A domanda risponde – Marcello Martelli
Morale e moralità, moralisti e moralismi. Stanno tornando di moda vocaboli archiviati da un bel “gruzzolo” di anni? Intanto, la prima “vittima” teramana di questo “nuovo senso del pudore” riesploso rumorosamente tra certi scranni della politica, è un notissimo cultore dei buoni sentimenti, quell’ Edmondo De Amicis che con il suo libro”Cuore” tante generazioni
i bambini aveva tirato su bene, tutto sommato. Che sta succedendo, dunque, alla società dei costumi dilatatissimi e dei finti scrupoli di coscienza? Lo chiediamo a Marcello Martelli, giornalista e scrittore (nonno, soprattutto), che sull’argomento off re una sua rifl essione, aprendo il nuovo numero di questa apprezzatissima rubrica. De Amicis e il libro ‘Cuore’ fuori moda? Non è una novità. Altri sono i modelli di riferimento per i ragazzi e, in primis, per la mamma e il papà di oggi. Tv e mitici protagonisti come quelli in cattedra al Grande fratello hanno ormai cancellato gli eroi di un passato neppure tanto lontano. Dalla Maestrina dalla penna rossa di allora siamo alle veline e alle escort di oggi. Persino il Tricolore nazionale era fi nito in cantina, dimenticato e rinnegato anche da chi, fi nalmente, cerca di recuperarlo. E non avrebbero potuto fare diversamente, in tempi di celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia. Ma non solo il recupero della bandiera nazionale, avremmo bisogno anche del ritorno, sulla scena nazionale, di un Edmondo de Amicis. Con il libro “Cuore”, ai suoi tempi, ebbe molto successo e diventò lo scrittore più letto, insegnando ai giovani le cosiddette “virtù civili”. Vale a dire l’amore per la patria, il rispetto per le istituzioni e i genitori, lo spirito di sacrificio, l’eroismo, la carità, la pietà, l’obbedienza e la sopportazione delle disgrazie. Hai detto che maestri come de Amicis educavano i giovani, fra l’altro, al rispetto delle istituzioni. Ma non è una missione difficile, adesso, con certi cattivi esempi che arrivano dall’alto? Attenzione a non generalizzare. I buoni esempi non mancano nella nostra società, anche se non riescono spesso a prevalere sul peggio che c’è e che domina la scena. Con eff etti devastanti. Consentiamo di salire in cattedra solo ai veri maestri e a coloro che hanno le carte in regola. Mettiamo in ombra i falsi miti. Usiamo il telecomando contro gli spacciatori di immoralità e ignoranza, che ormai sono diventati -ahinoi!- maggioranza schiacciante. E sui “festini di Arcore” che idea ti sei fatta? Non emetto sentenze sommarie come si usa fare nei tribunali mediatici delle tv e dei giornali. Preferisco aspettare le sentenze della magistratura, che arrivano, quando arrivano, a conclusione dei tre gradi di giudizio. Mettere il carro avanti ai buoi, come normalmente si fa, è uno sport che non mi piace. E’ una barbarie vera e propria. Ma di un primo ministro che passa le serate in così allegra compagnia, cosa pensi? Che nessuno possa permettersi di entrare nella vita di una persona, anche se trattasi di un leader politico. Altro discorso è se, durante quelle serate, si verificano reati penalmente rilevanti, che spetta alla magistratura accertare e punire. Senza riguardo per chicchessia. D’accordo per l’aspetto penale. Ma per quello etico e morale, cosa dici? Il giudizio sulla morale lasciamolo alla coscienza di ciascuno e al prete nel confessionale. L’importante è non confondere le due sfere, quella dell’etica e l’altra giudiziaria o penale. Una confusione che invece si è verificata per le note vicende che hanno coinvolto il premier Silvio Berlusconi. Il quale avrebbe diritto a vivere la sua vita privata, senza che Rosy Bindi si senta in diritto di andare a frugare fra le lenzuola. Liberi i giudici, poi, di accertare eventuali responsabilità penali. E invece? Abbiamo assistito al solito copione. Ad un grande processo celebrato in tv e sui giornali, con sentenze mediatiche sommarie e grande “sputtanamento” di uomini e pubbliche istituzioni in particolare. Facciamo una ipotesi: se la sentenza dei giudici vera e di garanzia per tutti (lentamente, ma arriverà) dovesse smontare ogni accusa, come si riparerebbe al danno grave procurato a uomini e istituzioni? Conclusione? Come si esce, secondo te, da un labirinto che avvelena la vita nazionale, per questa come per altre vicende? Da più parti sento dire ormai che non viviamo in un paese normale. Dovremmo rientrare tutti velocemente nella normalità, tornando al rispetto reciproco e alla salvaguardia della comunità nazionale. Magari approfi ttando dell’evento delle celebrazioni per l’Unità d’Italia, da trasformare in un’occasione di riscoperta e rilancio dei valori di democrazia e convivenza nazionale. Che vanno poggiati non su sterili parole e vuota retorica. Un impegno per tutti. Da concretizzare in che modo? Ad assistere a certi scontri in tv e in altre arene “de toros”, si capisce che tutti i contendenti ritengono di essere dalla parte del vero e del giusto, e via con il muro contro muro. Un disco incantato, senza via d’uscita. Si dovrebbe, invece, rovesciare la padella e ripartire dall’idea che tutti abbiamo torto, almeno un po’. Solo così sarà possibile far cessare la canea impazzita, ripristinando sani e corretti rapporti di convivenza. Con i cittadini che tornano a fare i cittadini, i politici i politici e i magistrati i magistrati. Senza prevaricazioni e straripamenti, nel rispetto rigoroso delle leggi e delle regole. Ma non è una pia illusione, la tua, considerato il punto in cui si è arrivati, con le istituzioni messe sotto i piedi di chi pure dovrebbe rappresentarle e onorarle, e l’insulto come normale mezzo di comunicazione? Sarà pure una utopia e non vorrei illudermi troppo. Al riguardo consiglio la rilettura di un grande abruzzese dimenticato, Panfilo Gentile, grandissimo pensatore tornato di stringente attualità, che attaccò i clientelismi e l’abuso di potere degli apparati della politica, scagliandosi contro mandarinati e degenerazioni oligarchiche della democrazia. In che cosa potrebbe essere di aiuto un pensatore come Panfilo Gentile, oggi? Non hai detto che ormai è confinato nell’oblio? Consiglierei una lettura o rilettura dei suoi libri a tutti e, naturalmente, ai giovani. Dall’alto del suo liberalismo aristocratico, della sua cultura e saggezza, Panfi lo Gentile ci ricorderebbe, come ha lasciato scritto in una delle sue opere migliori: “Ci sono epoche della storia in cui si può andare avanti soltanto tornando indietro. Sono le epoche di decadenza, nelle quali una civiltà che si diceva acquisita si viene disfacendo sotto i nostri occhi costernati”. Proprio così: per salvarci, urge tornare indietro.