Accade ormai da diversi anni che nei periodi autunnali ci troviamo a parlare di fenomeni atmosferici estremi, che determinano sempre più frequentemente disastri di enormi proporzioni. L’autunno è la stagione maggiormente caratterizzata da fenomeni meteorologici particolarmente intensi; ciò a causa del fatto che il mar Mediterraneo in questo periodo è ancora relativamente caldo quindi, con l’irrompere di aria fredda di origine nord-atlantica, si vengono a creare quei forti contrasti termici che sono alla base dell’intensificazione della nuvolosità e delle precipitazioni. Le domande che molti si pongono in questo periodo sono: “Perché le piogge sono divenute così intense e distruttive?” – “Le precipitazioni attuali sono più intense rispetto al passato? “Cerchiamo ora di dare una risposta a queste domande, ma per poterlo fare bisogna fare delle opportune premesse riguardanti il bilancio energetico del sistema Terra-Atmosfera. La maggior parte della radiazione solare diretta verso la Terra (uv; visibile; infrarosso corto) non subisce particolari attenuazioni; l’atmosfera ne trattiene solamente una parte. La frazione di energia che giunge al suolo viene completamente assorbita dalla superficie terrestre e si trasforma in calore provocando il riscaldamento della Terra. Come tutti i corpi che hanno una temperatura superiore allo zero assoluto, anche la Terra irradia nello spazio energia, ma ad una lunghezza d’onda maggiore di quella ricevuta, e cioè con radiazioni infrarosse lunghe. Le radiazioni infrarosse emesse dalla Terra non riescono, però, ad attraversare completamente l’atmosfera, a causa delle caratteristiche chimiche dei gas che la compongono e, rimanendo in parte “intrappolate”, fanno sì che questa si riscaldi. Questo fenomeno è noto come “Effetto Serra”, nome che prende spunto dalle serre utilizzate in agricoltura, dove la funzione dei gas-serra è svolta dai teli di nylon utilizzati per la copertura. Ovviamente esiste un equilibrio tra la radiazione che arriva dal Sole e quella che la Terra restituisce all’ambiente; tale equilibrio però può venir meno a causa dell’immissione nell’atmosfera di elementi chimici (quali CO2) che hanno le caratteristiche di accentuare l’effetto serra. Il fatto che la temperatura del sistema Terra-Atmosfera stia gradualmente aumentando è ormai acclarato e accettato dalla comunità scientifica mondiale. Il dibattito è ancora aperto, invece, sulla paternità di questo riscaldamento; in molti sono convinti che le attività antropiche siano alla base (o per lo meno siano corresponsabili) di questo riscaldamento, altri, in verità sempre di meno, sono dell’opinione che questo riscaldamento sia semplicemente da addebitare a dei cicli climatici naturali che effettivamente si sono registrati anche nei millenni passati. Il dato di fatto è che la temperatura, seppur lentamente e lievemente, sta aumentando e ciò significa che c’è maggior energia a disposizione per gli eventi atmosferici. Infatti, la totalità dei fenomeni meteorologici, dalla circolazione dei venti, alla formazione di basse ed alte pressioni per arrivare alle perturbazioni, sono conseguenza della non omogenea distribuzione della radiazione solare sul nostro pianeta, ma se questa radiazione tende ad aumentare, i fenomeni suddetti avranno maggior energia a disposizione per svilupparsi o per rinvigorirsi. Negli ultimi anni si sta quindi studiando come questo surplus di energia possa influenzare il tempo meteorologico e in particolare le precipitazioni. Ultimamente, si sente spesso parlare di “tropicalizzazione delle precipitazioni” nel bacino del Mediterraneo e quindi in Italia; questo non sta a significare cheil nostro clima tende a divenire simile a quello tropicale, assolutamente no! ma semplicemente la tendenza delle precipitazioni a divenire meno frequenti (piove meno giorni) ma con una