Un partito che si colloca al centro, una forza moderata, che si propone come alleato del centro destra. “Sia il presidente Fini che il vice presidente Bocchino hanno più volte ribadito questo punto- esordisce il coordinatore provinciale del Fli, Antonio Lattanzi, detto Tony-. L’ambizione di questo partito è di esprimere quello che doveva essere il progetto del Pdl,disatteso dal berlusconismo. Un progetto ambizioso, condiviso da diverse forze politiche, che è poi quello di fare una politica vicina al territorio, aprendo alla partecipazione di tutti”.
Il progetto berlusconiano secondo lei è fallito o è semplicemente finito? “E’ fallito. Le premesse erano che all’interno del Pdl il nostro modo di intendere la politica, e cioè il ricongiungimento con la base, sarebbe stato l’asse portante della coalizione. Purtroppo però questo presupposto è venuto a mancare, c’è stato un appiattimento al percorso berlusconiano e la crisi è stata inevitabile”. In questo la sinistra vi sta dandouna mano. “La sinistra sposa tutto ciò che va contro Berlusconi. Quando Fini ha deciso di staccare la spina e creare un nuovo soggetto politico, noi abbiamo raccolto l’invito. Ne condividiamo i principi che sono: essere un partito aperto, meritocratico, aperto al confronto e non alla contrapposizione. Quando ho accettato l’incarico è stato a condizione di applicare questi principi, primo fra tutti l’ascolto della base. Questo è anche il mio principio che mi fa essere sempre disponibile e pronto a incontrare e ascoltare tutti quelli che lo vogliono. Per questo ho istituito riunioni bisettimanali d’incontro con tutti quelli che hanno qualcosa da comunicare a noi rappresentanti. Da maggio poi inizieremo a fare i congressi provinciali dove ogni persona rappresenterà un voto, senza deleghe né intermediari”. L’astensionismo è un fenomeno cronico, però, come pensate di superarlo? “Cercando di riconquistare proprio quella fiducia nella politica, che venendo a mancare in questi anni lo ha provocato e purtroppo continua ad alimentarlo. E lo si può contrastare solo con il contatto diretto con le persone e con le loro proposte, idee, problematiche a cui vogliamo dare tutto l’ascolto possibile per poi trasformarlo in azioni politiche”. Cosa risponde a chi vi accusa di “tradimento”al progetto del Pdl?“È proprio l’aver disatteso quel progetto lacausa del nostro allontanamento. Quando un leader passa tutte le sue giornate ad occuparsi dei propri problemi personali, inevitabilmente finisce per trascurare gli impegni del suo mandato. L’allontanamento della attuale politica dai problemi reali del paese ha portato molte persone, come noi, a sentirsi essi ‘traditi’. Quando non si condivide più lo stesso progetto non si può parlare di tradimento, ma solodi libertà di riappropriarsi delle proprie convinzioni. Come solo in democrazia si può fare”.