Commemorato a Manoppello in coincidenza con l’antico rito di Omnis Terra
di Antonio Bini
PESCARA – In occasione della rievocazione del rito di Omnis Terra, così detto in base alle parole del testo latino del Salmo 65: Omnis terra adoret te, Deus (A te si prostri tutta la terra), nel Santuario del Volto Santo di Manoppello è stato commemorato papa Benedetto XVI. Nell’introdurre la celebrazione, p. Antonio Gentili, rettore del Santuario, ha ricordato le origini dell’antico rito, ispirato all’evento istituito da papa Innocenzo III nel 1208, nella seconda domenica successiva all’Epifania, quando veniva portata in processione la Veronica da San Pietro ai malati ricoverati nel vicino ospedale dei pellegrini di Santo Spirito in Sassia. Quell’evento, come ha puntualizzato p. Antonio, è storicamente ricordato come l’inizio del culto pubblico della sacra immagine. Ha ricordato poi che la tradizione venne ripresa nel 2016, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, con un pellegrinaggio da Manoppello a Roma, portando in processione una riproduzione del Volto Santo. Negli anni successivi è stata rinnovata a Manoppello, divenendo così la terza festa annuale del Volto Santo.
In questa occasione, ha sottolineato il rettore, la celebrazione intende ricordare papa Benedetto XVI, scomparso nei giorni scorsi, che è stato pellegrino al Volto Santo il primo settembre 2006. Primo Papa a visitare questo Santuario. P. Antonio ha evidenziato che le immagini televisive e le foto – riproposte anche in questi giorni – lo hanno mostrato profondamente emozionato in meditazione e a lungo in preghiera davanti alla sacra immagine, per poi incitare religiosi e credenti nella ricerca del volto di Cristo, concludendo, infine, con l’invito a pregare per Benedetto XVI, ringraziandolo per quanto ha dato alla Chiesa e al Santuario. Nella sua omelia, l’arcivescovo Bruno Forte ha tracciato un ideale ponte tra papa Innocenzo III, iniziatore del culto del Volto Santo, e Benedetto XVI, come pontefice che ha “riportato” nella Chiesa la sacra immagine dimenticata, dopo secoli di oblio e di silenzi. L’arcivescovo, con voce commossa, ha affermato come lo sguardo del papa morente si posò sulla riproduzione del Volto Santo, pronunciando un’ultima invocazione: “Signore, ti amo”.
Da un’altra testimonianza, pubblicata sul sito dell’agenzia stampa cattolica di lingua tedesca Kath.net il 2 gennaio 2023, sappiamo che il biografo Michael Hesemann visitò un’ultima volta Benedetto XVI il primo dicembre 2022, trovandolo debole, ma mentalmente vigile. Lo stesso Hesemann, racconta che il papa aveva vicino a sé, su un tavolino, la riproduzione del Volto Santo di Manoppello. E’ probabile che ne avesse diverse, compresa quella, custodita tra due vetri in una cornice argentea, ricevuta in dono dai Cappuccini il primo settembre 2006. L’arcivescovo Bruno Forte, ha rievocato, non senza emozione, quella visita riprendendo e commentando alcuni passaggi della preghiera che il Papa dedicò al Volto Santo, mettendoli in relazione con alcune parti del discorso che il Santo Padre tenne in occasione del suo viaggio apostolico in Germania, a Friburgo in Brisgovia, il 24 settembre 2011, durante una veglia di preghiera con i giovani.
Era stato lo stesso arcivescovo Bruno Forte ad aver accolto Benedetto XVI a Manoppello nel 2006. Fu molto particolare l’incontro del papa con il Volto Santo quando giunse nel Santuario, in una luminosa giornata estiva, accolto da migliaia di persone che riempirono ogni spazio possibile nei pressi del Santuario del Volto Santo. Il papa era visibilmente emozionato, senza nascondere la sua gioia per essere lì, sottraendosi ai tentativi di quanti tentarono di dissuaderlo da quel viaggio in un luogo dove mai nessun papa si era recato prima. Appena giunto sul sagrato, rivolse un breve saluto nei confronti dei presenti, entrando poi in chiesa, gremita di vescovi, cappuccini e sacerdoti, dove si soffermò in preghiera in ginocchio davanti l’altare. Poi salendo la scalinata, accompagnato da p. Carmine Cucinelli, allora rettore del Santuario e dall’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte, si fermò diversi minuti in profondo raccoglimento, fissando intensamente con gli occhi lucidi l’altro lato del Volto Santo, sussurrando, secondo alcuni “…Il Volto di Dio”.