maggiore quantità di pioggia per singolo evento meteorico (eventi estremi). I climatologi del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare hanno effettuato uno studio in tal senso; hanno analizzato i dati di ben 53 stazioni meteorologiche della rete osservativa dell’A.M. e in particolare di 22 stazioni costiere, 13 stazioni montane e 18 di pianura. Sono stati confrontati i dati del periodo 1961-1990 con quelli del decennio successivo (1991-2000) e si è arrivati ad una serie di conclusioni. Per quanto riguarda le piogge si è notato che le precipitazioni annuali hanno manifestato nell’ultimo decennio considerato, un’ intensità analoga a quella del trentennio 1961-’90 al Nord, al Centrosi è verificato un aumento del 2% e al Sud c’è stata una riduzione del 3% circa. La cosa più interessante è che mentre nel trentennio 1961-’90 mediamente si aveva una precipitazione di circa 9 mm di pioggia per singolo evento meteorico, nell’ultimo decennio la quantità è cresciuta a 10 mm. Inoltre, sempre questo studio afferma che la maggior parte delle precipitazioni estreme tendono a verificarsi nei periodi autunnali. Questi ultimi dati quindi sembrano avvalorare l’ipotesi sulla “tropicalizzazione delle precipitazioni”. Ovviamente come avviene spesso nel mondo scientifico non tutti sono in accordo con queste conclusioni. Alcuni studiosi infatti non credono alla teoria della “tropicalizzazione” asserendo che nel Mediterraneo e soprattutto in Italia vi sono alcuni dati statistici in contrasto con le precedenti conclusioni. Per esempio, la stazione meteorologica del Monte Titano, a San Marino, ha mostrato,nel periodo 1961-90, una quantità media annua di pioggia pari a 806,6 mm, con 90,4 giorni annui di precipitazione. Nel periodo 1991-2005 la media annua è stata, rispettivamente, di 770,1 mm e 88,3 giorni. Dunque, nel trentennio 1961-90 cadevano in media 8,9 mm di pioggia ad ogni giorno piovoso. Nel successivo quindicennio ne sono caduti 8,7 mm. Va precisato, comunque, che la rete osservativa dell’ Aeronautica Militare è da sempre certificata dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia, dato questo che assicura l’elevata qualità dei parametri osservati e quindi delle statistiche conseguenti.In ogni caso per poter affermare con certezza che si sta andando verso una “tropicalizzazione delle precipitazioni” in Italia, bisognerebbe estendere lo studio a molte altre stazioni meteorologiche ed effettuarlo per periodi di tempo più lunghi, e questo sarà possibile solo in futuro. Negli ultimi anni la rete di stazioni di rilevamento si è sviluppata sensibilmente; molti pluviografi (strumento che misura le precipitazioni cadute) sono stati installati in posti anche disagiati dove in passato non era possibile rilevare alcun parametro meteo. Ecco quindi che in talune zone vengono registrate precipitazioni eccezionali (400mm in 6 ore in una località della Liguria di levante nell’alluvione del 25 ottobre scorso), che rappresentano sicuramente un dato “estremo”, ma che possibilmente si erano verificate in altri momenti del passato quando in quella zona non era presente alcun pluviografo che ne permettesse la misura. Inoltre, si può dire che spesso la nostra valutazione dell’intensità delle precipitazioni è influenzata dai disastri prodotti in conseguenza di eventi meteorici. Vedere i fiumi o i torrenti che si gonfiano rapidamente durante un temporale e che tendono a uscire dal loro “letto” abituale spazzando via tutto ciò che incontrano nel loro cammino, ci suggestiona moltissimo, facendoci pensare ad eventi atmosferici eccezionali. Molto spesso la ragione di questi disastri è da ricercare altrove, ovvero in tutti quei processi naturali, ma soprattutto antropici, che tendono a modificare l’ambiente che ci circonda alterando gli equilibri che la natura aveva raggiunto nei secoli scorsi.