C’è chi parla di cambiare verso, cambiare strada o perfino nome, anche se, a sentire il Vasco nazionale, la cosa è quasi impossibile. Lo vediamo in questi giorni, sommersi e sopraffatti dai “santini” e dai manifesti elettorali delle centinaia di candidati a cui una legge grama ha imposto perfino il “burqa”. Ma da dove inizia il cambiamento? Proviamo a fare un parallelo tra le passate elezioni e questa: una volta c’erano i comizi di piazza e il porta a porta a casa degli “amici degli amici”.
E oggi è ancora così. Una volta c’erano le tribune elettorali di Jader Iacobelli, mentre oggi abbiamo un’overdose di talk shows televisivi che coprono tutte le 24 ore della giornata. In questo caso è cambiata la quantità. Una volta c’era la stampa , che sfornava pagine e pagine di foto e interviste, magari con uscite straordinarie dedicate o aumenti di foliazione. Oggi…anche. Un’occasione per una boccata d’ossigeno (economico) per la casse asfittiche dei giornali locali che si contendono al ribasso i rimborsi elettorali dei partiti. E così nelle cassette della posta dei teramani oltre alle centinaia di “santini”, anche i “cataloghi” dei periodici locali, i cui rari contenuti giornalistici, senza nessuna forma di gratitudine per l’”obolo” quinquennale della politica al territorio, si permettono pure qualche critica e (sfrontati !) neanche velata.