“Io ero in bancarotta, il Governo era in bancarotta, il mondo era in bancarotta. Ma chi cavolo li aveva,i fottuti soldi?” si chiedeva H. C. Bukowski giusto qualche anno fa. Oggi possiamo dare una risposta al quesito dello scrittore americano, una risposta comprensibile anche per i “non addetti ai lavori” perché, come diceva J. K. Galbraith, lo studio del sistema monetario è alla portata di qualsiasi persona
curiosa e mediamente intelligente. Secondo l’economista canadese, infatti, la scienza economica si servirebbe dell’apparente complessità della materia per allontanare le persone dalla verità; una verità che potrebbe compromettere l’attuale status quo perché, e questa volta citiamo H. Ford: ” se il popolo comprendesse il reale funzionamento del sistema monetario ci sarebbe una rivoluzione entro domani mattina”. L’affermazione di uno dei più grandi imprenditori americani non è per niente esagerata, se consideriamo che chi ha capito il sistema è arrivato a denunciare, giusto qualche anno fa, Ciampi e Fazio, allora governatori di Bankitalia, per truffa, usura, associazione a delinquere, falso in bilancio e istigazione al suicidio. Stiamo parlando di Giacinto Auriti, docente di giurisprudenza dell’Università di Teramo passato a miglior vita nel 2006. Don Giacinto, come lo chiamavano rispettosamente i suoi compaesani di Guardiagrele (Ch), aveva scoperto qualcosa di incredibile ed aveva cercato di diffondere la notizia con ogni mezzo a sua disposizione. Purtroppo i media di massa sono riusciti a boicottare i suoi studi che oggi si possono trovare solo nella rete del provvidenziale web. Per questo motivo, il 15 aprile scorso, è stato organizzato, grazie al Comune di Basciano e alla pagina “lo sai” di facebook, un incontro in cui l’ex sindaco di Guardiagrele (attuale consigliere della Regione Abruzzo) e Daniele Di Luciano hanno tentato di portare alla conoscenza dei presenti, le rivoluzionarie scoperte auritiane. Don Giacinto aveva capito che i soldi che abbiamo in tasca non sono di nostra proprietà, perché le banche centrali, all’atto dell’emissione, ce li prestano. “Prestare” è prerogativa del proprietario per cui le banche centrali sono proprietarie di tutta la moneta circolante dato che posseggono il monopolio su questa “merce”. I soldi, infatti, non sono tanto differenti da qualsiasi altra merce, dato che hanno un costo di produzione esattamente come le penne o le mele. Stampare una banconota costa mediamente 30 centesimi. Auriti allora si era chiesto: cos’è che fa incrementare il valore di una merce da 30 centesimi a 100 euro (nel caso di una banconota da 100 euro)? Aveva così scoperto il valore indotto della moneta: gli euro non sono altro che semplici pezzi di carta che le banche stampano senza più alcuna copertura aurea (patti di Bretton Woods, 1971) che acquisiscono valore perché la collettività, per convenzione, decide di dargli valore. Insomma, è il popolo che dà valore alla moneta, ma sono le banche che se ne appropriano illecitamente e ce la prestano caricandola pure di un interesse. Ogni anno i cittadini inconsapevoli sono obbligati a pagare le tasse per saldare gli interessi su un debito che non dovrebbe neppure esistere, ed ogni anno migliaia di aziende falliscono mentre le nostre cinghie si stringono e i banchieri internazionali si gonfiano. Capite ora perché siamo tutti in bancarotta e dove vanno a finire i “fottuti” soldi?