La definizione di “agriturismo” fu coniata a metà degli anni Sessanta in concomitanza con la fondazione dell’associazione Agriturist, promossa dalla Confagricoltura e presieduta dall’imprenditore agricolo toscano Simone Velluti Zati. L’attività è svolta dall’imprenditore agricolo e i suoi familiari, mentre i lavoratori dipendenti che vi partecipano sono considerati lavoratori agricoli ai fi ni della disciplina previdenziale, assicurativa e fi scale vigente.
La Legge 96/2006, ne sancisce i requisiti e e peculiarità che regolano tale forma di ricezione e ospitalità di tipo turisticogastronomico. L’impresa agrituristica si avvale dell’utilizzo della propria azienda in quanto attinge alle attività di coltivazione del fondo, alla produzione di prodotti propri per la preparazione e somministrazione dei pasti, all’ospitalità in alloggi e tutta una serie di attività sportive e accessorie legate al territorio, quali equitazione, escursionismo ecc. Concepito come una forma di accoglienza molto semplice, negli anni si è evoluto offrendo servizi di turismo moderno, pur rimanendo legati all’attività agricola, perché anche la domanda di agriturismo si è nel frattempo notevolmente modifi cata. La provincia di Teramo non solo non fa eccezione, ma continua a mantenere il primato regionale per numero di aziende agrituristiche. Secondo l’Istat, i dati relativi al 2010 vedono le imprese di agriturismo autorizzate nel comprensorio provinciale, ammontare a 193: di cui 175 adibite all’alloggio, 101 alla ristorazione, 8 alla degustazione e 60 ad altre attività. La notizia è stata diffusa di recente dalla Coldiretti Teramo che evidenzia come, malgrado la fl essione nel 2010 rispetto all’anno precedente, l’agriturismo continui a rappresentare un’attività di rilievo nel panorama dell’offerta turistica. Nella graduatoria delle province abruzzesi Teramo è seguita da Pescara con 184 unità, L’Aquila con 145 e Chieti con 114 per un numero complessivo di 636 strutture agrituristiche autorizzate in tutto l’Abruzzo. Il benessere di cui gode il settore è senza dubbio una luce di speranza per questa economia martoriata dalla crisi, ma la domanda, sorniona e spontanea che inevitabilmente fa capolino è se davvero è “tutt’oro” quello che passa per “agri” turismo.