CENTO ANNI FA LA GRANDE GUERRA

LA MEMORIA E’ PRESENTE

Come un grido sordo che irrompe dalla nuda pietra. In quell’epigrafe ‘Presente’, incisa innumerevoli volte sui 1200 gradoni del Sacrario militare di Redipuglia, sembra di sentirli – uno a uno – rispondere all’appello, lungo un secolo, affinché non si dimentichi mai il sacrificio prestato alla Patria.
Non poteva che essere questo l’altare solenne per celebrare la messa da Requiem di Verdi, che il Maestro Riccardo Muti dedica alle vittime di tutte le guerre nel centesimo anniversario del primo conflitto mondiale e che, nell’ambito del Ravenna Festival, diventa tappa di ‘Le vie dell’amicizia’, percorso musicale e di ricordo ideato dallo stesso Muti per raggiungere le città segnate dal terrore. Lo fa tenendo stretto un mosaico di voci e suoni giunti da molte delle Nazioni coinvolte nella Grande Guerra, attorno ad un unico commuovente messaggio di pace rivolto all’Europa e al Mondo.
Due ore e mezzo di concerto, aperto dalla fanfara Brigata Alpina Cadore e trasmesso in diretta da Rai Tre e Radio Tre, saranno riproposte al pubblico il prossimo 1 agosto su Rai1. Suonano per una notte, sullo stesso palco, l’orchestra Giovanile Cherubini e l’European Spirit of Youth Orchestra, con i musicisti della Berliner Philharmoniker, della Chicago Symphony, della Filarmonica di Sampietroburgo, della National de France, Philarmonia e dell’orchestra del Teatro Verdi di Trieste, accompagnati dai cori del Friuli Venezia Giulia, di Budapest, Lubiana e Zagabria. Pluralità che diviene sintonia nella preghiera struggente, scritta per i defunti da Verdi e che Muti disegna nell’aria con la sua bacchetta, davanti a una platea di ottomila persone.
In prima fila, come a siglare un nuovo cammino comune verso un’Europa più unita, siedono vicini il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e i presidenti sloveno, Borut Pahor, croato Ivo Josipovic, e del consiglio federale austriaco Ana Blatnik, che hanno aderito alla prima iniziativa internazionale organizzata dal governo italiano per commemorare la Grande Guerra. A seguire l’evento anche il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il Sottosegretario all’Editoria con delega agli anniversari di interesse nazionale, Luca Lotti, e il presidente del Comitato storico scientifico, Franco Marini. Ma protagonista indiscussa è la musica.

Tuona il canto di morte e sgomento nella sacralità palpabile e immota, ai piedi dell’immenso sepolcro che raccoglie, nel suo ventre muto, le spoglie di 100 mila soldati. “Libera me, Domine, de morte aeterna in die illa tremenda” è l’ultima invocazione che a imperituro monito per le nuove generazioni che possono e devono scongiurare l’oblio eterno, tenendo viva la memoria storica dei nostri Padri.
Il Maestro ripone le braccia, guarda il pubblico, risponde agli applausi con un sorriso, ma basta un cenno per serrare lo scroscio e far partire il Silenzio dalla tromba di un alpino come ultimo saluto ai soldati caduti, invadendo nuovamente l’anima di commozione.

PrimaPagina edizione luglio 2014 – di Alessia Di Fabio