Fabiana, giovane teramana seguace di Baden-Powell, spiega le ragioni di una scelta di educazione alla vita.Robert Baden-Powell è il nome di quell’ “ufficiale gentiluomo” britannico che nel 1908 dette il via al movimento dello ‘scautismo’. Ad oltre un secolo di distanza in tutto il mondo sono in molti a seguire gli insegnamenti di bp,
sigla con cui lo chiamano gli scout. Intervistiamo Fabiana, una ragazza teramana con tredici anni di attività sulle spalle. Cosa è cambiato e cosa è rimasto dei metodi educativi di Baden-Powell? Powell aveva indicato in “quattro punti” i fondamenti del metodo scout: “formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fi sica, servizio del prossimo”. Penso che tutto questo sia anche oggi la base di ogni azione educativa. Ad essere cambiati sono gli strumenti che si utilizzano nel metodo educativo, adeguati alle esigenze moderne dei giovani. L’attore comico statunitense Jack Benny disse “un reparto scout è formato da dodici piccoli bambini vestiti da cretini che seguono un grande cretino vestito da bambino”. Dagli stessi U.S.A. Ci viene propinata l’immagine idealizzata di Qui, Quo e Qua, ‘Giovani Marmotte’ ricoperte di medaglie. La verità sta nel mezzo? Penso innanzitutto che la verità non sia mai nel mezzo. Per un cristiano la Verità è incarnata in una persona concreta: Gesù Cristo, che è sostanza e non apparenza. Se mi fermo solo all’apparenza penso che possa essere vera sia la prima che la seconda affermazione. Ma se invece vado alla sostanza, ritengo che sia da capire sia il valore dell’uniforme, la praticità nel suo utilizzo nelle varie attività, sia il senso dei distintivi che testimoniano una specifica competenza da mettere al servizio degli altri. Di medaglie non ne ho mai viste! Perché un ragazzino, tentato dai lustrini del calcio e del successo, dovrebbe scegliere la vita da scout? Perché è un’esperienza di vita bellissima che dona valori concreti nella piena libertà e che forma spiritualmente, umanamente e fi sicamente. In me, ad esempio, nacque tanta curiosità nel vedere mio fratello che tornava dalle attività sempre contento, con qualcosa di nuovo. E’ proprio per non farsi tentare da lustrini e facili successi, lo scoutismo punta su valori solidi che siano da pilastro per tutta la vita e diano la felicità piena. Per uno scout essere felici è fare la felicità dell’altro: questa è per me la natura del vero successo. In conclusione, a chi può rivolgersi un giovane che volesse far parte di questa vasta famiglia? Nel comune di Teramo esistono più gruppi scout: quello di San Nicolò, cui io appartengo, ma anche quello che opera al centro della città o nel quartiere della Cona. In provincia, a Montorio, Castelli o a Giulianova. Credo che sia un’esperienza bella e divertente da vivere o almeno da provare, nella gioia della vita comunitaria basata sul gioco, l’avventura e il servizio. La cosa bella è che non c’è un età limite per compiere questo percorso: si può essere scout dagli 8 anni in su. Grandi o piccoli che siate non vergognatevi: vi aspettiamo.