In una città e una provincia in cui anche le banche non hanno più soldi (e perdono il loro significato di “territorialità” ), la fine di una emittente televisiva suggerisce qualche riflessione sullo stato dell’intera editoria locale e allegata classe imprenditoriale.
Nel caso specifico; una tv senza frequenza, senza portafoglio pubblicitario e che non ha mai avuto una linea editoriale e/o una progettualità d’impresa fa sorgere qualche interrogativo.
Premessa la solidarietà d’obbligo agli operatori ( quanti? 4-5-6) che per anni hanno profuso energie e professionalità , il tavolo intorno al quale si sono riuniti ieri tutti gli attori principali e alcune istituzioni, sembra proprio la classica chiusura della stalla dopo la fuga dei buoi.
Allora perché proprio ora ci si mobilita per salvarla? Perché si è arrivati al punto di far estinguere, praticamente, tutta l’editoria locale ? Ah no! Ne rimane in piedi ancora uno: l’editore, per antonomasia, del quotidiano locale, arguto e con passato da business man come pochi. E magari sarà proprio lui ad aprire le porte della sua redazione ai colleghi della TV. Chissà. Staremo a vedere.
Teramo , in passato, ha sempre avuto una vivace attività editoriale, culturale e giornalistica libera ed autonoma, di cui l’emittente è stata testimone e competitor, ma negli ultimi anni, nell’apatia (apparente) generale di tutte le istituzioni, molte voci si sono spente e molte penne hanno smesso di raccontare e informare.
Una ottusa visione di pochi decisori ( non necessariamente solo politici) ha visto in ogni nuovo impulso al cambiamento, in ogni nuova idea d’impresa, un terribile pericolo al proprio “piccolo orticello” attaccandolo, respingendolo e isolandolo, fino a desertificare un tessuto economico già asfittico a causa della crisi.
Per fare un esempio delle modalità del “teramano pensiero”, ancora oggi c’è chi vede nel Centro commerciale Gran Sasso la causa prima delle sue disgrazie commerciali, senza aver mai valutato la possibilità di studiare una sinergia proficua per tutti.
Un’impresa che nasce ( o che vorrebbe crescere) dovrebbe essere accolta, inglobata, incoraggiata affinchè possa creare lavoro, risorse e ricadute economiche su tutti. Non a Teramo. Non in questa città dove abbiamo inesorabilmente perso presidi importanti – Enel, Telecom, Banca D’Italia, Consorzio Agrario, caserme, ospedali – dove si sono perse 3 banche di riferimento senza che né la politica, né Confindustria, né altri istituti economici abbiamo trovato (o cercato) soluzioni più utili. Senza un’opposizione seria.
Tutti troppo impegnati a difendere il proprio “ossicino”. Ma l’ossicino adesso è finito. Anche i “compro oro” stanno chiudendo le saracinesche e cambiando zona di raccolta.
E mentre assistiamo a questa estinzione di massa c’è anche chi chiede ai “giornalisti di non pubblicare un comunicato che mette in luce la illegittimità” di una nomina controversa.
E la cosa ancora più triste è che quelle poche realtà giornalistiche che ancora sopravvivono, si adeguano.
Si, è proprio così. Si autocensurano!
Quindi se anche chi sta perdendo il lavoro si adegua alle “direttive di stato” a cosa serve salvare una tv senza voce e senza idee?
E perché si è arrivati a questo?
Mira Carpineta