L’amministrazione dà Il “LA'” per il cambianeto della politica locale.
Nel Consiglio comunale del nove ottobre scorso ci sono state delle novità di grande significato.
Due, ma con un corollario di circostanze che segna una tappa importantissima sul cammino del recupero della democrazia costituzionale.
In questo Consiglio comunale, fra gli altri punti, sono stati approvati:
a) modifiche al vigente regolamento sulla democrazia partecipativa;
b) il regolamento sulla cittadinanza attiva.
Prima di ogni commento, un altro dato importante: hanno votato a favore i gruppi di maggioranza e uno di opposizione; di altri quattro gruppi di opposizione, uno si è astenuto, uno non c’era, altri due se ne sono andati prima della discussione e del voto sui due punti.
Le modifiche al vigente regolamento sulla democrazia partecipativa in questo Comune rappresenta un ulteriore esempio di come uno atto normativo comunale possa funzionare da strumento di controllo da parte dei cittadini.
Tradizionalmente – chi conosce i modi dell’Amministrazione pubblica tradizionale questo lo sa – un atto normativo del Comune è provvedimento unilaterale e imperativo. A Giulianova, come in altri comuni che intraprendono la strada della democrazia partecipativa (è successo anche a Bussi sul Tirino meno di un anno fa), il regolamento che disciplina gli istituti di democrazia partecipativa provengono dai cittadini stessi. E da essi sono modificati a seconda delle esigenze della dialettica di base, del dibattito cittadino e della partecipazione popolare. Questo regolamento è stato approvato la prima volta nel 2012, poi modificato due volte a seguito delle costruttive critiche e delle proposte provenienti dai comitati di quartieri e dai dibattiti quotidiani fra i cittadini. Anche gli strumenti normativi di un Comune possono essere il frutto della volontà popolare.
L’approvazione del regolamento sulla cittadinanza attiva segna una svolta senza precedenti, è unica in tutta la provincia di Teramo. Si tratta di un regolamento proveniente dalla lucida riflessione dei comitati di quartiere cittadini, trasformatasi in una proposta formale consegnata all’Amministrazione comunale oltre un anno fa. Grazie a questo regolamento comunale, da domani in città sarà possibile per i cittadini e per l’Amministrazione comunale stabilire patti di collaborazione che abiliteranno i cittadini singoli o associati a prendersi cura di tutti i beni comuni (definiti nell’art. 2 del regolamento stesso). Delle piazze, delle strade, dei parchi, dei monumenti. Essi diventeranno cittadini che operano, sono presenti, controllano, curano e rigenerano, tengono puliti spazi urbani e collettivi. Così facendo essi socializzano, cooperano, collettivizzano, accrescono il capitale sociale di cui c’è tanto bisogno. Si sviluppa così un patrimonio di consapevolezza e di conoscenza collettiva che riveste in sé inestimabile valore sociale, entrando esso stesso nella categoria dei beni comuni immateriali, come presenza consapevole dei cittadini, presupposto fondante della loro sovranità.
Per tutto questo ottengono dal Comune agevolazioni previste dalle leggi in vigore. In particolare, dette agevolazioni possono riguardare riduzioni o esenzioni di tributi inerenti al tipo di attività attuata, definendosi i criteri in patti di collaborazione da sottoscrivere. Qualcuno vorrebbe definirlo “baratto amministrativo”. Va bene. Comunque lo si voglia definire non sembra interessante il nomen: la sostanza di questo do ut des esiste già, ad esempio, nel regolamento appena approvato a Giulianova come in moltissimi altri comuni italiani.
Gli atti normativi de quibus, in questo Comune, sono stati approvati senza alcuna discussione, ma dopo alcuni chiarimenti di merito. Chi li ha votati ha dimostrato grande consapevolezza e senso democratico. Bravi! Questa è la strada del cambiamento della politica. Ne prendano atto anche quei partiti che, preferendo la demagogia, si assentano o fuggono da quei consessi dove il cambiamento si può realizzare.
Prof Carlo Di Marco – Docente di Diritto Costituzionale, Università degli studi di Teramo