Sullo stato dei nostri territori duramente colpiti dall’emergenza neve – sisma tutti gli amministratori locali hanno gridato forte le richieste necessarie a fronteggiare la difficile situazione.
Le scuole, le imprese, gli allevatori, le persone isolate, tutte le criticità sono state riportate alle istituzioni preposte a gestire l’emergenza e il post emergenza.
Il sindaco di Teramo ha più volte richiamato l’attenzione sulle scuole, molte delle quali inagibili e altrettante non pronte per il ripristino immediato delle attività. Se non si interviene con una soluzione straordinaria l’intera città rischia lo spopolamento scolastico perché i genitori non vogliono chiaramente esporre i figli ad ulteriori eventuali pericoli di crolli o altre scosse, visto che lo sciame sismico continua.
La dichiarazione della Commissione Grandi Rischi, poi, non ha fatto che aumentare la paura e la responsabilità di riaprire le scuole ricade tutta sui sindaci. Alcuni hanno deciso addirittura per la chiusura ad oltranza se non ci saranno le dovute condizioni di sicurezza. Il sindaco di Teramo ha interpellato sulla questione il Presidente del Consiglio Gentiloni il quale alla maniera di Pilato lo ha “rimandato” alla regione, a D’Alfonso, dando inizio al walzer dello scaricabarile della patata bollente. Perché queste soluzioni avranno un costo e un Governo assediato da Bruxelles “dribbla” la palla al politico gerarchicamente più prossimo.
Allora ecco chiamati in causa il Ministro della Pubblica Istruzione, il Commissario per la ricostruzione e il Capo della Protezione Civile: “ci servono i MUSP” scrive il sindaco: “Tali eventi hanno determinato fino ad oggi, per quanto riguarda il nostro patrimonio scolastico, l’inagibilità di quattro scuole – una Elementare, una Media inferiore e due Materne – che coinvolge circa 1.000 scolari su una popolazione studentesca complessiva di circa 11.000 unità.” E aggiunge: “La nota della Commissione Grandi Rischi che preannuncia la possibilità di eventi sismici tra il 6° e il 7° grado anche nel nostro territorio, ha gettato questa comunità nel panico più assoluto. Tante famiglie si sono trasferite sulla costa e, se non si assume una posizione chiara e netta sulla sicurezza degli edifici pubblici – in particolare appunto delle scuole -, si rischia la desertificazione della città”. Da qui la richiesta “ sommessa” dei MUSP, i moduli ad uso scolastico provvisorio che consentirebbero “ di intervenire sul patrimonio scolastico e garantire, per il futuro, le più alte condizioni di sicurezza possibili.” E mentre Teramo attende i MUSP e qualcuno che li autorizzi e soprattutto li paghi, a Notaresco un altro sindaco invoca persino il Papa a considerare che “ i cittadini insieme al territorio sono i veri patrimoni della comunità.” E che nessun freddo, per quanto eccezionale possa giustificare, oggi, la morte di persone, come accaduto nel nostro territorio. Il sindaco di Notaresco richiama tutte le istituzioni, dal Governo nazionale al parroco del paese, tutti , nessuno escluso sul fatto che “il benessere dell’uomo e la cura del territorio sono le basi imprescindibili dalle quali ricominciare per costruire una società più giusta, affinchè nessuna vita umana sia più sacrificata sull’altare delle riforme che tagliano soltanto i costi e vedono i cittadini come un peso.”
Perché questo siamo diventati per i governanti: un peso, un costo da tagliare, da ridurre, sull’altare dei bilanci statali.
Quei bilanci da cui, nonostante tutto, non si riesce a “tagliare” l’inutile, il superfluo, l’obsoleto. Enti e burocrazia che fagocitano risorse a scapito di necessità come sanità, scuole, strade, economie locali.
di Mira Carpineta