Nell’inchiesta della Dda di Milano e della Dna su attività di banche dati violate e di dossieraggio su larga scala indagati Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei figli del patron di Luxottica, e Matteo Arpe, nonché il presidente di Fondazione Fiera Milano, Pazzali, e l’ex super poliziotto in pensione Gallo.
“Tacete, il nemico vi ascolta” era uno dei più famosi slogan usati dalla propaganda fascista. Il nemico di allora oggi è la grande rete di dossieraggio che ha schedato praticamente l’intero Paese. Una cosa immensa scoperchiata dalla inchiesta della Dda di Milano e della Dna.
C’è una melma che bolle nel pentolone scoperchiato in questi giorni. L’indigazione accomuna tutta la politica nei suoi rappresentanti, dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai partiti di maggioranza fino alle forze di opposizione.
Il governo è pronto a varare un decreto legge sul tema dei dossieraggi e delle banche dati delle forze di polizia violate. Dopo l’indagine della Dda di Milano, l’obiettivo di palazzo Chigi e del ministero della Giustizia, scrive Repubblica, non è solo “aumentare le pene” per chi accede abusivamente a tali sistemi, ma anche limitare per gli stessi investigatori delle forze dell’ordine l’utilizzo, “senza autorizzazioni” chiare delle procure, sia delle banche dati sia di eventuali intercettazioni su telefonini e strumenti informatici.
“Il dossieraggio, nella migliore delle ipotesi, configura i reati di ricatto ed estorsione ma, nella peggiore, è eversione. Uno Stato di diritto non può tollerarlo. Mi aspetto che la magistratura vada fino in fondo”. Così Giorgia Meloni intervistata da Bruno Vespa nel suo nuovo libro in uscita il 30 ottobre, commenta così i casi di spionaggio che toccano anche lei e le persone a lei vicine. Ma l’allarme è di tutte le forze politiche.
Lo ha detto il presidente del Consiglio commentando le notizie sull’inchiesta condotta dalla Procura di Milano e in modo specifico all’altro caso di dossieraggio, quello emerso a Bari: l’indagine sull’ex bancario che ha spiato svariati conti correnti, tra i quali anche quello della premier e di sua sorella. “Credo che si accaniscano su Arianna perché non ha le tutele che posso avere io. Ma colpire lei è come colpire me”, ha avvisato Meloni. Il rischio di sistemi violati e dati sistematicamente rubati, spinge la Lega ad annunciare “una iniziativa in Parlamento per incrementare le pene per i cosiddetti spioni”.
Sulla stessa linea FdI e FI. “Dopo la mia denuncia — rivendica Guido Crosetto che per primo aveva evocato il pericolo in un’intervista al Corriere — si è aperto il vaso di Pandora. Qualcuno ha fatto ironia, ma l’abuso che denunciavo non è finito. Il governo si sta muovendo, lo faccia anche il Parlamento”. Quella che è emersa dalle indagini “è una inaccettabile minaccia alla democrazia”, dice Tajani aggiungendo che “le informazioni possono essere usate dai nostri nemici dal punto di vista geo-strategico”. Dall’opposizione Matteo Renzi, spiato a sua volta, allude a un intervento normativo: “In un mondo in cui i dati sono il nuovo petrolio dobbiamo avere il coraggio di affermare che la violazione dei telefonini o dei computer è un reato gravissimo. E che la pubblicazione di dati illegittimi è un crimine. Sono fatti enormi”.
“La sottrazione dei dati dal sistema del Viminale, è di una gravità assoluta. Piantedosi chiarisca come mai il livello di protezione sia così basso”. Anche per il M5S le indagini “dimostrano un grave problema di inefficacia degli strumenti che dovrebbero evitare la violazione della riservatezza”. Dal Viminale filtra, però, che il ministro ha dato mandato di acquisire gli atti di indagine e che, sugli accessi illeciti, ha istituito una commissione di specialisti.
L’inchiesta
Non solo il presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali e l’ex super poliziotto in pensione Carmine Gallo. Tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Milano e della Dna su attività di banche dati violate e di dossieraggio su larga scala, che ha portato a sei misure cautelari ci sono anche Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei figli del patron di Luxottica, e Matteo Arpe. Ma anche Marco Talarico, l’amministratore delegato di Lmdv Capital, il family office del rampollo e Fabio Candeli, l’amministratore delegato di Banca Profilo, banca di cui è azionista Arpe tramite il fondo Sator. Come anche il fratello Fabio Arpe.