Proprio questi lunghi ed emozionanti momenti di preghiera rappresentarono il momento più significativo della visita, mentre nel suo discorso rivolto ai presenti, rilanciato all’esterno da schermi giganti, il Papa, evitò di esprimere qualsiasi pronunciamento di carattere ufficiale sulla natura del velo, sottolineando comunque di trovarsi in un luogo “dove possiamo meditare sul mistero dell’amore divino contemplando l’icona del Volto Santo” e, a seguire, l’invito diretto ai religiosi: “Cari sacerdoti, se resta impressa in voi, pastori del gregge di Cristo, la santità del suo Volto, non abbiate paura, anche i fedeli affidati alle vostre cure ne saranno contagiati e trasformati”. Esortò anche i seminaristi presenti a non lasciarsi attrarre da null’altro che da Gesù e dal desiderio di servire la Sua Chiesa. All’uscita della chiesa, rivolse un ultimo saluto alla folla entusiasta che lo attendeva, rinnovando l’incitamento, rivolto soprattutto ai tanti giovani “a cercare il Volto di Cristo” concludendo la sua visita, esclamando con gioia: “E’ bello essere con il Signore.” Singoli pellegrini e gruppi provenienti da varie parti avevano raggiunto a piedi il Santuario sin dalla notte, in quanto le esigenze di sicurezza avevano portato al blocco del traffico a diversi chilometri di distanza.
Quel giorno ero anche io a Manoppello. Anzi ero lì sin dalla notte precedente, in quanto p. Carmine, allora rettore del Santuario, mi chiese di aiutarlo nella fase organizzativa di quell’evento straordinario che non aveva precedenti per il paese e per gli stessi cappuccini, che allestirono anche un palco per giornalisti e televisioni e trasformarono l’attigua sala San Damiano in una sala stampa. Quella notte si dormì pochissimo in attesa del mattino seguente, tra preghiere e canti di gruppi di giovani e nuovi arrivi, anche di giornalisti stranieri. La mattina dopo, l’arrivo del pontefice in elicottero, che atterrò nel vicino parcheggio e quindi il breve tratto a piedi verso il Santuario, in compagnia dell’arcivescovo Bruno Forte, di mons. Georg Gänswein, mons. James Harvey prefetto del Palazzo Apostolico. Il loro passaggio era circondato dalla gioia della folla che si accalcava nei pressi delle transenne, commuovendo lo stesso Benedetto XVI.
Già nel febbraio 2006, era trapelata su alcuni giornali l’ipotesi di una visita di Benedetto XVI. La notizia fece clamore, ma fu subito smentita da mons. Bruno Forte, arcivescovo della diocesi Chieti-Vasto, comprendente il Santuario del Volto Santo. Una circostanza che doveva rivelare retroscena poco noti, o meglio tentativi messi in atto da gerarchie vaticane per sconsigliare quella visita da possibili implicazioni. L’annuncio non mancò di generare comunque attese e speranze tra gli stessi Cappuccini, che misero discretamente in atto la propria macchina organizzativa, preparandosi all’atteso evento. Soltanto il 19 agosto 2006, la Sala Stampa Vaticana diramava un semplice avviso in cui veniva confermato che il primo settembre si sarebbe tenuto il “pellegrinaggio di sua santità Benedetto XVI al Santuario del Volto Santo a Manoppello”. Insomma un pellegrinaggio privato e non una vera e propria visita, che ribadiva la volontà del papa di incontrare il Volto Santo.
In realtà, all’inizio del 2005 era stato lo stesso mons. Forte ad aver invitato l’allora cardinale Joseph Ratzinger a Manoppello, dal quale aveva ricevuto l’ordinazione episcopale l’8 settembre 2004 a Napoli, prima di assumere la guida della diocesi di Chieti-Vasto. In una recente intervista al quotidiano “Avvenire” del 6 gennaio 2023, Forte ha confermato che era stata già fissata anche la data del 18 aprile 2005, ma due giorni prima il cardinale veniva eletto papa, per cui l’appuntamento saltò. Ma fu solo rimandato. Nell’autunno 2004 era stato il giornalista e scrittore Paul Badde ad informare il futuro papa, che alloggiava allora nel suo stesso palazzo situato nelle vicinanze del Vaticano, delle ricerche che stava conducendo sul Volto Santo, donandogli poi il suo primo libro pubblicato in Germania (Das Muschelseindentuch, Ullstein, Berlino). Diversi anni prima, era stato p. Heinrich Pfeiffer, l’autorevole studioso dell’immagine di Cristo, a consegnare un pro-memoria al cardinale Ratzinger, dopo aver esposto le sue tesi sulla Veronica in una conferenza presso la stampa estera a Roma, il 31 maggio 1999, auspicando una visita di papa Giovanni Paolo II. Negli stessi anni, anche il cardinale Fiorenzo Angelini aveva informato il papa polacco del risultato degli studi di p. Pfeiffer, docente di storia dell’arte cristiana dell’Università Gregoriana di Roma e riferimento scientifico dell’Istituto Internazionale di ricerca sul Volto di Cristo, creato nel 1997 dallo stesso cardinale Angelini, proprio in vista del grande Giubileo del 2000. La visita costituì un grande evento mediatico internazionale, come documentato da un opuscolo nel quale raccolsi i principali commenti espressi da televisioni o apparsi su quotidiani e riviste o diffusi da agenzie stampa, che i cappuccini vollero pubblicare come supplemento alla Rivista del Volto Santo.
