EDITORIA,

hightech logoCome cambia e dove sta andando il mondo dell’editoria? Come possono ancora convivere tradizione e alta tecnologia? E se è una lotta chi sopravviverà e perchè? Per capire e tentare di rispondere a queste domande abbiamo dato uno sguardo ai grandi nomi dell’editoria e alle scelte che stanno effettuando:  Hearst ha acquisito per 651 milioni di euro le attività internazionali di Lagardère

in 15 importanti paesi; Aol ha acquistato per oltre 300 milioni di dollari l’Huffington Post; Google ha lanciato One Pass, un servizio che finalmente consente agli editori le vendite online dei loro contenuti in modo innovativo, mantenendo la “proprietà” dei lettori; la prestigiosa catena di libri Borders è in chapter 11 e anche Barnes & Nobles ha grandissime difficoltà; la vendita degli e-book negli Usa ha raggiunto il 10% del mercato complessivo per un fatturato che sfiora il miliardo di dollari; la competizione tra Nokia/Microsoft da una parte e Android/Google per il dominio sui sistemi operativi per smartphones sta diventando intensissima; il New York Times ha annunciato una nuova policy per proporre ai lettori un abbonamento multiplo per carta, web e iPad; l’editore Springer ha acquisito per 631 milioni di eurola SeLoger.com, un sito francese di transazioni immobiliari. Il quadro che si sta delineando appare articolato e denso di criticità, ma anche ricco di opportunità per gli editori, per gli autori e per il giornalismo. Le aziende che individuano una linea di crescita dei ricavi che va oltre il binomio: ricavi da diffusione, ricavi da pubblicità  e che mettono al centro  brand e audience qualificate, raggiunte e “conosciute” attraverso la tecnologia, se ai contenuti giornalistici tradizionali (che vanno tutelati, difesi e sviluppati come mai prima) si aggiungono servizi e prodotti a pagamento, se agli investitori pubblicitari non si offrono semplicemente pagine o display ads, ma una variegata offerta di opportunità per entrare in contatto con il potenziale cliente, se si fa tutto questo, allora aumenta il ricavo medio sia per lettore/cliente, sia per l’ inserzionista e si creano i presupposti per un nuovo sviluppo.La tecnologia è un formidabile acceleratore del business editoriale e impone vere e proprie rotture culturali nel linguaggio e nei contenuti, ma sulla qualità e sull’autorevolezza come criteri fondanti dei prodotti dei grandi editori non possono esserci scorciatoie. Se si vuole che ai contenuti editoriali si riconosca un valore da parte del consumatore, allora bisogna garantire un giornalismo autorevole e affidabile. Anche in questo caso, sono i fatti a parlare: gli utenti non pagano in assenza di vera unicità del contenuto. In conclusione, determinazione al cambiamento, la centralità del binomio brand/cliente, lo sfruttamento delle piattaforme tecnologiche più diverse, le nuove potenziali linee di ricavo,  nulla possono se non poggiano su saldi principi di qualità e di contenuti editoriali. Esattamente la missione di sempre degli editori.