La libertà è un valore che produce positività e le ricadute sugli altri sono benefiche

ES-SENZA  DONNA

Ho appena visto il film “Suffragette”e sebbene appartenga ad una generazione che non ha vissuto in prima persona le lotte femministe degli anni 70, pure di quelle lotte e di quelle conquiste ho fruito i benefici. Scuola, consapevolezze, diritti che,  per mia madre e mia nonna erano impensabili. Secoli di dignità da recuperare per poter arrivare ad un dialogo paritario con il mondo e i suoi decisori. Conquiste che sono costate sofferenze, dolore e morte per migliaia di donne contemporanee ( impossibile contare le vittime femminili della storia dell’umanità).

Tanta la strada fatta, tanta ancora da fare, soprattutto se si pensa che negli ultimi decenni ciò che sembrava conquistato ci viene di nuovo sottratto in una sorta di involuzione sociale che i nuovi padroni del mondo hanno perseguito negli ultimi vent’anni.

L’argomento  apre vasti scenari di considerazioni, ma oggi la discussione si concentra ancora una volta sul corpo femminile ancora una volta considerato privo di “anima” o di contenuti trascendenti.

Corpi o parti di corpi da vendere o da affittare, come si è sempre fatto nei millenni di storia. Corpi che contengono altri corpi da vendere o comprare. Materialismo al servizio del capitalismo. Dov’è  e qual è oggi il valore delle donne? Nelle loro idee? Nelle loro scoperte? Nelle loro intelligenze? Nei loro pensieri? Nei loro sentimenti?

Penso alle migliaia di donne che oggi, 2016, nella società 2.0 della tecnologia avanzata,  attraversano mari, deserti, montagne , a piedi, con i loro bambini addosso o nelle pance, per sfuggire a guerre, stupri, altre vendite, schiavismi. Penso alle giovani donne che muoiono per tradizioni orrende, ideate da uomini orrendi.

Penso alle donne uccise ogni giorno dai loro compagni, o dai loro familiari, da quelli che dicono di amarle.

Penso alle donne che abdicano a se stesse per perseguire modelli di bellezza e di successo che ne hanno snaturato l’essenza.

Penso ad una società in cui le donne hanno ancora tante battaglie da vincere, ma non sono quelle che ci fanno credere. Non è libertà vendere se stessi, in tutto o in parte.

Non è dignità seguire modelli e  guadagni di un’economia senza dignità. Non è femminile pensare che non esista un legame indissolubile tra una madre e il bambino che cresce in lei.

Quindi  cosa significa oggi l’8 marzo? Ha  ancora un senso una data per ricordarci chi siamo e a che punto siamo? La libertà è un valore che produce positività e le ricadute sugli altri sono benefiche.  Se  ciò non accade non è libertà,  è solo arbitrio e in genere chi lo esercita lo fa abusando di qualcosa o di qualcuno. Forse la sfida che abbiamo oggi davanti è proprio questa. Riconquistare l’essenza della femminilità. Essere donna è difficile, lo è sempre stato, ma ne vale pena.

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Di seguito alcuni stralci dello studio a firma di Martina Rofi, pubblicato sulla rivista Nuovi Orizzonti -4/2010 per l’ISFAR: LO SVILUPPO PSICOLOGICO DEL BAMBINO

NEL PERIODO PRENATALE- Vita intrauterinaPercezione  GenitoriPsicologia prenatale

La vita psicologica di un individuo ha inizio durante i nove mesi di gravidanza … quando il bambino Immerso nel liquido amniotico, è dunque continuamente stimolato da suoni, rumori,luci, voci, odori e gusti provenienti o dalla cavità endouterina o dall’ambiente esterno. Il feto è in grado di discriminare stimoli tattili, distinguere una voce femminile da una maschile, musiche diverse, di dare sia risposte cardiache sia motorie differenti, a seconda se percepisce gusti dolci o salati, o se stimolato con luci intense e deboli; è dunque dotato della capacità di ricevere stimoli ed entrare in contatto con il mondo e perfino di sognare…La psicologia prenatale e perinatale, riconoscendo al nascituro le capacità di ricevere, elaborare e

rispondere a stimolazioni intra ed extrauterine anche a contenuto emotivo, colloca dunque l’inizio della vita psichica allo stadio prenatale (Righetti e Sette, 2000). Tale disciplina ha evidenziato come i vissuti legati al periodo trascorso nell’utero materno rappresentino le fondamenta su cui si costruiscono le fasi di sviluppo successive. Alla base di questa osservazione è presente l’ipotesi secondo cui, nel corso dei nove mesi di gestazione, il bambino riceve i primi condizionamenti e subisce i primi traumi. La ricerca clinica ha dimostrato che l’essere umano conserva il ricordo remoto degli eventi significativi avvenuti durante la sua vita prenatale nel corso della quale sarebbe in grado di sperimentare specifici stati emotivi (Chamberlain, 1996).