Nel comunicato stampa diffuso da Confindustria Abruzzo dopo il convegno dal titolo L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA IN SANITÀ, la conclusione a cui è giunto l’autorevole consesso è che “ l’unico motore per la crescita della sanità è l’innovazione tecnologica”. Lo dice Confindustria che per istituto vede il mondo in “DARE” e “AVERE” . La logica dei bilanci, dei soldi, delle entrate e delle uscite. Da questo punto di vista la visuale è dritta come la traiettoria di un missile. Gli elementi fissi e variabili sono sempre loro. Numeri, numeri, numeri. Che chiaramente si riferiscono a soldi, soldi, soldi.
Al dibattito “costruttivo e stimolante che ha visto protagonisti i best cases abruzzesi, nazionali e internazionali sul tema del miglioramento della qualità della vita dei pazienti (?)” ha partecipato l’assessore Paolucci, interlocutore necessario, almeno in questo momento per trovare ascolto e magari progettualità per l’attuazione delle proposte salvifiche per tutti i “pazienti(?)” abruzzesi. La prospettiva che si intravede dal convegno “permetterà ai diversi professionisti che operano nel campo – medici e personale sanitario, ingegneri, economisti, imprenditori e istituzioni – di partecipare ad un’indagine che avrà al centro i risvolti dell’innovazione nel settore” .
Presenti alla tavola di lavoro sul molto probabile futuro della nostra salute, Agostino Ballone, presidente di Confindustria Abruzzo, che ha evidenziato “come l’innovazione sia un tema cardine in tutti gli ambiti privati e pubblici e come da qui si possa dimostrare che la sanità rappresenti non più un costo, ma una leva di sviluppo per l’intera collettività”, Pier Luigi Marinelli, Consigliere Incaricato alle Politiche Sanitarie Confindustria Abruzzo per il quale il convegno “è nato come un momento di confronto e condivisione tra le varie eccellenze sanitarie che abbiamo in Abruzzo e in Italia, con l’obiettivo di migliorare la qualità della cura dei pazienti».
Naturalmente l’assessore Paolucci ha condiviso “la stessa linea di pensiero” dichiarando che il “convegno cade in un momento particolare per la Regione Abruzzo che ha da poco concluso il commissariamento, quando la nostra regione ha un’occasione importante di migliorare il suo sistema sanitario attraverso l’innovazione e la tecnologia e abbiamo tutte le carte in regola per riuscirci».
Poi Lamberto Manzoli, Docente di Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara, che si è soffermato sui costi della tecnologia, alti ma necessari.
E di seguito l’elenco di questi best cases nazionali ed internazionali: EBM ha parlato della sala operatoria del futuro che grazie ad un alta tecnologia è in grado ad esempio di ridurre le infezioni post operatorie. ENGIE ITALIA ha raccontato del progetto green dell’Azienda Ospedaliera di Perugia che ha ottenuto un minor impatto ambientale. NODES ha presentato il Watson Analytics per l’healthcare, un nuovo software in grado di migliorare l’assistenza dei pazienti attraverso la gestione delle informazioni. SAPIO LIFE ha illustrato la Crioterapia sistemica che valorizza le proprietà terapeutiche del freddo specie nel mondo dello sport, cura utilizzata anche dal Pescara Calcio.
Sono poi intervenute le best practices abruzzesi: la Casa di Cura San Raffaele Sulmona ha incentrato il suo intervento sulla Telepresence robot; che consente ai pazienti con gravi lesioni spinali di essere presenti contemporaneamente in due luoghi per continuare la riabilitazione, garantendo la presenza sul lavoro; la Casa di Cura Di Lorenzo ha illustrato tutti i vantaggi della cartella clinica informatizzata; la Clinica Cardiochirurgica Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti Pescara ha evidenziato l’importanza della tecnologia come declinazione dell’innovazione in cardiochirurgia; la Radiosanit si è soffermata sulla telemedicina e assicurazioni sanitarie a servizio dell’utente; ed infine la Fisioter ha illustrato le nuove frontiere della terapia del dolore.
Insomma un convivio che, a guardare quello che succede negli ospedali pubblici abruzzesi e di come siano organizzati i reparti dopo le chiusure e gli accorpamenti, di quanto personale operativo dispongano, di quali disponibilità di cure e modalità di erogazione fruiscano i “pazienti(?)” , lascia ben poco all’immaginazione dell’effettivo progetto di questa soluzione avveniristica.
Un tavolo di industriali che muoiono dalla voglia di monetizzare la salute degli abruzzesi.
Quella salute che sarà disponibile solo a pagamento dopo aver depauperato il sistema sanitario pubblico delle sue risorse economiche ma soprattutto dei suoi principi.
Pensierino ingenuo: ma la sanità pubblica non è nata per garantire a tutti i “pazienti(?)” – e dico tutti, in senso lato- l’accesso a cure che consentano di avere pari dignità e pari opportunità e prospettive di vita?
Eh ma la gratuità non può essere per tutti, si dirà. Ma quale gratuità? Il 40% di tasse che paghiamo (quei pochi fortunati che ancora lavorano) non dovrebbero garantirci l’accesso a cure degne di un paese civile e non solo i famigerati “livelli essenziali di assistenza” che in parole povere sono il minimo sindacale concesso?
Cosa è gratis, se la Sanità in Italia assorbe praticamente il 50% della risorse della legge di stabilità? E dove vanno queste risorse se gli ospedali chiudono, se nella nostra provincia, sono rimasti 2 soli punti nascita? Se interi reparti marciscono vuoti e altri invece sono stipati di ogni genere di varietà di discipline sanitarie? Se i Day Hospital sono Mezzo Day perché alle 14 chiudono e il lavoro di un’intera giornata deve essere concentrato in mezza perché non c’è personale sufficiente?
Quindi facendo un breve calcolo (alla maniera dei ragionieri), sul miglioramento della qualità della vita dei pazienti(?) non so, ma sul miglioramento della qualità della vita di queste Aziende sono pronta a scommetterci.