Comincia tutto con “una foresta grande grande dove c’erano alberi alti alti e vivevano tanti, tanti animali”, e prosegue con la nonna di Cappuccetto rosso che sfama il lupo a forza di panini al prosciutto. Il libro di favole di Antonio Ranieri è il risultato di un debutto nel mestiere di nonno allorché catturato dagli occhi spalancati di Sofia. E consolidato nel non facile esercizio con l’arrivo di
Achille. Pugliese di nascita e aquilano d’adozione, l’autore ha raccolto in un piacevolissimo volume (illustrato da Stefania Gigante) per le Edizioni Arkhé “racconti, o meglio, episodi di fantasia ambientati in una foresta o ai suoi margini”. All’inizio è la vita di un fi ume a incuriosire i giochi di pensiero dei bambini. In sono le avventure di una goccia d’acqua a tirare le somme delle emozioni. Nel percorso, le storie ricordano favole note, ma adattate ai tempi in modo del tutto originale. Animali chiacchieroni, esotici o campagnoli, cittadini o errabondi, raccontano la vita e il trascorrere delle stagioni senza inutili giri di parole. Ranieri accompagna per mano indifferentemente piccoli lettori o affabulatori per ruolo acquisito (nonni e genitori). Il libro coinvolge tutti, in verità, riuscendo perfino a condensare, in un episodio, tragedie maledettamente concrete come il terremoto aquilano del 2009. “Una foresta grande grande grande” è una lettura, insomma, consigliata a grandi e piccoli, perché “non si raccontano le favole ai ragazzi per ingannarli, ma agli uomini per consolarli”. Come sottolinea un amico dell’ autore, Dante Capaldi, decano dei giornalisti sportivi abruzzesi e nel mondo della scuola per una vita.