Come un Romanzo
“Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere. Se dovessimo considerare l’amore tenendo conto dei nostri impegni, chi ci si arrischierebbe? Eppure, si è mai visto un innamorato non aver tempo per amare?”
Tra le righe di “Come un Romanzo”, il suo saggio uscito a Parigi nel 1992 e in Italia due anni dopo, Daniel Pennac parla di passione e desiderio. Dal principio alla fine. Ora con chiarezza, ora con riserbo. E giustamente: perché oggetto della dissertazione è il piacere profondo che l’uomo prova quando si immerge in un buon libro.
Arguto investigatore della realtà, ma soprattutto insegnante esperto, il nostro autore individua ed esamina una ‘malattia’ che nella contemporaneità ha assunto proporzioni degne di nota: il disinteresse verso la lettura da parte di tante persone, pur laureate, intelligenti, piacevoli. Gli adolescenti rifiutano di leggere quasi in massa, e spesso a causa un pregiudizio: si sentono incapaci di capire. E pensare che da bambini erano insaziabili ascoltatori di favole, racconti, storie di ogni genere: i genitori, arrivata la sera, li mettevano a letto, rimboccavano loro le coperte e li trasportavano in punta di pagina su altri universi, nei quali i piccoli erano felici di tornare all’infinito.
Come è accaduto che un momento atteso con trepidazione si trasformasse in tortura, in lontananza, in indifferenza? Pennac ha le idee chiare: è morta a un certo punto la gratuità del dono. Il papà e la mamma hanno smesso di narrare per il gusto di regalare un’emozione alle proprie creature e hanno preteso da loro che comprendessero. Più tardi i maestri, ai quali è affidato il compito di diffondere le meraviglie della Letteratura, hanno commentato, interpretato, analizzato e criticato opere rese mute dalla testimonianza della propria grandezza. Imprigionata nella fortezza delle competenze, la parola dei testi ha lasciato il posto a quella dei professori che li divulgavano, e la bellezza della narrazione, che cattura la mente e il cuore prima di qualsiasi elemento, è passata in secondo piano o è scomparsa.
È possibile intervenire, in modo particolare sui ragazzi, per diffondere una nuova aspirazione al libro? Sì, è doveroso: perché è triste privarsene, soprattutto quando l’incontro è avvenuto ma è stato dimenticato senza lasciare tracce. Pennac suggerisce agli adulti di leggere per i figli, non chiedendo in cambio null’altro che l’ascolto e la serenità. L’incanto avverrà con lentezza ma senza sforzo, per la maggior parte dei ragazzi, che in seguito proseguiranno il viaggio in autonomia, chiedendo anche notizie sull’autore, riconoscendo lo stile che lo contraddistingue, collocando un certo lavoro nella sua cornice storico-artistica.
Occorre però essere preparati all’opportunità che nulla di tutto questo succeda, che il distacco permanga: e in tal caso, l’educatore sensibile rispetterà, anche se con amarezza, un’importante facoltà del lettore: il diritto di non leggere.
di Simona Cascetti – PrimaPagina, edizione Febb 2016
Come un Romanzo, Daniel Pennac – Milano, Universale Economica Feltrinelli, 2004