da lettere al Direttore Ed. 08/2011 – di Tiziano Romani
Spett.le redazione, mi sono occupato di pubblicità per tanti anni, in una grandissima azienda, nel nord Italia.
Le imprese ed aziende teramane, nonostante abbiano l’esigenza di fare pubblicità prevalentemente in zona, destinano la stragrande maggioranza dei loro investimenti pubblicitari a società non appartenenti al territorio.
Cosa rimane a Teramo? Il canone di locazione del terreno e la tassa sulla pubblicità, le briciole.
E se un teramano riuscisse ad ottenere una effi cace pubblicità per le aziende, con un’impresa locale, dipendenti, opportunità di lavoro, capitali e utili investiti e reinvestiti nel territorio?
Questa è stata la mia idea, senza entrare nei dettagli, con la disponibilità e l’orgoglio di tornare in terra natia per applicarla.
Con questa fi erezza ho presentato la mia domanda al locale uffi cio competente.
E invece c’ è sempre un motivo per cui le grandi aziende e le grandi idee si sviluppano a Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze.
Qualcuno lamenta il presunto fastidio di un’opera o di un’intuizione altrui (i maxischermi che sono comparsi in città, che comunque non c’entrano nulla con la mia idea). A causa però del polverone scaturito da questa protesta, viene rimosso il responsabile dell’uffi cio preposto alle concessioni, come se il titolare della lamentela avesse ragione a priori, l’uffi cio stesso boccia o tiene in sospeso per mesi o forse anni le richieste, anche molto diverse nella sostanza, per non avere problematiche o ulteriori proteste.
E intanto tutte le aziende del territorio continuano ad investire i loro capitali con imprese di altre città, alimentando la crescita di quest’ultime e frenando la nostra.
I politici ricevono mandato dagli elettori anche e soprattutto per cercare di salvaguardare gli interessi della comunità e del territorio. Come comunità civica e civile abbiamo il dovere di ascoltare il cittadino, capirne le motivazioni, valutarle. Anche il sacrosanto diritto di dargli torto.