Qualcuno ingenuamente o provocatoriamente mi chiede che cosa penso della cosiddetta “dieta del sondino”, che ha stranamente polarizzato attenzione, tanto da acquisire molto spazio sui social network e persino nei salotti televisivi, per cui sono costretto ad affrontare l’argomento che avrei preferito ignorare. La nutrizione enterale chetogena (NEC), introdotta dal prof Cappello di Roma, si propone l’obiettivo di migliorare la motivazione del paziente, attraverso rapide perdite di peso, ottenute con l’infusione naso-gastrica
di soluzioni di aminoacidi. L’utilità di questo metodo, che non è altro che una riedizione modernizzata del digiuno modificato, non ha avuto ancora alcun riconoscimento scientifico, ma il messaggio ad esso associato risulta altamente diseducativo perché alimenta la confusione tra dimagramento e perdita del peso in soggetti fragili e facilmente suggestionabili da terapie sensazionalistiche (il dimagrimento avviene solo attraverso la riduzione dei grassi di deposito), inoltre non promuove la correzione degli errori alimentari preesistenti, ma può essere certamente dannoso in soggetti affetti da disturbi del comportamento alimentare. A ciò occorre aggiungere la mancata integrazione del metodo alla valutazione dello stato nutrizionale, del metabolismo, dello stile di vita e delle componenti psicopatologiche, in assenza delle quali gli obesi non hanno un corretto inquadramento diagnostico e fisiopatologico per cui sono esposti a gravi rischi per la loro salute. La comunicazione che utilizziamo, da sempre, presso il Centro di Riferimento Regionale di Fisiopatologia della Nutrizione e il messaggio che diamo ai nostri pazienti è esattamente all’opposto del messaggio che accompagna le azzardate promesse della “dieta del sondino”. Noi ci preoccupiamo di far riacquistare vitalità ed effi cienza metabolica migliorando le scelte alimentari e la distribuzione dell’energia, dopo aver valutato con tecnologie appropriate ed evolute il metabolismo e lo stile di vita, e associamo questo percorso alla riscoperta della piacevolezza del vivere e della sensorialità dell’atto alimentare. In altre parole, il percorso dimagrante risulta essere una avvincente esperienza conoscitiva che ci aiuta a ristabilire, attraverso scelte alimentari più consapevoli e pertinenti, la giusta relazione con il corpo e con l’ambiente, avvalendosi anche di un costante supporto medico- psicologicodietistico. Quando impariamo a scegliere e ad utilizzare l’energia vitale del cibo per nutrire il nostro agire quotidiano non si crea ristagno metabolico, non si crea accumulo adiposo, ma ci si avvia ad un sano dimagramento che riguarda prevalentemente la massa grassa e che non richiede sacrifi cio, perché si associa al godimento della riacquistata vitalità e pienezza del corpo. Ci dimentichiamo troppo spesso che il rapporto tra il cibo e il nostro corpo è altamente dinamicizzante perché in grado di attivare funzioni, metabolismo, ricambio e detossicazione. Occorre fare, quindi, una scelta di campo ben precisa tra una alimentazione stereotipata, rigida, sbilanciata, in cui prevale l’alimento “morto” che porta gradatamente e inesorabilmente al rallentamento del metabolismo e del ricambio cellulare, e un’alimentazione varia e sensibile alle stagionalità, con una adeguata presenza di cibi crudi ed integri che ci garantiscono la rigenerazione, la
salute cellulare e la vitalità metabolica. Un’alimentazione poco variata e poco curata disabitua progressivamente il corpo all’uso del gusto, dell’olfatto ed alla ercezione dei segnali interni, favorisce la dipendenza dagli zuccheri che monopolizzano il piacere derivante dal cibo e pongono le premesse per l’evoluzione verso il ristagno metabolico e le sue conseguenze (sovrappeso-obesità, dismetabolismi, cellulite). SE VI RICONOSCETE PROBLEMI CON L’ALIMENTAZIONE EVITATE DI FARE QUALSIASI TIPO DI DIETA SENZA ESSERE ADEGUATAMENTE SEGUITI E CONTROLLATI.