Cala il sipario sul ventennio di Forza Italia.
Il 31 gennaio il partito fondato da Berlusconi chiuderà le sedi con conseguente licenziamento di 80 dipendenti. Lo smantellamento segna l’uscita dalla scena politica del Cavaliere e non solo in Abruzzo.
Ma nonostante il futuro già tracciato, il senatore Antonio Razzi è riuscito a richiamare una gran folla, lo scorso venerdì al Grand Hotel Adriatico di Montesilvano.
Una conviviale disertata dalla gran parte della nomenclatura dirigente, ma che ha visto una nutrita partecipazione di amministratori, gente comune, simpatizzanti ed elettori delusi. Anche Forza Italia attraversa da mesi lotte fratricide e fughe. I referenti regionali ormai di fatto destituiti.
Tra i partecipanti l’ex consigliere regionale degli azzurri Peppino Stanziale, Giuseppe D’Alessandro, vice presidente di Confcooperative Abruzzo, l’assessore al Bilancio di Chieti Alessandro Bevilacqua, l’ex consigliere regionale Riccardo Chiavaroli, l’ex sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia. Eugenio Seccia, Salvatore Marino, Moniè Berardino Ferrara.
Inoltre alcuni rappresentanti di Fratelli d’Italia e Noi con Salvini e Simona Mattioli, ex moglie di Salvatore Schillaci. “Sono rimasto molto sorpreso dal numero delle presenze – ha commentato Razzi – così come dal fatto che nessuno del partito sia venuto, nonostante fossero stati tutti invitati. Hanno perso una bella occasione” il senatore ha anche annunciato di aver riaperto a proprie spese la storica sede degli azzurri di piazza Salotto nel capoluogo adriatico, chiusa ormai da tempo e ha ricordato l’emigrazione di cinquant’anni fa verso la Svizzera con la “valigia di cartone”, per ribadire l’umiltà con la quale vuole porsi nei confronti dei compagni azzurri. “Ci siamo ritrovati da persone educate e rispettose, vogliamo fare le cose serie e queste si fanno solo lavorando, gli altri non so dove siano – ha concluso – è necessario formare gente che imposti la politica sulla verità, io non prendo mai in giro, dico solo quello che si può fare”. Insomma per il senatore chi c’è c’è, chi non c’è ha sempre torto.