L’associazione Big Bang sulla difficile situazione della sanità teramana e di una classe politica che non riesce a decidere e ad applicare il decreto Lorenzin: I tempi delle vacche grasse e del’ ospedale ad personam sono finiti.
“Tutte le strutture sanitarie che concorrono a garantire gli
obiettivi assistenziali debbono operare secondo il principio della
efficacia, qualità e sicurezza delle cure, dell’efficienza, della
centralità del paziente e dell’umanizzazione delle cure, nel
rispetto della dignità della persona. Il riequilibrio dei ruoli tra
ospedale e territorio e una più adeguata attenzione alle cure
graduate costituiscono oggi gli obiettivi di politica sanitaria verso
cui i sistemi sanitari più avanzati si sono indirizzati per dare
risposte concrete a nuovi bisogni di salute determinati dagli effetti
delle tre transizioni ‐ epidemiologica, demografica e sociale ‐ che
hanno modificato il quadro di riferimento negli ultimi decenni. Un
tale cambiamento strutturale e organizzativo determina una
inevitabile ridistribuzione delle risorse che può essere
oggettivamente ed equamente effettuata attraverso la valutazione dei
volumi e della strategicità delle prestazioni, delle performance e
degli esiti clinici”
Questa sopra riportata è la premessa con cui si apre l’Allegato 1 del Decreto Legge dell’Aprile 2015, n.70 Balduzzi-Lorenzin.
Nel nome della razionalità economica, e nel rispetto dei principi per cui opera la pubblica amministrazione, il Governo ha deciso di riaccorpare i diffusi servizi ospedalieri ubicati sul territorio. Ora l’esecutivo, in vista di quello spaventoso deficit pubblico che attanaglia le casse erariali, va a “tagliare” nei settori sicuri, in quei segmenti del welfare state che ormai sono “diritti acquisiti” del popolo italiano. Siamo però sicuri che si debba intervenire solo in quel buco nero che ingoia le risorse economiche del settore pubblico accorpando e fondendo istituti –anche se a ben ragione – e non si debba congiuntamente intervenire in maniera culturale sulle devianze comportamentali dalla norma che, cristallizzandosi diventano prassi consolidate caratterizzanti la struttura? Ma veniamo a noi.
Teramo, capoluogo di Provincia dovrebbe essere la sede naturale, baricentrica ed efficace di tutto il sistema provinciale ma , de facto ad oggi, sta andando verso la desertificazione economica non solo per colpa della crisi e degli ultimi eventi sismici. E’ proprio vero, come disse Nietzsche che “i deserti crescono”; Prima furono i militari ad andarsene, poi la Banca d’Italia, per non parlare delle varie società di diritto privato che in Teramo non vedevano più una sede attrattiva per i loro affari. La “provincia è marginale rispetto alle decisioni della regione”, vero, ma per colpa di chi? Se continueremo ad “abitare l’apnea”, parafrasando Pietrangelo Buttafuoco, ad avere questo atteggiamento lassista della cosa pubblica e ci limiteremo ancora alla semplice amministrazione passiva, la “lunga notte” diventerà ancor più buia. Se le aziende non investono da noi, se non siamo più attrattivi è perché manca da troppo tempo un piano di lungo periodo che riorganizzi un territorio, spogliato di tutti i suoi apparati strutturali e produttivi. Un capoluogo che piano piano, sotto i colpi della delocalizzazione sta sfiorendo e a cui ora si vorrebbe togliere anche la sanità che dovrebbe essere invece incentivata e ammodernata. Troppi progetti ci stiamo facendo sfuggire, in nome delle “priorità”; bene, la sanità e l’assistenza cittadina non sono priorità? Cosa c’è di più importante dell’avere un ospedale funzionante e celere nei servizi. Un’amministrazione serve soprattutto a questo e non ad essere strumento contabil-formalistico.
Si deve porre in essere una discussione seria, che sia seguita da azioni concrete; basta “cincischiare”, non si ha più tempo per i giochetti politici. Basta speculazioni.
