Andropausa, ovvero l’oscura ansia del cinquantenne. Gli inglesi la chiamano “midlife crisi” e non è, come si crede comunemente, la versione maschile della menopausa. “In realtà- spiega il prof. Vicentini- nelle donne si ha una evidenza chiara di ciò che sta accadendo al proprio fisico, e una data certa, che corrisponde alla cessazione del ciclo mestruale, che permettono di individuare la condizione. Nell’uomo invece, i fattori
che possono determinare la diagnosi, sono molteplici. Tutto il sistema endocrino ne è coinvolto, non solo la diminuita biodisponibilità del testosterone”. Quali sono i sintomi? “Nella maggior parte dei soggetti intorno ai 50 anni inizia un cambiamento che va dalla personalità, a modificazioni fisiche importanti come la stanchezza fisica, il rapido affaticamento, riduzione della potenza muscolare, dell’agilità , diminuzione della libido, ridotta attività sessuale o disfunzioni erettili. Ma essendo coinvolto tutto l’organismo, tali manifestazioni possono associarsi a problemi prostatici, obesità e malattie cardiovascolari.
La diagnosi quindi è soggetta ad una serie complessa di esami, le manifestazioni sono molto individuali e vanno analizzati anche fattori esterni come le abitudini sociali, alimentari, sessuali, l’intero stile di vita dell’individuo. Aspetti che non sono strettamente organici, ma anche di tipo psicologico ambientale, culturale, perché è uno status che corrisponde ad una serie di alterazioni che hanno a che fare con la capacità dell’individuo di rapportarsi con il mondo esterno”.
Cosa si può fare per affrontare meglio questa fase della vita? “Sicuramente è molto importante uno stile di vita sano: una corretta alimentazione e attività fisica, rinunciare al fumo e limitare l’assunzione di alcool, tenere sotto controllo i fattori di rischio vascolare (ipertensione arteriosa, diabete, eccesso di peso). Mantenere adeguati rapporti sessuali e sociali, trovare stimoli intellettuali. Inoltre è importante il controllo medico. Bisogna prendere atto che un controllo uro –andrologico annuale è indispensabile, soprattutto per prevenire disturbi al cosiddetto organo bersaglio, la prostata, in cui possono convergere sia problemi di tipo urinario che sessuale”.
Chi si rivolge all’urologo lo fa senza tabù, oppure con “resistenze” ad affrontare il problema? “Fino a 10 anni fa era veramente raro che gli uomini venissero ad esporre le loro problematiche, oggi invece grazie alle campagne di sensibilizzazione, all’informazione e ai media , il rapporto con il medico è molto migliorato, anche se sono soprattutto i più giovani a voler capire. In questi anni le società scientifiche, sia urologiche che andrologiche hanno messo in campo iniziative importanti come la Settimana Andrologica ( che quest’anno si terrà a maggio), il progetto Basta Scuse e il portale internet Prevenzione Prostata che consentono di incontrare specialisti e sottoporsi a controlli qualificati”.
I farmaci (pillole blu, ad esempio) che ruolo hanno? “Acclarato che l’andropausa non è una malattia, ma una condizione più o meno presente in individui con un certo stile di vita, più che curare o autocurarsi in modo autonomo, è necessario per le persone capire, attraverso l’informazione, che per perseguire il benessere sessuale, bisogna acquisire il benessere dell’intero organismo. Detto questo, bisogna essere anche un po’ pragmatici: la scoperta di questi farmaci ci ha dato strumenti importanti, quando sono strettamente necessari. Per questo vanno presi solo dietro consiglio o prescrizione medica. Esattamente come si prendono, sotto controllo medico, i farmaci per la pressione o per il diabete. Nessuno deve intraprendere una terapia autonomamente. E’ lo specialista che caso per caso darà i consigli più appropriati, ed eventualmente la giusta terapia”.