LO SVILUPPO DELL’IDENTITA’ NELLA RELAZIONE CON IL MONDO
La tematica relativa all’identità e ai processi relativi alla sua costruzione è da sempre oggetto
di discussione: tale dibattito ha registrato recentemente, pur nella specificità delle diverse posizioni teoriche, un notevole consenso su alcuni aspetti: in primo luogo l’identità e il sé sono un punto di riferimento per tutti coloro che attribuiscono all’individuo umano la capacità di orientare le proprie azioni verso scopi intenzionali e in secondo luogo è ormai opinione comune che chiunque voglia approfondire il tema relativo all’identità debba affrontare il rapporto tra l’individuo e il sociale.
Uno dei contributi centrali al tema dell’identità è stato offerto dalla teoria psicosociale dello sviluppo di Erik Erikson, psicanalista statunitense di origine tedesca, intorno agli anni ‘50.
Il pensiero di Erikson ha rappresentato un valido tentativo di coniugare, seppur sullo sfondo di un approccio psicoanalitico, la prospettiva sociologica con quella antropologica, dando molta importanza all’influenza della cultura e dell’ambiente nello sviluppo della personalità.
Erikson giunse a tali deduzioni attraverso i suoi studi confrontando culture diverse (ad esempio tribù di cacciatori e pescatori) e tramite l’osservazione diretta dello sviluppo psichico dei bambini.
La sua teoria propone uno schema evolutivo caratterizzato da otto stadi organizzati in sequenza a cui corrispondono altrettante crisi psicosociali o di identità, che, se superate con successo, rappresentano un passo avanti verso al maturità psicologica.
Queste fasi non seguono uno schema periodico fisso poichè ogni soggetto ha i suoi ritmi evolutivi; inoltre le fasi non vengono mai abbandonate ma sono a poco a poco integrate in un insieme funzionante. Il superamento positivo di uno stadio costituisce un requisito necessario affinché lo stadio successivo possa vere soluzione positiva.
Gli stadi che vengono proposti da Erikson sono otto e comprendono il periodo compreso dalla nascita alla vecchiaia:
1.stadio: Fiducia – sfiducia (da 0-1 anno) :la necessità del bambino, in questa fase, di essere accudito e nutrito ha una natura fondamentalmente fisiologica e diventa una premessa importante per la nascita della fiducia di base in esso, basata sull’esperienza e sulla prevedibilità del mondo: l’essere soddisfatto nei suoi bisogni primari, infatti, lo rassicura e quindi fa nascere in lui un sentimento di fiducia nei confronti del mondo e di fiducia di poter influenzare gli eventi.
2.stadio: Autonomia, dubbio – vergogna ( 2-3 anni ): in questa fase, il bambino incomincia a distinguersi dalla madre, non vedendola più come una cosa unica legata a sé: si comincia così a sviluppare il principio della differenziazione; il bambino inizia a distinguere il sé dal non sé.
Si sviluppano capacità come la deambulazione, la verbalizzazione, il controllo degli sfinteri. Nasce il senso di autonomia, il bambino acquisisce il coraggio di abbandonare la base sicura che è rappresentata dalla madre per iniziare a esplorare l’ambiente; se invece si sente frustrato o deriso, cominciano ad insorgere dei sentimenti come la vergogna e il dubbio.
3.stadio: iniziativa – senso di colpa ( dai 4 anni ai 5 anni ) :lo spirito di iniziativa è legato da una lato alla raggiunta autonomia, dall’altro alla capacità di pianificare e conquistare il mondo.
Questo periodo è contraddistinto da azioni spesso vigorose o violente che possono essere vissute dai genitori, come aggressive e lesive. Il pericolo maggiore, in questo stadio, è l’insorgere del senso di colpa. Erikson ritiene questa stadio di estrema importanza: è questo il periodo in cui comincia a formarsi anche il senso della moralità e del dovere. Se questa fase non viene risolta con l’aumentare ed l’indirizzare lo spirito d’iniziativa, i residui di tale conflitto possono esprimersi patologicamente nell’adulto come negazione isterica oppure sfociare sottoforma di malattia psicosomatica.
