La leishmaniosi è una malattia infettiva (parassitaria) a carattere zoonosico, causata da protozoi del genere Leishmania. L’infezione colpisce prevalentemente i mammiferi (uomo, canidi e roditori). Nell’uomo è trasmessa unicamente dal vettore invertebrato, ossia il flebotomo. La diffusione della malattia risulta influenzata da molti fattori: ambiente, clima, condizioni socio-sanitarie. La malattia è endemica in
Italia centro meridionale, ma le numerose segnalazioni di casi di leishmaniosi canina provenienti da aree tradizionalmente ritenute indenni (anche dell’Italia settentrionale), portano alla conclusione che in pratica non esistono zone che possano essere considerate completamente sicure. Nonostante la presenza dei flebotomi nel periodo maggio-ottobre, la malattia non assume un carattere di stagionalità perché il lungo periodo d’incubazione varia da un minimo di 1 mese ad un massimo di 4 anni. Risultano più colpiti i cani adulti, senza distinzione di sesso, razza, lunghezza del pelo, che vivono in ambiente esclusivamente o prevalentemente extradomestico. Nel cane la malattia si manifesta quasi esclusivamente nella forma generalizzata, detta anche «viscero-cutanea». La forma tipica è quella cronica dove il quadro sintomatologico risulta molto vario; all’inizio spesso si assiste ad un lento ma progressivo dimagrimento con appetito “capriccioso” (può essere aumentato o diminuito), accompagnato da lesioni cutanee. Uno dei primi segni osservabili è una certa rarefazione del pelo che può talvolta interessare tutta la superficie corporea (ma in particolare la testa e zona intorno agli occhi): la pelle si presenta poco elastica, secca, a volte ispessita, e ricoperta da forfora. La dermatite furfuracea rappresenta uno dei segni caratteristici della malattia. Le aree depilate possono presentare delle zone squamo-crostose, delle erosioni ed infine delle ulcere, ribelli ad ogni cura locale. Altra lesione caratteristica e presente nella maggior parte dei casi è la crescita abnorme delle unghie (onicogrifosi) quasi a forma di artigli. L’onicogrifosi, lo scadimento organico ed il tipico segno rappresentato dalla presenza di alopecia periorbitale bilaterale (segno degli occhiali) fanno assumere all’animale il tipico aspetto di cane vecchio. Le mucose (gengivale, nasale, congiuntivale, ecc.) si presentano generalmente pallide; nella mucosa nasale si possono formare delle ulcere che determinano sanguinamento dal naso, di solito monolaterale ed intermittente. La maggior parte dei soggetti con lesioni cutanee presenta anche una congiuntivite cronica; nei casi gravi si possono notare anche fenomeni di cheratite con opacamento corneale. Molto frequente è anche l’uveite anteriore (infiammazione della tunica media dell’occhio) che può portare allo sviluppo di glaucoma. Altri segni generali di malattia che divengono gradualmente sempre più gravi sono: dimagrimento progressivo che si accentua fino alla cachessia; linfoadenomegalia (aumento di volume dei linfonodi) generalizzata; abbattimento generale e sonnolenza che vanno anch’essi aumentando col passare dei giorni. Il coinvolgimento dell’apparato muscoloscheletrico può determinare delle zoppie. La poliuria (produzione di urina in quantità superiori alla norma) e/o polidipsia (aumento della sete) possono essere indicative di un danno renale: circa la metà dei cani leishmaniotici (49,5 %) ha una patologia renale. L’anemia è frequente. Sono state anche riportate lesioni a livello uterino nella cagna, responsabili di aborto nella fase avanzata della gravidanza. Nelle rare forme acute il quadro clinico è più grave: inizia con febbre elevata ed abbattimento generale seguiti dalla morte in pochi giorni. Molti dei suddetti segni clinici sono comuni anche ad altre patologie, e quindi non sufficienti per emettere una diagnosi. Occorre procedere ad esami specifici che consentano di diagnosticare con certezzala leishmaniosi, e andrebbero anche eseguiti esami specifici per valutare eventuali sofferenze di organi o apparati. Ad oggi non è ancora disponibile un farmaco risolutivo ed i trattamenti sono spesso lunghi, costosi ed inefficaci. Indubbiamente la risposta alla terapia è migliore e più efficace quando il cane è ancora senza sintomi, in modo da evitare l’evoluzione della patologia in forme gravi. Purtroppo nella pratica clinica quotidiana il proprietario conduce alla visita il cane quando si accorge che c’è qualcosa che non va. Sarebbe opportuno, quindi, soprattutto nelle aree endemiche, procedere ad un controllo annuale per verificare se il nostro animale sia venuto a contatto o meno con la Leishmania, in quanto è di fondamentale importanza diagnosticare la malattia quando i segni clinici sono ancora lievi o addirittura non evidenti. Un ruolo decisivo è occupato dalla prevenzione: hanno un’importanza fondamentale gli antiparassitari da applicare direttamente sul cane, presidi che debbono avere un’azione insetticida e repellente; esistono in commercio formulazioni spot-on, spray o collari (che il veterinario saprà consigliare in base all’animale ed alla taglia) ed integratori alimentari con effetto repellente. Da pochi mesi, inoltre, è in commercio anche un vaccino il cui utilizzo non trova però concordi tutti i medici veterinari.