Corpo di Intervento Volontario di Emergenza e Soccorso (C.I.V.E.S.), una sigla per individuare volontari e piccoli grandi interventi compiuti solo per desiderio di aiutare l’altro. Attivi ed operativi tutto l’anno con particolare visibilità in alcuni periodi, dovuta alla particolare criticità degli eventi. Il presidente Mauro D’Ubaldo ne spiega l’organizzazione.
Nel periodo estivo maggiori gli interventi per incendi boschivi, nel periodo autunnale e primaverile per alluvioni e per ogni altra situazione in cui la sala operativa della Regione Abruzzo decida di allertare la Protezione Civile. Quanti siete? “Siamo 73 volontari, tra cui anche 23 donne”. Riuscite a far fronte ai tanti impegni solo con apporto di volontari? “La bellezza della Protezione Civile Italiana è che ci sono tante donne e tanti uomini che dedicano il loro tempo libero sottraendolo anche alla famiglia per svolgere il servizio di volontariato”. Come si entra a far parte della Protezione Civile? “In occasioni particolari abbiamo avuto una abnorme richiesta di iscrizione, a cui però non è corrisposto un impegno adeguato. L’iscrizione avviene con una semplice domanda, con allegati vari documenti. Segue un colloquio con il coordinatore tecnico Renato Quintiliani. La domanda viene portata all’esame del consiglio direttivo. A maggioranza si approva o si respinge la domanda di ammissione. In caso positivo il volontario è in prova per sei mesi”. Quali le competenze richieste? “Se il volontario vuole se le forma all’interno dell’associazione. Abbiamo una compagine tra le più eterogenee, in merito alle categorie professionali. Andiamo dal professionista alla casalinga. Naturalmente l’impegno viene valutato dal coordinatore tecnico, e vengono conseguentemente formate delle squadre, tenendo conto delle predisposizioni e competenze di ognuno, e con vari gradi al suo interno: caposquadra, vice caposquadra, assistente. I corsi di formazione ed aggiornamento vengono effettuati con regolarità”. Di quante unità è composta ogni squadra? “Ci sono particolari momenti, per esempio nel periodo in cui sono più probabili gli incendi boschivi, in cui il coordinatore tecnico chiede ai volontari di dare disponibilità per ventiquattrore”. Siete intervenuti anche nel terremoto a L’Aquila. “Si, quella notte senza nessuna chiamata ci siamo trovati in almeno 15 volontari pronti a partire per la zona martoriata. Il nostro coordinatore tecnico era tra noi forse quello più scosso, perché aveva la figlia che studiava a L’Aquila. Per fortuna era riuscito a contattarla telefonicamente. Ci siamo subito attivati per la partenza, controllato l’attrezzatura, messi in colonna i mezzi e partiti, con 2/3 squadre. La mattina prestissimo eravamo già al casello AQ Ovest. Siamo riusciti ad estrarre una ragazza viva dalle macerie. Quel felice evento è stato per noi il carburante che ci ha spinto durante tutto il periodo, anche durante l’organizzazione della tendopoli a Coppito”.
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