I giorni in cui viviamo sono cupi e bui, le tenebre sono alimentate dalla crisi economica e dalla perdita dei valori morali, degli ideali e degli stimoli. Mancano i punti di riferimento, gli slanci di ottimismo, i posti di lavoro, e le nuove generazioni sono sempre più confuse; Ungaretti diceva “la morte si sconta vivendo”, e questa frase ben si attualizza al contesto sociale di questi ultimi anni. Gli effetti di questo periodo di generale sfiducia si vedono nelle grandi città come nella provincia; Teramo non rimane esclusa da questo clima rarefatto, da questa selva oscura, in cui la diritta via è, ormai, smarrita. Crescono le paure ed il malessere, soprattutto tra i giovani, che cercano di fuggire dalla concretezza di questo presente incerto, trincerandosi nella rete, tra le pieghe (che nell’eccesso si trasformano in piaghe) di Facebook e dei social network. Come ci spiega la dott.ssa Carla Pompilii, psicoterapeuta integrata ad approccio fenomenologico esistenziale: “Per quanto riguarda i casi del teramano, mi è capitato di intervenire con pazienti che manifestavano una forma di dipendenza da Internet ma nella mia esperienza venivano da me per altre problematiche legate alla sfera intima e relazionale. Ho fatto fatica in tutti i casi a mettere le persone di fronte all’evidenza di aver sviluppato una dipendenza dal web, prevalentemente dai social network, con cui tendevano a sostituire la loro vita sociale reale”. Le relazioni interpersonali si affievoliscono, si riscontra una totale assenza di fiducia nel prossimo e si
preferisce comunicare attraverso lo schermo di un computer, nascosti tra le mura domestiche o negli uffici, sfuggendo al rischio del contatto diretto e preferendo non esporsi direttamente alle delusioni affettive. Eppure si cerca sempre un barlume di speranza tramite il quale uscire dalle tenebre, ma una volta caduti in basso e dopo aver perso tutto, cercando di risalire la china, è forte il rischio di arrendersi al mito dei soldi facili e di perdersi inseguendo l’illusione di una vincita improvvisa, che potrebbe risolvere i problemi di chi si ritrova il laccio della crisi economica ben stretto intorno al collo. Ci si butta allora sulle scommesse, gratta e vinci, superenalotto e quant’altro; la dott.ssa Pompilii ci racconta che anche a Teramo è ormai assai diffusa questa vera e propria mania: “i soggetti, prima di realizzare che hanno una problematica, si riducono sul lastrico e causano tanti problemi alla famiglia, che solo alla fine interviene; solitamente queste persone si rivolgono ad un centro specialistico e vengono seguiti da un’equipe, proprio come gli alcolisti o i tossicodipendenti, piuttosto che da un terapeuta privato, poiché l’intervento richiesto è di rieducazione al controllo del comportamento. Si tratta quindi di dipendenze molto difficili da riconoscere e ammettere”. È un momento di forte pessimismo e il cinema, da sempre rifl esso dei tempi e della società, in questi giorni propone, non a caso, opere come “L’altra faccia del diavolo”, sull’ancestrale rapporto tra l’umano e il demonio, o “Romanzo di una strage”, che ci riporta nel clima angosciante degli anni di piombo. Sono pochi gli spazi lasciati alla leggerezza, non c’è nulla da ridere, non c’è nulla per cui stare sereni. Alex Proyas, con il suo successo dark per antonomasia, “Il Corvo”, attraverso la suadente voce dello sfortunato Brandon Lee, suggeriva di non abbandonare mai la speranza, perché, in fondo, “non può piovere per sempre”. Non ci resta, quindi, che attendere, magari con la complicità della primavera, il ritorno del sole e di tempi migliori, anche se forse, come insinuava Dostoevskij, nei suoi “Demoni”: “l’uomo, oltre a volere la felicità, ha un eguale, identico bisogno anche della sventura”; l’alternarsi di cicli storici fortunati ad altri più cupi potrebbe essere funzionale all’umanità per rigenerarsi e trovare una forza vitale pronta a supplire alle carenze della società, e comunque questa alternanza è purtroppo un’inevitabile parte della natura umana.