“ La Foresta delle Magus” l’ultimo romanzo di Romolo Di Francesco e Maria Grazia Tiberii
Non è la loro prima esperienza di scrittura a quattro mani, Romolo e Maria Grazia, già autori de “La notte dell’Aquila”, stavolta si sono cimentati in un ‘doppio’ romanzo, una coinvolgente e affascinante storia nella storia, frutto di creatività e tanto studio. Descrizioni minuziose, dettagliate e precise, ma mai noiose e una storia (anzi due) avvincente, sulla quale non possiamo svelare troppo.
La prima domanda che rivolgiamo loro è proprio sul metodo: come si scrive a 4 mani? quali sono i vantaggi di un tandem e quali invece i punti critici?
“Il nostro approccio alla scrittura a quattro mani deriva dalla consapevolezza che gli uomini e le donne osservano la realtà in modi differenti che, se opportunamente utilizzati, si completano a vicenda. Non sarebbe stato possibile usare il foglio di carta come la tastiera di un pianoforte per produrre una melodia; così, abbiamo scelto di scrivere ogni scena autonomamente per poi scambiarcele. Ognuno di noi è stato libero di variare la descrizione dell’altro, più e più volte, per poi alla fine fonderle prendendo quelle che ritenevamo le parti migliori. L’esperienza è stata stimolante, anche se, ovviamente a volte abbiamo discusso anche animatamente a scapito del nostro servizio di piatti!”.
La scrittura è un altro punto essenziale, quanto tempo avete impiegato ad organizzare la scrittura vera e propria, come la scelta della doppia narrazione?
“Quando abbiamo iniziato a pensare alla storia che volevamo raccontare abbiamo anche iniziato a parlarne tutte le sere. Abbiamo impiegato quasi sei mesi per strutturare la trama, anche se dopo poco più di un mese sapevamo già con certezza dove volevamo fosse ambientata la parte preistorica.Solo allora abbiamo iniziato una serie di viaggi alla scoperta delle location per poter osservare i paesaggi attuali, imparare a descriverli e proiettarli indietro di quasi trentacinquemila anni. Dopo un anno eravamo pronti per iniziare la stesura del romanzo”.
Vista la complessità della storia sia tecnicamente (le ricostruzioni storiche ad esempio) che narrativamente (i due gialli da risolvere) c’è stato un momento di difficoltà nel percorso narrativo? un momento di empasse? di dubbio?
“Ci sono stati mille dubbi, non uno solo, perché ogni volta che completavamo un capitolo lo mettevamo subito in discussione confrontandolo con gli altri. Non poche volte abbiamo smontato interi capitoli, per riscriverne parti importanti o per inserirvi nuove scene. A metà stesura ci siamo trovati davanti ad una sorta di muro, perché non riuscivamo a collegare la parte iniziale del romanzo, che definiamo preparatoria, con quella finale dove tutto si conclude con un inaspettato colpo di scena. Alla fine abbiamo deciso di inserire una storia nella storia, che funge da collegamento logico cercando di evitare forzature narrative”.
Avete scritto due libri in uno o l’inizio di un genere letterario legato al “nostro” territorio?
“Abbiamo nel cassetto l’idea di proseguire la narrazione, trasportando il lettore in un’altra epoca della nostra meravigliosa storia. Questo lo si può intuire leggendo l’ultima pagina …”.
<p><p>di Daniela Palantrani</p>"</p>”