Mi sembra opportuno riprendere qualche riflessione per comprendere quanto poi avvenuto negli anni successivi per cogliere il senso del pellegrinaggio papale che suscitò interrogativi in non pochi giornalisti e commentatori. Ad es., Jerry O’Connell, sul quotidiano inglese The Universe, si chiese “come potesse essere considerata privata una visita accompagnata da oltre 300 giornalisti”. Anche Paul Kreiner su “Der Tagesspiegel”, richiamò l’ironia con cui lo stesso papa parlò del carattere “privato” della sua visita. Alquanto esplicito Saverio Gaeta, nel suo articolo “Questo è il Volto che rivedremo”, pubblicato sul settimanale Famiglia Cristiana, n. 37/2006, p. 57. Per il settimanale cattolico più diffuso in Italia, con insolita franchezza, scrisse che “la sua venuta, nonostante le obiezioni mosse da alcuni responsabili della Curia vaticana a riguardo dell’opportunità di tale viaggio (per il timore che di fatto smentisse quanto sostenuto per secoli dal Capitolo vaticano, che ha sempre affermato di possedere l’originale), rende lecita l’idea che il Pontefice sia convinto dell’autenticità di questa immagine.” Anche Paul Badde, sui quotidiani Die Welt e Berliner Morgen Post, si soffermò “sulle resistenze delle gerarchie vaticane” che caratterizzarono il viaggio di Benedetto XVI in Abruzzo. Altri parlarono anche di “giallo”. Circostanze che possono anche far intuire le difficoltà che hanno caratterizzato il pontificato di Benedetto.
Il popolare quotidiano tedesco Bild, in un articolo di Andreas English, scrisse “il papa prega davanti al Volto Santo, elevando l’immagine alla più importante reliquia dei cattolici”. Joachim Fischer sul Frankfurter Allgmeine Zeitung richiamò il Vangelo di Giovanni che parla del sudario oltre che del lenzuolo funebre, sostenendo inoltre che “più delle sue parole prudenti, il Papa ha impressionato per il rimanere in silenziosa devozione davanti all’Icona”. Da questo comportamento il giornalista rileva la possibilità di cambiamenti storici nel senso che “per la Chiesa cattolica il periodo in cui prendeva le distanze dalle immagini è finito”. Guido Horst, sul quotidiano tedesco Die Tagespost, sostenne che il papa “con neanche una parola ha espresso la tesi che il velo di Manoppello sia quello che nella tomba era sul Volto di Gesù”. Anche la BBC e l’agenzia Reuters parlarono espressamente di visita alla Veronica. Altri richiamarono gli studi di suor Blandina Paschalis Schlòmer a proposito della sovrapposizione del Volto Santo con la Sindone. Rispetto ad una varietà di commenti e interrogativi sulla stampa di tutto il mondo, ricordo che l’Osservatore Romano dedicò la prima pagina alla visita papale, con riproposizione integrale dell’intervento di Benedetto XVI in una pagina interna, senza ulteriori commenti. Dopo quasi 150 anni di storia, il giornale vaticano si era comunque interessato per la prima volta del Santuario abruzzese.