Indagine partita nel 2022
I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Varese, coordinati dalla Procura di Milano e dalla DNA, grazie ad una indagine partita nel 2022, hanno scoperchiato “un mercato clandestino delle informazioni riservate, un inchiesta molto delicata che è solo all’inizio”, hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa sabato 26 ottobre chiarendo che ad essere stato coinvolto è in particolare il mondo dell’economia e dell’imprenditoria mentre “non ci sono emergenze di rilievo che portino al mondo della politica”. Informazioni raccolte da banche dati nazionali utilizzate a scopo di profitto ma non solo. “Più erano riservate e più costavano”, hanno aggiunto, segnalando anche l’utilizzo di “informazioni artefatte”.
Le accuse al centro dell’inchiesta sono in particolare associazione per delinquere, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni abusive, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. La presunta associazione per delinquere avrebbe prelevato dalle banche dati strategiche nazionali informazioni su conti correnti, precedenti penali, dati fiscali, sanitari e altro, evadendo su commissione e dietro compenso, la richiesta dei clienti, tra cui soprattutto grandi imprese, studi professionali e legali, interessati a condizionare le attività di loro “concorrenti” con questo “dossieraggio”.
Coinvolta l’agenzia investigativa Equalize srl
Al centro dell’indagine c’è in particolare l’agenzia di investigazione privata, Equalize srl, a pochi passi dal Duomo, di cui è socio di maggioranza Pazzali. Mentre l’ex poliziotto Gallo ne è socio di minoranza della società e si sarebbe occupato della gestione. Ma non è l’unica società di questo tipo a essere stata coinvolta, hanno aggiunto ancora gli inquirenti spiegando che ci sono poliziotti ancora oggi in servizio accusati di far parte della rete creata per il commercio delle informazioni riservate.
Informazioni che sarebbero state prelevate in particolare dalle Banche dati strategiche nazionali, come lo Sdi (dove sono raccolti i precedenti di polizia dei cittadini), Serpico, e il sistema valutario legato alle cosiddette Sos di Bankitalia, per poi rivenderle su commissione di clienti, tra cui ci sarebbero anche alcuni media. Operazioni avvenute grazie all’accesso consentito da parte di pubblici ufficiali infedeli. I prelievi riguarderebbero pure dati e informazioni sensibili di esponenti politici, anche se in maniera marginale.
Le informazioni sottratte
Per tutta la giornata di venerdì 25 sono state eseguite decine di perquisizioni in Italia e all’estero. Le indagini sono state condotte dai pm della Dda Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, coordinati dal procuratore capo Marcello Viola e l’aggiunta Alessandra Dolci.
Tra i dati sottratti dalla rete raggiunta da ordinanza di misure cautelari e decreti di sequestro disposti dal gip Fabrizio Filice ci sarebbero informazioni bancarie, giudiziarie, fiscali, sanitarie, segnalazioni di operazioni sospette. Informazioni che sarebbero state prelevate dalle Banche dati strategiche nazionali, come lo Sdi (dove sono raccolti i precedenti di polizia dei cittadini), Serpico, e il sistema valutario legato alle cosiddette Sos di Bankitalia, per poi rivenderle su commissione di clienti, tra cui ci sarebbero anche alcuni media. Grazie all’accesso consentito da parte di pubblici ufficiali infedeli. Prelievi che riguarderebbero anche dati e informazioni sensibili di esponenti politici, anche se in maniera marginale rispetto alle informazioni economiche.
Gli spiati
Fra gli spiati tramite l’accesso alle banche dati il presidente del Milan ed ex amministratore delelgato dell’Eni, Paolo Scaroni, come pure il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Giovanni Gorno Tempini, gli ex banchieri Roberto Mazzotta e Massimo Ponzellini, l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, l’ex numero uno di Trenord Giuseppe Biesuz, l’ex presidente dell’Eni Paolo Andrea Colombo, oltre a diversi giornalisti. Come pure Virginia von Furstenberg, nipote di Gianni Agnelli, e Ginevra Caprotti della famiglia che controlla Esselunga.
fonte: https://www.italiaoggi.it/news/