Avevo circa 6 anni, ricordo un bambino che in premio aveva avuto un piccolo albero da piantare nel proprio giardino.
Quel bimbo accompagnato dal suo papà, fiero come un soldatino, piantò l’albero poiché il padre gli aveva spiegato che le radici affondando nel terreno avrebbero tenuto ben saldo quel giardino dove era solito giocare. L’albero vrebbe fatto ombra e sarebbe cresciuto con chi lo aveva piantato.
Ogni tanto mi capita di vedere ancora quel pino che fa ombra su un bel palazzo della nostra città.
Un albero serve al nostro ecosistema, rende bella e verde una città, fa ombra e regala quella piacevole sensazione di fresco quando il sole picchia, rappresenta un riparo per uccelli e coiattoli, un albero serve.
Invece a Teramo, poco tempo fa, qualcuno ha deciso che tre pini marittimi secolari dovessero essere abbattuti per fare spazio a un parcheggio davanti ad una scuola elementare.
Ora sicuramente ci sarà spazio, per tutti, tutti gli accompagnatori degli alunni!
Perché nessuno ha chiesto il parere dei cittadini? Gli alberi non sono forse patrimonio anche di chi abita le città?
Forse qualcuno avrebbe detto di no, avrebbe detto che quella via non sarebbe stata più la stessa senza quei pini testimoni di tante esperienze che ognuno di noi conserverà per sempre nella memoria.
Pensando a questo albero sono molte le immagini che appaiono: famosi dipinti contemporanei e non; nei film più belli dei primi anni 50 del nostro cinema italiano, in cui veniva raffigurato il tragitto, verso il mare del litorale laziale, nelle domeniche assolate.
E poi il famosissimo Pino di via Orazio a Napoli simbolo della città partenopea. Un panorama indimenticabile in una delle zone più esclusive di questa meravigliosa città.
A coloro che hanno sostenuto che un albero e’ pericoloso e può cadere sulla testa di qualcuno vorrei dire che anche i fulmini si abbattono, le case crollano, le montagne si sgretolano i fiumi straripano, i ponti si spezzano, i tetti si scoperchiano, ma tutto ciò, per essere evitato, richiede una cosa semplicissima che noi italiani sappiamo fare molto poco: la manutenzione per scongiurare i disastri.
Ora, mi duole pensare che i giovanissimi studenti della scuola antistante i famosi pini dopo tante ore passate a fare educazione ambientale dovranno avere l’imbarazzante spiegazione del perché quel marciapiede non è più lo stesso.
di Sara Angelini