Quale riflessione si può fare su queste storie?
Che hanno un filo conduttore, ossia una “capacità generativa non pensata” vissuta nei suoi due poli: da una parte l’aborto e il rifiuto della maternità, dall’altra la scelta di vivere la maternità fino in fondo. Sono due poli, in antitesi tra di loro, che indipendentemente dalla presenza di un “lieto fine” sottolineano la tendenza a vivere la sessualità senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni e dei propri comportamenti.
Quali sono le motivazioni che portano una donna a scegliere di abortire?
E’ indiscutibile che la notizia di una gravidanza inattesa porti scompiglio nella vita di una donna, ma la vera domanda è un’altra: perché una donna e un uomo non scelgono di usare la contraccezione? Tornando alla domanda, le ragioni sono molte e complesse. Da una parte, ci sono motivazioni obiettive e razionali come gli aspetti economici, la precarietà del lavoro, l’instabilità della coppia e la conflittualità; dall’altra motivazioni psicologiche che, sebbene “invisibili”, hanno un peso maggiore rispetto a quelle “razionali”. Si può affermare che quando una donna decide una interruzione volontaria di gravidanza vuol dire che non è disponibile al progetto materno che il corpo le impone. A mio giudizio l’interruzione di gravidanza costituisce la conseguenza della mancata elaborazione di un “grembo psichico” in cui la gravidanza può trovare il necessario accoglimento mentale. L’interruzione del progetto materno, come nel narrato di alcune storie – sia che sia un abbandono o un interruzione – appare l’esito di una solitudine. Il dover ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza o abbandonare il proprio bambino è sempre una lacerazione alla propria femminilità, che necessita di una zona di rispetto, intimità e silenzio.
A proposito delle adolescenti che diventano mamme?
Nella quasi totalità dei casi si tratta di maternità che “capitano” e che vengono affrontate senza una reale assunzione di responsabilità da parte della giovane donna e del giovane padre. Mentre l’interruzione di gravidanza e l’abbandono di un figlio possono essere considerate l’esito di una solitudine, in questo caso la scelta di realizzare il progetto materno solitamente è sostenuta da un ambiente familiare che accompagna e sostiene la scelta della giovane. La famiglia di origine in questo caso funge da “grembo” in cui accogliere la diade madre-bambino. In alcuni casi alla radice di queste maternità vi è la necessità di una conferma della propria fertilità e la tendenza inconsapevole a passare direttamente all’atto per avere una conferma. Si tratta di situazioni in cui le giovani donne sono più figlie che madri.
Per concludere?
Non si può chiedere ai giovani di non vivere la sessualità, ma gli adulti possono “insegnare” loro a proteggersi, a dare significato alle esperienze e ad aprire spazi di pensiero al fine di vivere la sessualità in modo più responsabile per sé stessi.