La situazione del carcere di Teramo è a rischio emergenza. Il grido d’allarme lanciato da tempo dai sindacati di polizia penitenziaria e dai detenuti rischia di restare inascoltato. Castrogno è al collasso. Il sovraffollamento della struttura si unisce alla cronica mancanza di personale dipendente. Il problema del sott’organico continua a condizionare la professionalità e l’esperienza degli agenti che
quotidianamente prestano servizio nella struttura. Le celle sono costrette ad ospitare diversi detenuti. Le guardie penitenziarie vengono così obbligate al raddoppio dei turni di lavoro, con orari estenuanti ed un elevato rischio di stress e tensione. Nel penitenziario di Teramo non si svolgono attività lavorative per consentire il reinserimento sociale dei detenuti. Nessun laboratorio o scuola di formazione. Quando i detenuti escono dalla struttura si trovano generalmente nella stessa condizione di arrivo con pochissime possibilità di cambiamento. Solo sei detenuti, rispetto all’intera popolazione di Castrogno, hanno la possibilità di partecipare ad un progetto di reinserimento effettuando, un giorno a settimana, lavori di manutenzione stradale. Senza contare le altre criticità dell’istituto teramano, segnalate dai detenuti: dalla scarsa presenza di assistenti sociali ed educatori, alla diffi cile condizione del sistema sanitario interno con evidenti ripercussioni sulle visite mediche, agli angusti spazi all’aperto dove trascorrere l’ora d’aria. Nel carcere di Castrogno il sovraffollamento non risparmia alcuna sezione. Nella quarta sono rinchiusi i tossicodipendenti, nella terza gli autori di reati comuni, nella seconda i detenuti sottoposti al 41 bis tra cui diversi mafiosi, fi no alla prima sezione, tra le più rischiose, dove vengono isolati i colpevoli di reati d’infamia e pedofi lia. Il personale della Polizia Penitenziaria di Teramo riesce nonostante tutto a garantire un servizio all’altezza della situazione. Le cronache nazionali ci ricordano quotidianamente che sul fenomeno dell’emergenza carceri non si può certo soprassedere. Risse,aggressioni,episodi di violenza,tentativi di suicidio,pestaggi: occorre intervenire celermente, prima che possano manifestarsi simili segnali di disagio. La nostra realtà non è certo immune da questi rischi. Mentre il piano carceri promesso dal Governo stenta a decollare, sono ben 66 i detenuti suicidi nei penitenziari italiani nel corso del 2010. Un dato preoccupante che non ammette giustifi cazioni. “Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri. Poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione” (Voltaire).