, e rispettivamente pavimentando a sampietrini via Torre Bruciata e via del Pretuzio (attualmente in condizione assolutamente pessime!), e poi – e non sarebbe affatto male – via Nicola Palma, almeno la parte iniziale. Anche corso San Giorgio ha ormai bisogno di una rimessa a punto, ma per quello occorre del tempo. Almeno via Delfi co, però, andrebbe lastricata o pavimentata a sampietrini.” In tutto questo c’entra, forse non poco, il problema del traffi co. E’ possibile chiudere il centro storico alle auto? “Tutto è possibile, ma occorre un lavoro molto ben organizzato di cui Teramo prima o poi dovrà essere capace. A volte alcune scelte potrebbero risultare impopolari, ma pensate a quello che ha fatto Bassolino a Napoli, sottraendo al traffi co tutta piazza del Plebiscito. Ci si è riappropriati di una luogo meraviglioso, oggi simbolo di quella città. Tutta la cittadinanza partenopea, inizialmente contrariata, si è dovuta ricredere. A Teramo non si può fare?” Quali altri zone, potenzialmente centrali, soffrono per una pavimentazione non consona e, anzi, decadente? “Di sicuro Porta Romana, come abbiamo già visto in precedenza, di cui Vico delle Rose e Vico del Garofano sono due vie splendide, ma in queste condizioni no. E poi certamente Largo Proconsole su cui troneggia forse il campanile più bello della città, quello del Santo Spirito. Infine, direi almeno via Stazio e la zona Piazzetta del Sole-Casa Urbani. Togliere l’asfalto daqueste zone è necessario. Si tratta di lavori assolutamente non dispendiosi, che darebbero un maggior senso di decoro urbano e merito ad alcuni dei luoghi più suggestivi della nostra città. Teramo diventerebbe davvero più graziosa e apprezzabile anche per i turisti, non solo per noi.” Cosa deve accadere perché tutti si rendano conto di quanto sia importante recuperare un autentico decorourbano? “Certo che si può fare qualcosa. Intanto le persone dovrebbero tornare a far sentire la propria voce attraverso tutti gli strumenti a disposizione: comitati di quartiere, raccolta di fi rme, lettere aperte, manifestazioni. La politica, per sua stessa natura, ha l’obbligo di ascoltare la cittadinanza in quanto ne è sua rappresentanza. C’è però forse ancora una pigrizia latente che tende a spostare gli interessi da altre parti, purtroppo. È vero anche che di soldi non ce sono molti, ma qui non si trattadi opere ingenti di rifacimento, semmai di migliorie. Al prossimo ‘piano triennale delle operepubbliche’ puntualmente saranno presentate queste proposte. Speriamo che dopo sei anni qualcuno cominci ad ascoltarle”.