Perché si parla di deportazioni, cos’è un organico rafforzato, quali sono le preoccupazioni dei professori.
Fonte: Anief
1-Assunzioni, stabilizzazioni, graduatorie a esaurimento, deportazioni
Tra i vincitori e gli idonei del concorso voluto dall’ex ministro Profumo ( che a norma di legge avrebbero già dovuto essere assunti grazie al bando di concorso, di validità biennale) nella scuola statale ci sono sia laureati non ancora abilitati e senza esperienza lavorativa, ma anche docenti già dipendenti di istituti paritari. Tutti questi sono stati tecnicamente “assunti”, o lo saranno nei prossimi mesi. Una parte consistente dei vincitori di concorso era comunque già iscritta nelle graduatorie a esaurimento provinciali (Gae) in quanto insegnanti già attivi da diversi anni nelle nostre scuole, con incarichi annuali interrotti a fine giugno e rinnovati a settembre. Per questi, e per i cosiddetti precari storici (*), si può parlare di “stabilizzazioni”.
Se un’assunzione, di questi tempi , può essere associata all’offerta di un’opportunità, di un posto di lavoro, di cui essere almeno grati, a occhi esterni diventa incomprensibile il rifiuto di certe destinazioni lavorative molto lontane dal proprio territorio. Come se rispondessero no a caval donato, addirittura parlando di “deportazioni”. Un’espressione in effetti, molto forte, anche perché il ministero sta tentando di ovviare al problema offrendo delle soluzioni tampone e annunciando un piano di mobilità straordinaria.Tuttavia il disagio è reale e molto diffuso. Una ferita da sanare per insegnanti con anni di lunghissimo precariato alle spalle.
(*) Con una recente sentenza, la corte di giustizia europea ha evidenziato l’illegittimità del sistema fin qui adottato dai governi che si sono succeduti negli scorsi anni in merito all’utilizzo del personale precario.
2-Le fasi zero, a, b, c, organico dell’autonomia, chiamata diretta da parte dei dirigenti
Il piano di immissioni in ruolo predisposto dal governo è stato articolato in quattro fasi, tra le quali non è proprio semplicissimo districarsi…
Fase zero e A : copertura dei pensionamenti
Si tratta in realtà di una copertura del normale ricambio su cattedre lasciate da professori che vanno in pensione. Sono coinvolti per metà i vincitori di concorso del 2012 (ma anche addirittura quelli ancora da smaltire dei concorsi 1990 e 1999), e per altra metà i precari storici collocati in cima alle graduatorie a esaurimento. Con una prima convocazione, sono stati così assegnati i primi “ruoli” seguendo il sistema tradizionale. Poi è seguita la cosiddetta fase A, in cui si assegnavano le cattedre rimaste dalla fase zero, seguendo il medesimo criterio utilizzato in precedenza , ma escludendo, questa volta, i vincitori dei vecchi concorsi . Fatta salva questa differenza, le prime due fasi possono essere concettualmente accorpate come normale amministrazione.
Fase B: stabilizzazioni
Passata l’estate, è partita la fase B, molto più complessa, che costituisce l’avvio del piano straordinario di assunzioni/stabilizzazioni. Anche qui i posti a disposizione sono quelli rimasti dalle fasi precedenti con l’aggiunta di alcune cattedre complete, cioè quelle che negli anni passati si assegnavano tradizionalmente ai precari, con durata dell’intero anno scolastico. In questa fase cambia completamente il meccanismo di convocazione. Stavolta sono i lavoratori a presentare una domanda di assunzione, elaborata da un algoritmo informatico che ha destinato ciascuno nelle sedi individuate dal MIUR, con possibile destinazione in qualunque provincia italiana. Questa è stata la fase più critica della riforma, perché oltrepassa la dimensione provinciale delle graduatorie a esaurimento e quella regionale del concorso, proponendo a lavoratori anche di 40/50 anni di cambiare vita, oppure di rinunciare per sempre a tutte le posizioni precedentemente maturate in graduatoria.
La fase C: organico dell’autonomia
E’ la vera novità della riforma Renzi. Quelli che saranno assunti con questa procedura, non copriranno cattedre tradizionali, ma andranno a comporre il cosiddetto organico potenziato o “dell’autonomia”, restando cioè a disposizione di reti di scuole per un periodo indeterminato. Non si sa con quali funzioni e con quale efficacia. Sembrerebbe una buona opportunità per stabilizzare i precari, ma solleva dei dubbi l’introduzione di alcuni meccanismi molto criticati, come l’autonomia dei dirigenti nel chiamare i docenti e l’impiego di insegnanti su discipline nelle quali non sono specializzati o addirittura in funzioni non legate alla didattica tradizionale.
3-Autonomia, privatizzazione, albi territoriali
Il rafforzamento dell’autonomia scolastica è uno degli obiettivi principali previsti dalla legge, che si attuerebbe nelle possibilità di gestione da parte dei dirigenti scolastici: i capi d’istituto dovranno decidere il monte ore complessivo da assegnare a ciascuna disciplina, potendo così aumentarne o diminuirne l’impatto formativo. Non è ancora chiaro il ruolo e il livello di condivisione collegiale su questo punto, perché anche gli organi decisionali o consultivi attualmente previsti nella scuola italiana, saranno oggetto di revisione. Rimane il fatto di voler assegnare ai dirigenti una maggiore responsabilità decisionale, che riguarda per esempio l’aumento del tempo-scuola, sollecitando aperture pomeridiane o anche estive, magari con il coinvolgimento di associazioni o altre realtà presenti sul territorio. Qualcuno ha paventato su questo la possibilità di privatizzazione degli spazi scolastici dati in prestito a strutture esterne con finalità culturali o ricreative, ma anche di lucro. Tra le responsabilità a carico dei dirigenti ci sarebbe anche la valutazione del cosiddetto organico dell’autonomia che, oltre ai docenti inseriti negli albi territoriali (reclutati con un sistema di chiamata ancora da definire), include il personale di diritto dell’istituzione scolastica, i collaboratori del dirigente, e altre figure impegnate in attività di progettazione e coordinamento. Come potrà il dirigente esercitare un controllo sulla qualità del lavoro svolto dal suo organico? Con l’aiuto del cosiddetto comitato di valutazione, nel quale entrano a far parte anche rappresentanze di genitori e studenti, che tra i loro compiti avranno anche quello di decidere se assegnare premi di stipendio. Al Collegio dei Docenti è affidato il compito di individuare i criteri e scegliere i docenti da inserire nei comitati di valutazione, comitati che saranno composti da tre docenti, due rappresentanti dei genitori ( 1 genitore e 1 studente nella secondaria superiore) un componente esterno individuato dall’ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici. Cosa dovranno valutare questi comitati? La qualità dell’insegnamento, il successo formativo e scolastico degli studenti; le performances dei docenti, riguardanti l’innovazione didattica, la ricerca, la diffusione di buone pratiche.