Il senso della visita va anche compreso alla luce del cordiale incontro con i più noti studiosi del Volto Santo, avvenuto all’interno del Convento, durante una pausa della visita, come documentato dalle immagini che lo mostrano con p. Heinrich Pfeiffer, Paul Badde, sr. Blandina, p. Andreas Resch e Saverio Gaeta, tutti convinti assertori della autenticità del velo e della sua identificazione con la Veronica (vera icona). Sarà lo stesso p. Pfeiffer, in un suo intervento sullo speciale dedicato alla visita, pubblicato dai Cappuccini, a sostenere come fosse stato importante che il papa, “al di là dei condizionamenti”, avesse visto con i propri occhi “l’immagine di Cristo che fu venerata nei secoli come la reliquia più importante della cristianità. Forse non sarebbe mai stata conosciuta dal grande pubblico se il defunto p. Domenico da Cese non avesse voluto mostrarlo durante il Congresso Eucaristico svoltosi a Pescara”, alludendo alla mostra sul Volto Santo che il cappuccino, profondamente convinto dell’autenticità dell’immagine, volle organizzare in occasione di quell’evento (settembre 1977), che avrebbe visto la presenza di papa Paolo VI.
- Pfeiffer, il primo a sostenere dopo anni di ricerche l’identificazione della Veronica nel velo di Manoppello colse l’occasione per ammettere “di non aver mai voluto creare difficoltà ai Canonici di San Pietro, ma è noto che uno di loro mostri alla vigilia della domenica della Passione, quella che è una copia che sostituì la vera reliquia”. Negli anni precedenti, un vivace confronto sulla scomparsa della Veronica finì anche sulle pagine del mensile 30 Giorni, tra il gesuita tedesco e mons. Dario Rezza, canonico di San Pietro. Sappiamo anche che due canonici di San Pietro si recarono a Manoppello agli inizi degli anni duemila e, pur venerando la sacra immagine, raccomandarono verbalmente a p. Germano Di Pietro, allora rettore, di evitare di parlare di Veronica, di cui si iniziava a scrivere anche sulla rivista del Santuario. Per tanto tempo i cappuccini avevano avuto timore di farlo. P. Pfeiffer, scomparso il 15 novembre 2021, soffrì non poco le conseguenze dei suoi studi, che continuò tenacemente a portare avanti. Dopo la visita del papa a Manoppello scrisse che “ogni ricerca era debitrice solo di una cosa: la verità”. E la presenza di Benedetto a Manoppello doveva intendersi anche una risposta ai suoi studi.
In realtà da quella visita, scaturirono effetti immediati, come l’elevazione a basilica del Santuario a distanza di sole tre settimane. Con la concessione del titolo si intendeva “intensificare l’attaccamento e la devozione della cattedra di San Pietro a codesta importante chiesa e nello stesso tempo renderla centro di particolare azione liturgica e pastorale.” Ad un anno dal pellegrinaggio, il Papa fece pervenire al Santuario, per il tramite del vescovo, la preghiera dedicata al Volto Santo, il cui testo esprime una lunga riflessione diretta al “volto umano di Dio entrato nella storia per svelare gli orizzonti all’eternità. Volto silenzioso di Gesù sofferente e risorto.”. Una vera e propria testimonianza venuta dal papa teologo, che ha improntato la sua intera vita religiosa e accademica al dialogo tra Fede e Ragione, tra scienza e fede. Le conseguenze dell’incontro con il Volto Santo emersero da altre voci, come ad esempio quella di Alessandra Borghese, nobildonna romana molto vicina agli ambienti vaticani, che pubblicò un articolo sul quotidiano Il Resto del Carlino del 20 dicembre 2007 – dal titolo “Il Mistero del Volto Santo” – in cui scrisse che da alcuni amici aveva saputo che il papa rimase profondamente commosso davanti a quell’immagine sacra.
Anche il secolare silenzio sulla Veronica iniziò a venir meno. In un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede del 14 luglio 2011, in coincidenza con la presentazione della mostra “L’Uomo, il volto, il mistero”, da tenersi a San Marino, con opere provenienti dai musei vaticani, si rese noto che la Veronica era scomparsa nel 1527. Una tesi confermata da Antonio Paolucci, allora direttore dei musei vaticani, in un’intervista al quotidiano Il Resto del Carlino del 18 agosto, sempre a proposito della mostra sanmarinese. Ma queste tardive ammissioni, pur rilevanti, sembrano produrre riflessi limitati, persistendo nei confronti del “Volto ritrovato” un atteggiamento di scarsa attenzione. Altri segnali ed eventi si sono succeduti in questa direzione negli anni successivi, anche dopo le dimissioni di Benedetto XVI (28 febbraio 2013), cui seguì quasi un decennio di appartato silenzio, fino alla morte. Tra questi, vale la pena di ricordare come, in coincidenza con il Giubileo straordinario della Misericordia, istituito da papa Francesco nel 2016, prese forma l’idea di riprendere l’antica tradizione instaurata da papa Innocenzo III.
