Un richiamo continuo, quello per i giovani all’alcool. Un canto delle sirene al quale è difficile non cedere. Teramo e i suoi giovani, un lungo sodalizio col “bicchiere”. I dati della Asl di Teramo lo confermano: su 648 casi riscontrati nell’anno 2010 relativi alle tossicodipendenze, il fenomeno legato all’alcool è in netto aumento, con un 5% annuo crescente negli ultimi dieci anni.
Metti un venerdì sera in giro per i locali del centro storico: il culto della “tazza” è imperante nelle relazioni sociali giovanili. Se l’età di prima assunzione tende ad abbassarsi notevolmente – i dati del Sert parlano chiaro: il primo bicchiere si (beve, si assume) inizia anche a 11 anni – è anche vero che i controlli da parte degli enti preposti in città sono diventati molto più severi, spronando anche i commercianti più distratti a verificare bene l’età dei loro clienti. Assisto ad una scena di questo tipo, con un ragazzo di appena 15 anni che tenta in tutti i modi di convincere il barista di un bar nei pressi di piazza Garibaldi a farsi stendere una bottiglia di birra da 33cl. Nulla da fare.
Riscendo il corso San Giorgio, per immergermi in quella strana moltitudine notturna che ama colloquiare fino a notte fonda all’esterno degli storici ritrovi del centro: una chiacchierata qui a Teramo non può non essere accompagnata da un calice rigorosamente in mano. E pazienza, se ad un bicchiere ne segue poi un secondo, un terzo, un quarto… Fino a che si perde il conto. Un amico alla mia vista mi abbraccia caloroso: “Sono ubriaco perso!”, mi sussurra all’orecchio, lo vedo barcollare, biascica parole incomprensibili, ride, in maniera quasi isterica, lo vedo perdersi tra i fumi dell’alcool.
Se da un lato l’assunzione di bevande alcoliche favorisce la convivialità e scioglie la lingua, non si può certamente nascondere che l’alto tasso alcolemico annebbia la vista e i sensi ed è ormai divenuto la causa principale di incidenti stradali. Alcuni li vedo salutare, salire in auto, accendere e partire. In barba ai controlli, a casa ci tornano guidando. “Tanto per chi vive in città è facile sapere dove si posizionano i posti di blocco”, mi dice sorridendo un ragazzo.