DALLA STORIA ALL’ATTUALITA’

Analisi del sociologo Prof. Gianmarco Cifaldi

La criminalità è violazione di norme, la pedofilia è soprattutto negazione dei diritti dell’infanzia”.

In queste poche parole, il prof. Gianmarco Cifaldi, docente Università D’Annunzio Chieti e Pescara, studioso del fenomeno, in una delle sue opere,  “Pedofi lia: problema sociale”, ci descrive questo fenomeno che ha assunto, oggi, le dimensioni di un grave e tragico  problema sociale. I recenti fatti di cronaca che hanno investitola Chiesa cattolica e i preti ci fanno rifl ettere sul ruolo della  società, delle istituzioni ecscienticlesiastiche e non, e su quello dei soggetti deputati alla tutela dei minori. “E’ necessaria una  maggiore consapevolezza nell’essere genitori, educatori, laici o religiosi, cittadini e attuare scelte culturali di metodo e  intervento che vadano a vincere le resistenze radicate attorno a questa piaga della società.” Pedofilia, cos’è davvero? La scienza stabilisce e classifica la pedofilia come una Parafilia, una deviazione del normale  oggetto sessuale. E’ sempre esistita? Certamente, ed è legata ad alcune pratiche ineluttabili della natura dell’uomo. Essa interessa l’intera umanità, non solo quella di oggi, ma anche quella di ieri. In molte pagine della storia troviamo traccia di questo fenomeno: in Marziale, Plutarco e nel Simposio dove Platone lascia chiara fotografia  di quello che era l’amore verso ragazzi pre – puberi. Nel IV secolo i sacerdoti avevano rapporti con i giovani e gli stessi erano onorati di tali attenzioni perché si ritenesse che la conoscenza passasse anche nell’intimità relazionale tra maestro e allievo. La Carta Internazionale del fanciullo del 20 novembre 1989 rappresenta uno spartiacque importante perché inizia a esserci una presa di coscienza collettiva e una maggiore consapevolezza riguardo agli abusi sessuali sui minori. Che conseguenze comporta sul minore abusato? Può avere conseguenze irreversibili sulla personalità in formazione del bambino, non ancora sessualmente autonomo e in cerca di  modelli di comportamento. Nello specifico può portare, da adulti, al suicidio, alla perdita di fiducia nel prossimo, depressione,  disturbi dell’alimentazione, dipendenza da alcol, droghe e medicinali, autolesionismo e disfunzioni sessuali. Perché il bambino rivela tutto solo una volta cresciuto? E’ noto come possano realizzarsi legami, apparentemente inspiegabili, tra vittima e carnefice. Si instaura una relazione di complicità tra abusatore e abusante, in quella che viene definita Sindrome di Gimmy.   In questo legame insano il minore cercherà di distaccarsi dal gruppo dei pari, dei coetanei e tenterà di relazionarsi in modo verticale con l’adulto. Perché il bambino diventa complice? Perché da una parte trova piacevole l’attenzione di un adulto  verso di lui e dall’altra ne  comprende la complessità e se ne vergogna.  E da grande cosa accade? a superare lo stato piscologico e la gabbia sociale in cui è stato relegato dal pedofilo,  acquista sua autonomia, autostima e una volta divenuto adulto, esterna il tutto con odio, rabbia, con una turbolenza di sentimentita volte verso se stessi , a volte verso il carnefice o colui che era deputato alla sua protezione. Chi è il pedofilo? Dobbiamo pensare a una moltitudine di tipologie di pedofili. Contrariamente a quanto si pensa esiste anche la pedofi lia femminile detta Butterfly che è più nascosta e meno evidente, ma che provoca i medesimi danni di quella maschile. Tuttavia, statisticamente, i soggetti che hanno abusato di un  bambino sono gli stessi che erano deputati a difenderlo: i familiari, gli affini, gli insegnanti e gli stessi preti. Chi ha subito abusi sessuali può diventare a sua volta un pedofilo? Da studi internazionali svolti soprattutto in Canada si è stabilito con chiarezza che la percentuale di chi è stato abusato, e che diventa a sua volta un pedofilo, è del 20%, praticamente di 1 su 5 ( cd. Coazione a ripetere di Freud). Della pedofilia all’interno della Chiesa cosa ne pensa? I preti sono uomini e come tali hanno gli stessi istinti di chi non indossa l’abito talare e le stesse devianze. Solo nell’ultimo periodo della vita della  Chiesa abbiamo assistito a una reale consapevolezza da parte del clero a estromettere coloro che si sono macchiati di questo orribile reato. Con gli ultimi due papi c’è stata un’azione concreta per affrontare il problema. Il prete pedofilo come agisce? Egli ha una forte ingerenza su chi gli sta attorno; viene rispettato perché è colui che fa da cerniera tra il fedele e Dio; questo gli genera una forte fiducia da parte delle  famiglie e un cd. timore reverenziale che gli permette di agire indisturbato e mettere in atto le sue nefandezze.

PrimaPagina, edizione Ottobre 2014 di Adele Di Feliciantonio