Questa crisi non ci dà proprio tregua. Ogni giorno è peggio di un bollettino di guerra, seppur senza morti apparenti. In realtà, il problema che porta la crisi è la scarsa propensione delle banche a concedere prestiti. Tutto questo è inevitabile, l’Euro che ci doveva arricchire ci ha impoveriti. Basta fare un veloce raff ronto tra quanto si spendeva in lire e quanto si spende oggi in euro: esattamente il doppio. Peccato che non si siano raddoppiati gli stipendi e che quindi non sia aumentata la capacità di spesa e di risparmio delle famiglie. Al limitate aumentata no, ma invariata sì! A soffrire maggiormente questa situazione sono i giovani: la precarietà, la mancanza di certezze e una scarsa propensione ad uscire dal nucleo familiare sono elementi che non favoriscono certamente le nuove leve. Tra l’altro le nuove regole che si sono date le banche per l’accesso al credito sono molto restrittive e ciò complica ancora di più la possibilità di compiere il grande passo come l’acquisto di una casa di proprietà. Ormai in banca non ti chiedono più che cosa possiedi (e nella maggior parte dei casi la risposta è niente), ma vogliono le buste paga, il contratto a tempo indeterminato firmato da più di un anno, e talvolta anche le firme di garanzie dei genitori. Ma una famiglia con tre figli che dovrebbe fare? E allora come si fa a parlare di risparmio in questo momento critico dell’Europa? Il risparmio inteso come mettere da parte una parte del proprio stipendio non esiste più, ma anche se dovesse rimanere qualcosa da mettere da parte il dilemma diventa: “e ora dove li metto questi soldi?”. Speculare in borsa non conviene, si rischia di rimanere con il cerino in mano; il conto corrente? I tassi sul conto corrente sono pari quasi allo zero, mentre i depositi sicuri come libretti di deposito, certificati di deposito e pronti contro termine possono fruttare dei buoni tassi, ma difficilmente oltre il 3% solo vincolando la somma per un periodo di tempo non inferiore all’anno. Ma se dovessimo utilizzare quei soldi all’improvviso? Ci cadrebbe addosso una miriade di penali che renderebbero nullo l’effetto del buon tasso. Anzi, forse ci andremmo a rimettere. E l’economia teramana? La nostra economia, basata soprattutto sul pubblico impiego e sui colletti bianchi, non fa altro che seguire l’andamento di quella nazionale con una perdita di propensione al risparmio. In parole povere, ci consumiamo tutto lo stipendio, e non siamo in grado di mettere da parte un solo euro per eventuali future necessità. Ma allora come si esce da questa crisi? Con coraggio, con determinazione e con voglia di cambiare, magari avviando un’attività produttiva per conto proprio, esattamente come ha fatto quel Marco Grazietti che ha investito tempo e denaro nella sua bottega di calzolaio, pur avendo una signora laurea in biotecnologie (e con un voto molto alto) in tasca. Ma per poter avviare un discorso di questo genere occorre una forte sinergia tra giovani ed enti che possano fare da guida ad investimenti produttivi. Perciò Camere di Commercio, Regione, Confartigianato, Cna ed altri enti dovrebbero diventare il primo trait d’union tra le nuove forze lavoro e l’economia territoriale teramana ed abruzzese.