Il 16 gennaio 2016, un pellegrinaggio di 400 persone, guidato da p. Carmine Cucinelli, con la riproduzione del Volto Santo, racchiusa in un antico reliquiario d’argento, mosse da Manoppello per convergere su piazza San Pietro. Il corteo riuscì ad entrare in San Pietro fin sotto la statua del Mochi e poi in processione, con in testa il coro, si diresse nella vicina basilica di Santo Spirito in Sassia, gremita fino all’inverosimile. Celebrò la messa l’arcivescovo mons. Gänswein, prefetto della Casa Pontificia e, soprattutto, fidatissimo segretario di Benedetto XVI, che aveva già accompagnato il papa a Manoppello. Nel corso dell’omelia affermò chiaramente che si trattava di “una copia dell’antico originale che papa Innocenzo III mostrava ai pellegrini e che da quattrocento anni è custodito in Abruzzo, sull’Adriatico, in una zona periferica dell’Italia, da dove oggi per la prima volta è stato riportato nel luogo dove ebbe inizio il suo culto pubblico.” Tra i concelebranti anche due canonici di San Pietro, l’arcivescovo libanese Edmond Y. Farhat e mons. Americo Ciani.
Da allora l’antico rito è annualmente ripetuto a Manoppello e si conclude con una breve processione davanti il sagrato. Il 17 gennaio 2021, tornò per presiedere la celebrazione mons. Gänswein, ribadendo, tra l’altro, che “Il primo settembre 2006 Papa Benedetto ha riportato di nuovo nella Chiesa e in tutta la terra il “volto di Dio umano” e personale”. Aggiunse il richiamo a quando il 15 maggio 2009 “Benedetto visitò il Santo Sepolcro a Gerusalemme, dal quale provengono tanto il velo del Volto Santo quanto la Sindone torinese come messaggio incomparabile della Risurrezione di Cristo dai morti”. Affermazioni rilevanti, che possono farsi risalire al pensiero del papa, e naturalmente a quello dello stesso mons. Gänswein e che fanno ripensare all’umile profezia di p. Domenico da Cese, che giunse alle medesime conclusioni negli anni settanta, esprimendole coraggiosamente nelle note che accompagnavano un santino che riproduceva il Volto Santo. Nel libro “Nient’altro che la verità” (ed. Piemme, Milano, 2023), scritto da mons. Gänswein, con la collaborazione del giornalista Saverio Gaeta, non mancano riferimenti al Volto Santo. Il libro, uscito qualche giorno dopo la morte di Benedetto XVI, sta destando clamore per alcuni particolari emersi soprattutto durante il periodo successivo alle dimissioni, che forse avrebbero richiesto maggiore riservatezza, pur comprendendo l’umano desiderio di chiarire alcuni episodi, dopo quasi dieci anni di silenzio, anche a tutela della memoria del papa scomparso.
Il libro rappresenta, in ogni caso, un’opportunità per conoscere meglio la visione del papa recentemente scomparso. Si sostiene, tra l’altro, che per papa Ratzinger alla base della trilogia “Gesù di Nazareth”, c’era la convinzione del messaggio salvifico di Gesù, “che non è semplicemente una dottrina, bensì il concreto incontro con la sua persona, con il Dio che si è realmente fatto uomo e che continua ad essere presente in ogni tempo”. Al riguardo, mons. Georg richiama le parole che il papa ebbe a pronunciare a Manoppello davanti al Volto Santo: “Per vedere Dio bisogna conoscere Cristo…”. Inoltre, si conferma l’invito di mons. Forte, all’allora cardinale Ratzinger, al quale donò una copia del libro sul Volto Santo, curato da Saverio Gaeta, stampato da Famiglia Cristiana nel marzo 2005. In appendice, è pubblicato il testamento papale, scritto il 29 agosto 2006, ossia mentre si apprestava al suo pellegrinaggio al Volto Santo, di cui sapeva giù tutto (anche oltre i libri che gli erano stati donati), comprendente il suo lascito spirituale: “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita – e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo».
Si discuterà a lungo del papato di Benedetto XVI, come pure della sua rinuncia, che è sembrata ispirata al gesto compiuto nel 1294 da Celestino V, sui cui resti mortali custoditi nella Basilica di Collemaggio si recò in preghiera a L’Aquila nei giorni successivi al terremoto che colpì l’Abruzzo il 6 aprile 2009 e ancora, in visita pastorale a Sulmona il 4 luglio 2010. Ma aver riportato nella Chiesa lo sguardo sul volto di Cristo rimarrà un atto storicamente ascrivibile al suo pontificato.