Abbiamo bisogno di un rinnovamento, di una riconversione tecnologica e le nuove direttive in tema sanitario rientrano in queste fattispecie.
Il Mazzini, in particolare, ha strumenti non all’altezza per le sue aspettative di utenza; per una TAC i tempi d’attesa sono biblici per non parlare delle risonanze- due macchinari: uno di proprietà e l’altro ancora in affitto- e via discorrendo. Abbiamo bisogno di un avamposto strutturale , in città, in questo capoluogo proprio perché zona a valenza strategica interconnessa: quella valenza espressa nelle motivazioni della manovra governativa. Abbiamo bisogno di un polo all’avanguardia che permetta alla gente di curarsi sul posto, senza scappare a un’ora di macchina, in un’altra regione che prima di noi ha capito che l’accantonamento economico, usato per l’investimenti tecno-sanitari , sarebbe stata la forza motrice della sua struttura pubblica. La Regione Abruzzo determinando i nuovi centri ospedalieri(poli di primo livello, con funzioni di hub, nei quattro capoluoghi di provincia; tre Dea di primo livello con funzioni di spoke (centri ospedalieri periferici “a media intensità di intervento”) ; quattro ospedali di base sedi di pronto soccorso; due presidi ospedalieri per zone disagiate) inizialmente non aveva previsto nessun ospedale di Secondo livello, quello che determina l’accesso a determinati servizi e specializzazione di funzioni.
Successivamente però si è ripensato alla creazione in regione di due nodi di livello più complesso, che raccolgano trasversalmente i bacini di Chieti-Pescara e L’Aquila-Teramo; Entrando nel merito, i capoluoghi ai piedi del Gran Sasso si spartiranno le specializzazioni. Entrambi sono il fulcro dei servizi, lo snodo principale da cui partono le connessioni territoriali, si, proprio in base a quella teoria del network che ha valorizzato i poli d’attrazione che noi chiamiamo città. Il traforo permetterà una più facile comunicazione tra le due sedi che assottiglierà le distanze e velocizzerà lo scambio di informazioni e di capitale intellettuale e personale, fondamentale per la creazione di una fitta rete di interazione, principio cardine, linfa per lo sviluppo.
La necessità, quindi, è finanziare una struttura di alto livello. Un investimento mirato, un’opera che apporti benessere. Questa deve essere la missione. Minor sprechi per una maggiore qualità, efficacia e un progresso tecnologico-scientifico serio che renda il paziente finalmente soddisfatto. Bisogna togliersi ogni alibi che giustifichi la fuga del cittadino è vero, ma c’è bisogno anche che quest’ultimo smetta di elogiare e ingrassare l’erba del vicino e inizi a battersi aiutando le organizzazioni locali in questa immensa lotta al rinnovamento perché non possiamo esimerci dal nostro dovere di vigilanza e controllo dell’azione pubblica; sono i primi principi democratici, avete dimenticato?. Dobbiamo amare la nostra città, qui si ha famiglia, amici, le nostre radici sono ai piedi del Gran Sasso. Non abbandoniamolo.
Bisognerebbe tornare ad essere uniti, combattere le forze centrifughe, riedere al politico in senso pieno come facoltà dell’uomo di prendere decisioni, ordinarie e straordinarie, pur che facciano crescere e non dimezzino il territorio. Di una Politica forte, policy anziché la “asserragliata” politics postmoderna. Bisogna per un momento superare i colori e le appartenenze, perché si è stanchi dei dissidi sterili. Teramo deve essere al centro delle decisioni. Che ognuno si prenda le proprie responsabilità; che si spendano soldi per le preminenze: Polo ospedaliero e rimessa a norma delle scuole. Il livello di una società si vede da come tratta i più deboli, quelli che hanno bisogno di essere protetti. I nostri figli e gli ammalati vengono prima di tutto!. Torniamo a essere credibili.
ASSOCIAZIONE BIG BANG