era nell’antichità una micidiale arma la cui ricetta segreta si è persa nel tempo poiché custodita gelosamente esclusivamente dai propri ideatori.
Essenzialmente era una miscela incendiaria composta da molti elementi che consentiva agli utilizzatori di poter bruciare ogni cosa con estrema ef iacia, anche da notevole distanza, e le sue componenti erano tali per il quale il fuoco non si spegneva neanche nell’acqua.
Ho voluto ricordare il “fuoco greco” come elemento di arma potentissima che consentiva di annientare il nemico anche a distanza, per rappresentare cosa potrebbe verosimilmente accadere nei prossimi mesi proprio in Grecia e non solo nei propri confi ni nazionali.
Sappiamo ormai molto bene che, nonostante famosi personaggi delle istituzioni europee (prestati con metodi irrituali alla politica italiana) abbiano attribuito alla Grecia il più grande successo dell’euro, la situazione economica e
sociale del paese ellenico è sempre più precipitata fi no a raggiungere livelli d’insostenibilità.
La stessa Troika, cioè la triade composta dalla Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, ha indotto e costretto i governi greci, dopo lo scoppio della crisi nel 2010 (dovuta all’ef etto
scadenze dei derivati contratti dieci anni prima, per consentire di acquistare facilmente il biglietto per l’entrata nell’euro), ad intraprendere politiche economiche improntate all’austerity più esasperata.
Dismissioni di asset pubblici, taglio della spesa pubblica con criteri lineari che hanno inciso pesantemente sulla copertura sanitaria e previ denziale dei cittadini, licenziamenti nel settore pubblico, innalzamento delle tarif e dei servizi, tagli dei salari ecc., hanno fatto precipitare il paese in una devastante defl azione infl iggendo sacrifi ci e pene alla popolazione assimilabili ad una vera e propria guerra con il risultato di riscontrare tassi di disoccupazione ufficiiali intorno al 26%.
Questo ha generato un’ondata di proteste a valanga e se le votazioni per il rinnovo della Presidenza della Repubblica previste per il 17, 23 e 29 dicembre prossimi verranno disattese, verrà sciolto di conseguenza il Parlamento a gennaio secondo quanto previsto dalle normative greche e si procederà ad elezioni politiche immediate. (Ed è andata così) –
In questo caso la Troika potrebbe ricevere dal popolo greco la prima vera e propria delegittimazione, in quanto nei sondaggi le forze all’opposizione vengono accreditate con percentuali nettamente superiori a quelle attualmente al governo, ed essendo disponibili ad intraprendere politiche economiche diametralmente opposte rispetto a quelle adottare fino ad ora, è presumibile che la Grecia sconfessi le politiche economiche imposte da Bruxelles e Francoforte. In particolare il partito che attualmente sta godendo dei maggiori consensi è Syriza di Alexis Tsipras, il quale ha posto nel suo programma politico una revisione radicale delle politiche di austerity dettate fi no ad ora
dall’Europa. Ritorno agli ammortizzatori sociali, maggior impegno dello Stato nei confronti delle classi più esposte, freno alle dismissioni di beni pubblici e soprattutto l’intenzione di procedere ad un netto sconto sul debito molto
più incisivo del famoso “haircut” volontario sui titoli sottoscritto nel 2012.
Questo provocherebbe non solo enormi problemi nei portafogli di molte istituzioni fi nanziarie e di privati detentori di titoli greci, ma farebbe infrangere il tabù dell’irreversibilità della moneta unica in quanto, le promesse elettorali
di Syriza, possono essere realmente attuabili solo nel caso in cui la Grecia ritorni all’uso della propria valuta nazionale. Ma c’è di più.
Mentre nelle precedenti azioni di salvataggio delle finanze greche le risorse impiegate sono state a titolo di prestito da parte dell’Europa, cioè con l’insita promessa della restituzione, questa volta le richieste del partito Syriza sono
per un vera e propria ristrutturazione di un debito sovrano e gli ef etti saranno per la prima volta a carico dei contribuenti dell’eurozona.
Ricordiamo che il debito pubblico greco ammonta a 330 Mld di euro e un taglio del 70-80% così come ipotizzato significherebbe, per i paesi che sono maggiormente esposte cioè Germania, Francia e Italia, perdite rispettivamente per 40, 28 e 25 Mld di euro.
La colpa di tutto ciò sarà imputabile principalmente alle istituzioni europee responsabili di aver fatto a suo tempo entrare nell’aggregazione monetaria un paese assolutamente impreparato con conti palesemente non in ordine, di non aver immediatamente agito nel 2010 dopo la violenta crisi finanziaria e per aver successivamente
ciecamente insistito nella politica di austerity per raddrizzare le sorti del paese. Troppi errori compiuti nei confronti della Grecia e senza minimamente tener conto delle esigenze del popolo greco, unicamente effettuati per soddisfare le esigenze dei creditori finanziari. Un vero e proprio cortocircuito che rischia paradossalmente di penalizzare oltremodo chi doveva invece salvaguardare e tutto questo per la totale incapacità delle istituzioni europee nella gestione delle ripetute crisi greche.
E’ pertanto quanto mai possibile che assisteremo, a migliaia di anni di distanza, ad una nuova versione del temibile fuoco greco, dove le miscele infiammabili si sostituiranno a scelte economiche e finanziarie, ma non meno capaci di provocare enormi sconquassi a distanza. A noi rimane l’amara considerazione che una moneta che doveva servire
ad unire, nella pratica si sta rivelando essere la principale causa di divisione e di disagio in quest’Europa che avrebbe invece quanto mai bisogno finalmente di un lungo periodo di stabilità!
PrimaPagina, edizione gennaio 2015 – di Antonio Maria Rinaldi