Mi sollecitano un intervento sulla “maleducazione”.
Vocabolo ampiamente e tristemente di moda. Fenomeno talmente e democraticamente diffuso, ormai, da passare quasi inosservato. Tanto che, quando capita di imbattersi (raramente) nel suo contrario, la reazione spontanea è il disorientamento, seguito immediatamente dalla diffi denza. Siamo veramente giunti in fondo, e non si sa bene a cosa. Chiederselo ci fa solo del male. Senza perdersi nelle molteplici forme di maleducazione che infi orano il quotidiano di ciascuno, ci soff ermiamo su un paio di esempi che sguazzano nella nostra città, come altrove: i prevaricatori motorizzati e i raccomandati dalla memoria labile. Ricordo, almeno una terna di sindaci fa, la lotta annunciata e miseramente fallita alle auto, alla sosta selvaggia, e la auspicata (e altrettanto fallita) campagna per la libertà di passeggio, e la città a misura di bambino. Ho sempre ingenuamente confidato, ogni volta, nella buona fede dei nostri primi cittadini, e mai dubitato che le “promesse non mantenute” siano da addebitare esclusivamente alla maleducazione di noi teramani. Che parcheggiamo “dentro” i negozi, che sguazziamo nelle piazze chiuse al traffi co, che releghiamo i nonni in pezzetti di panchine e agganciamo i bambini alle gonne delle mamme. Che impediamo il tentativo di conversazione in un angolo di strada, che approfi ttiamo meschinamente se i vigili, per motivi certamente più che giustificati, non compaiono a tirarci per le orecchie. Questa categoria di maleducati, imperturbabilmente sopravvissuta a qualunque ribaltone governativo–comunale, va a braccetto con gli immemori della “segnalazione”. Cioè quelli che, una volta rialzatisi dalla scomoda posizione ad angolo retto, abilmente mantenuta fi no a obiettivo raggiunto, ritrovano improvvisamente la “verginità” morale dell’infanzia. Non solo. Indossano i panni dei più severi censori, ricordando agli sventurati in cui si imbattono che esistono regole da rispettare, leggi da tutelare e che giammai qualcuno possa avanzare pretese senza averne titoli o diritti sanciti costituzionalmente. I maleducati ex raccomandati rappresentano, con i prevaricatori motorizzati due categorie di prepotenti indiscussi. Nei quali, però, nessuno si riconosce. In questo, più che teramani, siamo semplicemente italiani. O no?