Le insistenze delle associazioni dei consumatori riguardo ai rimborsi dell’IVA sulla tassa di igiene ambientale (TIA) hanno portato a casa il risultato: con la sentenza n. 238 nel 2009, La Corte Costituzionale aveva stabilito che la TIA (tarif a igiene ambientale) è un tributo e non una vera tarif a , pertanto su di essa non poteva essere caricata l’iva, intesa come imposta sul valore aggiunto. infatti si trattava di “tassa” e non di “valore” o servizio che si aggiungeva e quindi da tarif are e tale da divenire valore imponibile agli ef etti iva.
Così dopo la sentenza della Corte Costituzionale è arrivata la sentenza della Corte di Cassazione n.3756/2012 che ha aperto concretamente la strada dei rimborsi. L’importo della posta in gioco , circa un miliardo rimborsabile, fa prevedere tentativi di dilazionare l’avvio di tali rimborsi.
Essi risultano complessi per le imprese e i soggetti che praticano il rimborso IVA. Per i cittadini consumatori e utenti la condizione è chiara e trasparente . Essi hanno diritto di chiedere ai soggetti che hanno emerso la bolletta per i rifiuti di rimborsare l’iva sulla TIA (tariffa igiene ambientale ).
Poiché si tratta inequivocabilmente di un diritto la Lega Consumatori ha elaborato il seguente modulo di richiesta di rimborso e impegna ciascun sportello della rete della associazione a promuovere la raccolta di informazione, di consulenza pratica e di invio delle richieste documentate di rimborso.
Cosa fare se negano il rimborso della TIA Se l’Ente non riconosce la sentenza della Corte costituzionale e vi nega il rimborso, o non risponde, potete presentare un ricorso alla commissione tributaria provinciale. Potete farlo come singolo contribuente se il valore della causa risulti inferiore a 2.582,28 euro. Al di sopra di questa cifra è necessario farsi assistere da un avvocato. Per fare ricorso alla commissione avete 60 giorni di tempo dal momento in cui ricevete
la risposta negativa dell’ente o dal termine dei 90 giorni dalla presentazione della richiesta di rimborso