4.stadio: industriosità- senso d’inferiorità (6-12 anni ): fase legata all’inizio della scolarità e necessità di ottenere l’approvazione da parte di estranei. Si apprende, in questo stadio, ad imparare a leggere, a scrivere, inizia anche la competitività; se queste iniziative vengono in qualche modo bloccate, possiamo notare l’insorgere nel bambino del senso di inferiorità.
5.stadio: identità – confusione di ruoli (13-18 anni ): è il periodo della pubertà e dell’adolescenza. In questo stadio Erikson definisce la differenza tra infanzia e adolescenza: la formazione dell’identità è un processo adolescenziale ben diverso dai processi di introiezione e di identificazione che avvengono nell’età infantile.
E’ soltanto quando il soggetto è in grado di selezionare alcune fra le sue identificazioni infantili scartandone altre, in accordo con i propri interessi, talenti e valori che egli giunge a formare la propria identità. Ma se il bisogno di trovare una propria identità, diventa ricerca esasperata di molteplici modelli in cui identificarsi, spesso discordanti, l’adolescente rischia di cadere in una cosiddetta “confusione di ruoli” che consiste nel passare da un identificazione ad un’altra , provando ruoli sociali diversi in una sorta “di turismo psicologico dell’Io” pago di se stesso, o generatore di ansie profonde, senza mai riuscire a costruire una sintesi originale del materiale disponibile.
In altre parole, la formazione dell’identità per l’adolescente non consiste soltanto nell’incorporare un Io sicuro, capace di iniziare e completare compiti soddisfacenti modellati da altri significativi, ma richiede anche che il soggetto “superi” tali identificazioni per produrre un Io sensibile ai propri bisogni e talenti, che lo renda capace di occupare un proprio spazio nel contesto sociale circostante. Un errato sviluppo dell’ identità, in questa fase, può degenerare nei casi più gravi in forme di psicosi o psicopatie.
6.stadio: intimità- isolamento (19-25 anni) :raggiunta l’identità, il giovane desidera confrontarla con altre persone. Inizia il desiderio di intimità affettiva, di condivisione dell’esperienze. Se invece il processo di identità non è stato completato, si sviluppa la tendenza all’isolamento.
7.stadio : generatività – stagnazione (26-40 anni): e’ l’età matura in cui l’individuo ormai adulto sente la necessità di generare, di creare, sia nel lavoro, sia nella famiglia. La generatività riguarda non solo il desiderio di mettere al mondo dei figli e di allevarli, ma di creare qualcosa di utile con il proprio lavoro, di insegnare agli altri la propria esperienza: questo include, quindi, i concetti sia di produttività che di creatività e costituisce un momento fondamentale sia sul piano individuale che sociale. L’individuo che non riesce in questo intento si sente vuoto e svuotato, incomincia a porsi domande del tipo “….Cosa ho fatto della mia vita“? e la sua esistenza diventa una lunga attesa della vecchiaia e della morte.
8. stadio: integrità dell’Io – disperazione (da 41 anni in poi ): questa fase corrisponde alla vecchiaia, comporta come dilemma fondamentale la conservazione del senso della propria completezza. Il ciclo della vita è ormai compiuto. Se il sentimento di integrità e completezza è stato raggiunto dalla persona anziana, esso darà una soluzione soddisfacente alla paura della morte, altrimenti il senso di disperazione potrebbe prendere il sopravvento.
La persona che non riesce a risolvere in modo positivo la crisi di un dato stadio, se circondata da un ambiente sociale adeguato, può sovvertire l’esito degli stadi precedenti, benché ciò avvenga con molta difficoltà. Secondo la teoria psicosociale, ogni cultura affronta particolari conflitti e di conseguenza promuove alcuni particolari percorsi di sviluppo che hanno buone probabilità di risolvere quelle difficolt
Dott.ssa Daniela Bonfini
PrimaPaginaWeb, Gennaio 2016